di Silvia Sartorio
Quello che proponiamo è il testo dell’intervento che Silvia Sartorio, insegnante di scuola primaria che da tempo studia il pensiero e l’opera di Adriano Olivetti, ha svolto nella mattinata del 31 gennaio in occasione del Congresso provinciale di Cisl Scuola presso le Officine H a Ivrea.
Siamo a Ivrea, nel cuore delle architetture olivettiane, vita pulsante della “Fabbrica” Olivetti, come di consueto la definiva l’ingegner Olivetti (in realtà era un’industria multinazionale con consociate sparse in tutto il mondo).
La mia sarà una introduzione sintetica con brevi cenni al luogo dove oggi ci troviamo riuniti per poi condurvi attraverso alcuni concetti ricorrenti dell’etica olivettiana relativi alla formazione integrale della persona in un’ottica pedagogica e andragogica e di life long learning.
Per necessaria brevità i miei saranno solo cenni, spero significativi, e mi scuso fin da ora con coloro che già conoscono la storia di Adriano e della Olivetti perché radicati sul Territorio, o per esperienze di vita o di lavoro o per studi di interesse.
Partiamo dunque dal luogo in cui oggi si svolge il Congresso.
Siamo ospitati nel Polo Officina, cosiddetta, H, una sede che raccoglie enti formativi e culturali che sono certa Adriano avrebbe apprezzato.
L’officina H è situata nel cuore del distretto di architettura industriale olivettiana che a partire dal 2001, è diventato sede del “Museo a cielo aperto dell’architettura moderna” , MAAM, e fa parte del Quarto Ampliamento progettato dagli architetti Figini e Pollini e rimaneggiato da Eduardo Vittoria che progettò per sopravvenute esigenze di spazio la copertura del cortile interno per ospitare grandi lavorazioni con torni automatici e presse e le linee di montaggio.
Risale, invece, al 2018 l’iscrizione di “Ivrea, città industriale del XX secolo” nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Il riconoscimento va alla concezione umanistica del lavoro propria di Adriano Olivetti.
Certamente sto fornendo solo brevi pennellate di presentazioni ben più corpose ed articolate.
Chi ha a che fare con lo studio di Olivetti e della Olivetti si trova di fronte alla necessaria scelta di perimetrare gli argomenti di indagine spesso con il rischio di parcellizzare, frammentare o semplificare, in realtà ci troviamo di fronte ad un paradigma di complessità, categoria di interpretazione sviluppata da Edgar Morìn a fine degli anni ’70 per poter leggere la storia e la realtà odierna.
E con l’accenno a Morìn introduco sinteticamente alcuni degli aspetti salienti.
Pensiero educativo di Adriano Olivetti
Adriano Olivetti non concepiva l’impresa come un’entità isolata, ma come una comunità di uomini e donne che cooperano per il progresso culturale e sociale. Il suo pensiero educativo si fondava su una visione olistica dello sviluppo umano, includendo l’educazione permanente, e l’armonizzazione tra formazione tecnica/scientifica e umanistica così cara anche a Edgar Morin all’interno di un ambiente ed un paesaggio armonico, rispettoso della propria storia e bello.
Alcuni docenti universitari di pedagogia si sono cimentati nell’elaborazione di testi e saggi sugli aspetti pedagogici/educativi olivettiani come il professor Santamaita e la prof.ssa Romano, ma l’ambito specifico rimane ancora poco esplorato. Uno degli aspetti più rivoluzionari della visione di Olivetti fu l’integrazione tra innovazione industriale e crescita culturale.
Adriano con la rivista Comunità, con le Edizioni di Comunità, e con le biblioteche di Fabbrica contribuì allo sviluppo culturale, considerato un substrato fondamentale per comprendere e comprendersi. Fu senza dubbio ispirato ai principi del personalismo cristiano di Mounier e Maritain, nonché agli scritti politici di Simone Weil, e quasi sicuramente anche dalle esperienze e teorie dell’educazione democratica di Dewey.
Per quanto riguarda l’infanzia gli asili olivettiani si svilupparono ispirati dai principi montessoriani e Steineriani e dalla pedagogia progressista.
Adriano si avvalse della collaborazione di pedagogisti come Francesco De Bartolomeis e Lamberto Borghi e pubblicò nel 1955 con Edizioni di Comunità il testo di Visalberghi sulla valutazione dal titolo “Misurazione e valutazione nel processo educativo “.
Secondo Furio Colombo, Olivetti capì prima di altri che “la storia si attraversa insieme o non si può attraversare”.
Il pensiero concreto di Adriano Olivetti continua a offrire spunti di riflessione per il nostro tempo essendo estremamente attuale e contemporaneo come dichiara nelle Lezioni Olivettiane suo nipote Beniamino De Liguori.
Come asseriva Ferrarotti non fu un imprenditore ma un riformatore sociale. Il suo approccio integrato, che univa scienze umane e tecnologiche, rispecchia l’idea di una formazione completa, capace di rispondere alle sfide della società di oggi.
Infatti nel libro Città dell’uomo, Adriano afferma “Solo nelle Comunità, l’intelligenza sarà veramente al servizio del cuore e il cuore potrà finalmente portarsi al servizio dell’intelligenza” anticipando di decenni le teorie sull’intelligenza emotiva di Goleman ed altri. (in Italia Lucangeli, Ianes, Polito, Iori,Mortari…)
Furio Colombo descrisse Adriano Olivetti come un uomo capace di “aprire nuovi orizzonti” e di immaginare una realtà in cui impresa e cultura fossero profondamente intrecciate.
In una Conferenza del 2014 affermò “sembrava che Adriano non assumesse per produrre ma producesse per assumere”, rovesciando completamente il paradigma imprenditoriale a lui coevo, ma, anche attuale, dove l’indice dei profitti ha la meglio sui bisogni, diritti e dignità della persona e del lavoratore.
Oggi, il suo pensiero educativo agito nella concretezza, rappresenta una guida preziosa per affrontare le sfide educative e sociali del nostro tempo, riaffermando il valore di un mondo libero, materialmente fascinoso e spiritualmente più elevato.
Se vuoi saperne di più su Adriano Olivetti e il pensiero educativo puoi guardare i nostri video disponibili nel canale Youtube della Associazione
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