Parlare ai giovani con autorità

di Raimondo Giunta

Da tempo sono in palio il principio di autorità e il significato che può e dovrebbe avere nelle relazioni educative, nelle relazioni familiari e nelle relazioni sociali.
Ogni tempo ne ha dato una particolare interpretazione e a noi compete, ogni giorno, tentarne una nuova senza illudersi che quanto sia stato cancellato sul piano intellettuale e sul piano del costume nelle lotte contro molte espressioni del principio di autorità, possa essere nostalgicamente richiamato in vita.
C’ è stato un cammino secolare verso l’autonomia personale di giudizio e di azione che non può essere interrotto, nè messo in discussione.
L’autorità nei nuclei familiari, nelle istituzioni e a scuola, oggi, deve essere ragionevole, consensuale, accettabile, ma anche confutabile.
Anche se a volte sembra che oggi il problema non siano gli abusi nell’esercizio dell’autorità, ma l’autorità in quanto tale.
Per parlare a scuola con autorità ai giovani, oggi, bisogna sapere esercitare attrazione; bisogna avere prestigio; bisogna possedere sapere. Le fondamenta dell’autorità sono l’esperienza, la competenza, l’apprezzamento dell’impegno per il bene comune, la sollecitudine, l’attenzione, la disponibilità, la persuasione e l’ascolto.
Queste sono le uniche sue possibili armi. Non c’è più spazio per le minacce, per la l’uso coercitivo della forza e delle posizioni di potere.
Servono molto poco le sanzioni, le punizioni.
L’autorità che funziona ha alle sue spalle esperienza e tradizioni, ma deve essere in grado di prospettare e garantire orizzonti ragionevoli per il futuro.
Il rapporto d’autorità resta sempre un rapporto tra persone e tra ruoli, che per essere positivo non può essere sviluppato arbitrariamente, ma dev’essere mediato da regole alle quali deve restare vincolato chi esercita l’autorità e chi la deve accettare o subire.
In un sano rapporto d’autorità ci deve essere il reciproco riconoscimento e il reciproco rispetto dei diritti connaturati alla propria posizione. Il concetto di autorità non si può isolare da quello di comunità, di istituzione e di regole. Alla gerarchia coercitiva deve subentrare la divisione razionale delle funzioni e dei compiti: tutto si tiene se c’è organizzazione, coesione, spirito comunitario e ognuno è tenuto a dare conto del proprio operato. Per gli adulti nella società, a casa e a scuola dovrebbe essere un obbligo esercitare la propria autorità con ragionevolezza, accortezza e saggezza.