Si scrive ottimo, distinto, buono…, ma si legge 10, 9, 8…

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Mario Maviglia

Il CSPI ha recentemente espresso il previsto parere sullo schema di ordinanza ministeriale riguardante la valutazione periodica e finale degli apprendimenti nella scuola primaria e la valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado. Il Ministro dell’Istruzione, Valditara, ha predisposto lo schema di ordinanza in relazione a quanto previsto dalla recente legge 150 del 1° ottobre 2024 che, com’è noto, introduce nella scuola primaria i giudizi sintetici al posto dei preesistenti giudizi descrittivi previsti dalla precedente legge 41 del 6 giugno 2020.
Dunque, dopo appena quattro anni scolastici la scuola primaria viene di nuovo coinvolta in un processo di revisione del processo di valutazione degli apprendimenti.
La prima questione riguarda proprio questo aspetto: questi continui cambiamenti rischiano di mettere sotto stress le scuole di questo grado scolastico. I docenti non hanno fatto in tempo ad approfondire le modalità di attuazione del precedente sistema valutativo, centrato sui giudizi descrittivi, su cui hanno investito tempo ed energie anche in termini formativi, che sono costretti a rincorrere le novità volute dal ministro di turno.
Peraltro queste novità vengono introdotte ad anno scolastico già avviato (come già avvenuto nella precedente tornata), costringendo i docenti a rivedere le loro pratiche valutative intanto che sono nel pieno della loro attività didattica. È come cambiare le regole del gioco intanto che si svolge la partita. Questo vezzo ministeriale denota un atteggiamento fortemente arrogante e autoritario in quanto non tiene conto che i tempi di ritaratura della scuola sono lenti e faticosi, e abbisognano di un adeguato periodo di messa a fuoco.
D’altro canto, c’è da chiedersi quali sarebbero le nefaste conseguenze se le innovazioni normative dovessero decorrere a partire dal nuovo anno scolastico (come sarebbe naturale), piuttosto che rispondere all’incontinente uzzolo del ministro di turno. Per la verità, c’è da sottolineare che in questo caso la bozza di ordinanza ha la decenza di sottolineare che “in via transitoria, per l’anno scolastico 2024/2025, al fine di consentire alle istituzioni scolastiche di adeguare i criteri di valutazione, i registri elettronici e i documenti di valutazione (…), nonché per fornire opportuna informazione alle famiglie degli alunni, le disposizioni della presente ordinanza si applicano a partire dall’ultimo periodo in cui è suddiviso l’anno scolastico, in base a quanto stabilito dalle istituzioni scolastiche”.

Va pure annotato – per amor di cronaca – che già da tempo il ministro Valditara aveva annunciato la volontà di cambiare le modalità di valutazione nella scuola primaria, anche sulla spinta di pressioni provenienti dalla sua stessa parte politica. In particolare, nel febbraio dello scorso anno, l’onnisciente e onnipresente ministro Salvini (leader del partito in cui milita anche il ministro Valditara) aveva espresso la sua caustica opinione in merito alla valutazione nella primaria, affermando che “ci vuole una laurea per interpretare la pagella alla primaria di mia figlia. Meglio i voti con i numeri”.
Ad avviso di Salvini, infatti, a differenza dei giudizi sintetici della scuola da lui frequentata (con gli usuali “ottimo”, “distinto”, “sufficiente” ecc.), i giudizi descrittivi come “avanzato”, “intermedio”, “base” o “in via di prima acquisizione” sono di difficile comprensione per allievi e genitori. e dunque è preferibile il ritorno ai classici voti.

