di Giancarlo Cavinato Il ministro Valditara cita spesso la parola ‘guerra’ parlando delle condizioni attuali della scuola dove si combatte ‘in trincea’. Ma in guerra la vittoria bisogna meritarla, Di qui l’intitolazione del Ministero al ‘merito’. I pedagogisti della pedagogia istituzionale, Oury, Lapassade, parlavano piuttosto di ‘scuola caserma’. Riprendendo la domanda di Freinet nei ‘Detti di Matteo’: la scuola sarà caserma o cantiere? Ci sembra che il ministro e la compagine di cui fa parte pensino propendere per una visione del primo tipo, ben descritta da Freinet: ‘la caserma: con la sua atmosfera particolare senza vita, in cui non ci si comporta affatto come nella vita, ove si rispetta quest’altra legge dell’ambiente completamente poggiato sulla cura d’ingannare l’autorità, di schivare e minimizzare i lavori obbligatori, di ammazzare il tempo contando i giorni, come lo scolaro conta le ore che mancano al temine delle lezioni! La caserma con i suoi vasti e uniformi edifici prospicienti tutti lo stesso cortile […] ‘ Se questa è l’immagine di scuola che nel profondo nutre il neoministro, è evidente che ‘sorvegliare e punire’ come scrive in un articolo su Repubblica Vanessa Roghi è il modo di tenere a freno le intemperanze della ‘condotta’ (che evidentemente è altro dal comportamento e altro ancora dall’individuo considerato nell’interezza del suo stare al mondo). Freinet e il MCE hanno lavorato per decenni nel denunciare i frutti dello scolasticismo, della settorializzazione come separatezza scuola società. Ora arriva un ministro che presume che le soluzioni sono semplici: -non ammettere o ‘rimandare’ a settembre chi ha meno di sei o sei in ‘condotta’ -incarcerare i genitori dei renitenti all’obbligo che non mandano i figli a scuola – far intervenire le forze dell’ordine per ‘bonificare’ i territori ‘A quando le orecchie d’asino?’ potremmo chiedere al ministro parafrasando ancora Freinet. Eppure Freinet nel capitoletto ‘Un niente che è tutto’ aveva indicato la strada maestra per un’educazione che valorizzi gli apporti, le propensioni, le risonanze profonde nei soggetti, la loro ricerca di significato delle attività. ‘Al reggimento la corvée per le patate è il prototipo e il simbolo del lavoro del soldato (potremmo azzardare che costituisce l’equivalente degli esercizi fini a se stessi a scuola). […] Ma il giovane soldato che ha sbucciato patate per tutta la mattina secondo il ritmo del soldato, la sera, va a trovare la sua ragazza che gli dice gentilmente: -Ora dobbiamo preparare la minestra…-
- Lascia pure le patate, di queste me ne occupo io…-