di Mario Maviglia
Da un punto di vista politico questo è un periodo d’oro per gli animali. Dopo la performance “canina”, a base di bau bau, dell’on. Augusta Montaruli, deputata di FdI, che nel corso di un dibattito televisivo ha esibito forme di identificazione empatica non comuni con il mondo dei canidi, si è aggiunta una nota molto ispirata della Sottosegretaria MIM, Paola Frassinetti, anche lei di FdI, dedicata questa volta al gatto, in occasione della festa nazionale di questo felino, celebrata il 17 febbraio.
“È importante ricordare – dice la Sottosegretaria – che bisogna potenziare diritti e tutele di questi speciali felini. Mi riferisco per esempio ai gatti delle colonie che vivono liberi ed hanno diritto di stare nel loro habitat e di essere gestiti dai servizi dei comuni per avere garantite le cure veterinarie. Come è importante garantire l’apposizione del microchip per risolvere il problema del randagismo. Anche nelle scuole, con le nuove linee guida sull’educazione civica, abbiamo inserito l’insegnamento del rispetto verso tutti gli animali”.
Da un veloce controllo del testo delle Linee guida, occorre in effetti dare ragione alla Sottosegretaria; in quel documento si sottolinea più volte l’importanza di educare al rispetto verso gli animali: “Assumere comportamenti rispettosi e di cura verso gli animali … Curare gli ambienti, rispettare i beni pubblici e privati così come le forme di vita (piante, animali) che sono state affidate alla responsabilità delle classi … Tutela dei diritti umani, della salute, della proprietà privata, della difesa dei beni culturali e artistici, degli animali e dell’ambiente”.
Magari ci fosse da parte dell’attuale classe politica al Governo un analogo interesse e considerazione verso i bambini e gli studenti stranieri che, seppur nati e cresciuti in Italia, devono attendere il compimento del 18° anno di età per poter acquisire la cittadinanza italiana (legge 91/1992). Ma questo è un altro discorso che esula dalla presente tematica cino-felina.
Desta un certo interesse quanto propone la Sottosegretaria riguardo l’importanza di “garantire l’apposizione del microchip [ai gatti] per risolvere il problema del randagismo.” Dopo il decreto Caivano (legge 159/2023), che introduce misure più repressive per contrastare l’evasione all’obbligo scolastico, non susciterebbe stupore se l’attuale Governo proponesse di apporre tale chip anche agli studenti che frequentano in modo irregolare la scuola. Si tratta, con tutta evidenza, di studenti che provengono da contesti ambientali e socio-familiari deprivati, ma, a differenza delle misure auspicate per “potenziare diritti e tutele” dei gatti, nei confronti di tali studenti socio-svantaggiati gli interventi più ricorrenti sembrano quelli ispirati a misure repressive o punitive.
Ne abbiamo avuto un esempio con il già citato decreto Caivano e successivamente con la legge 150/2024 che disciplina in modo molto più repressivo il voto in condotta degli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado.
Insomma, a fronte di un amore quasi sconfinato che i politici al potere sembrano mostrare nei confronti degli animali a quattro zampe (ma più in generale verso gli animali tout court), non altrettanto si può dire verso gli animali bipedi comunemente chiamati uomini e donne, soprattutto quando questi assumono sembianze non strettamente occidentali, e quando provengono da contesti sociali deprivati. Per la verità questa forma di dissociazione non è nuova e quando raggiunge forme patologiche determina stati mentali di forte impatto schizofrenico.
Un esempio eclatante e drammatico ci viene offerto da Rudolf Höss, nel suo libro di memorie Comandante ad Auschwitz, pubblicato in Italia da Einaudi. Höss è stato il primo comandante di questo campo di concentramento; nelle sue memorie egli racconta con grande calma e senza alcun senso di pentimento o patimento come passasse tranquillamente dalle incombenze organizzative e burocratiche del campo, alla vita domestica e familiare (l’abitazione di Höss era adiacente al campo), dove si dedicava con amore e premura ai figli e ai tanto amati cani.
Il film di Jonathan Glazer, La zona di interesse, tratto dal romanzo di Martin Amis, e dedicato proprio a Höss, restituisce solo in parte il senso di questa dissociazione.
Naturalmente qui non si vuole fare alcuna indebita e fuorviante analogia e la Sottosegretaria Frassinetti fa bene a battersi per innalzare la cultura del rispetto verso gli animali (la Montaruli, a sua volta, forse farebbe bene a imparare definitivamente il linguaggio umano…); si vuole però sottolineare che un’attenzione altrettanto significativa e convinta va dedicata all’obiettivo di innalzare il livello socio-culturale e formativo degli studenti che provengono da contesti di emarginazione. E per fare questo servono politiche sociali di ampio respiro, non interventi repressivi.
Sotto questo profilo, appare ancora profondamente vitale quanto scriveva Don Milani: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.”