La “riforma” introdotta da Valditara non è del tutto collimante con le aspettative espresse da Salvini, ma si avvicina molto. Infatti, se si analizzano i giudizi sintetici previsti dallo schema di ordinanza del ministro, si noterà che è stata fatta un’accurata scelta dei giudizi da riportare nel documento di valutazione per ciascuna disciplina del curricolo, una scelta che consente di creare un facile parallelismo tra giudizi sintetici e voti numerici. Infatti se sostituiamo i giudizi sintetici ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, non sufficiente, rispettivamente con i voti numerici 10, 9, 8, 7, 6, 5 il gioco è fatto. E, presumibilmente, questo sarà il parallelismo che saranno indotti a fare molti i docenti. E in effetti questa tassonomia si presta ad essere appaiata ai voti numerici molto più dei quattro livelli precedenti previsti dall’OM 172 del 4/12/2020 (“avanzato”, “intermedio”, “base” o “in via di prima acquisizione”) che richiedevano forme di aggiustamento più sofisticate e artificiose.

Si tratta di capire quali margini di autonomia hanno le scuole per poter proseguire il lavoro di approfondimento avviato nel 2020. Va innanzi tutto precisato che le nuove norme introdotte da Valditara riguardano la valutazione periodica e finale, ossia i momenti canonici e formali della valutazione (trimestre o quadrimestre e fine anno scolastico), mentre – come correttamente fa notare il CSPI nell’esprimere il proprio parere – “la valutazione in itinere resta espressa nelle forme che il docente ritiene opportune e che restituiscano agli alunni, in modo pienamente comprensibile, il livello di padronanza dei contenuti verificati, in conformità con i criteri e le modalità definiti dal Collegio dei docenti e inseriti nel PTOF”. Detto non altre parole: non c’è alcun obbligo di usare i giudizi sintetici ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, non sufficiente nelle prove di verifica che si fanno in itinere.

Come già espresso sopra, nel corso del corrente anno scolastico le nuove norme entreranno in vigore a partire dall’ultimo periodo in cui è suddiviso l’anno scolastico, in base a quanto stabilito dalle istituzioni scolastiche (ossia con decorrenza dal secondo quadrimestre o dall’ultimo trimestre). Per la verità il CSPI ha anche avanzato il suggerimento “di trovare soluzioni o indicazioni per le Istituzioni scolastiche per l’armonizzazione progressiva delle novità valutative, tenendo conto della scadenza di pubblicazione del PTOF, di norma prevista prima dell’inizio delle iscrizioni”, ma tale proposta risulta di difficile interpretazione in quanto lo schema di ordinanza prevede che tale “armonizzazione” avvenga prima dell’ultimo periodo citato sopra, e comunque nel corso del corrente anno scolastico e non oltre.

Le scuole particolarmente volenterose potrebbero fare riferimento all’art. 11 del DPR 275 dell’8 marzo 1999 (Regolamento dell’autonomia) che prevede la possibilità per le istituzioni scolastiche di proporre progetti “volti a esplorare possibili innovazioni riguardanti gli ordinamenti degli studi”, ma è una strada accidentata in quanto tali innovazioni devono essere approvati dal ministero, anche sulla base del parere espresso dal CSPI. Inutile dire che il ministero (nella sua attuale gestione) ha introdotto queste novità proprio per smantellare il precedente sistema di valutazione in uso nella scuola primaria e quindi appare alquanto irrealistico che possa autorizzare innovazioni di ordinamenti che mirano a dare continuità al vecchio sistema. Semmai, in modo ancor più innovativo, le scuole potrebbero avanzare proposte che vanno nella direzione di una scuola senza voti, né espliciti come i voti numerici di vecchia memoria, né camuffati come quelli che sta introducendo Valditara. Una scuola che enfatizza la funzione formativa della valutazione e che mira non tanto a “pesare” o “misurare” i bambini, o a collocarli in una graduatoria, ma li stimola a un apprendimento continuo e ad affrontare nuove sfide motivanti, rendendoli consapevoli delle loro potenzialità. Una valutazione al servizio dello sviluppo di ognuno, lontana da suggestioni prestazionali, e che viene agita in un contesto stimolante, cooperativo e solidale, in cui c’è ancora spazio per alimentare le passioni.