di Stefano Stefanel & Aluisi Tosolini
Anche quest’anno, come ormai accade da una decina d’anni, per alcuni giorni dell’autunno le cronache giornalistiche e i social saranno avvolti dai risultati di Eduscopio, il centro di ricerche finanziato dalla Fondazione Agnelli che fa le classifiche delle scuole superiori. Eduscopio agisce in regime di monopolio, perché il Ministero nelle sue varie denominazioni (Pubblica Istruzione, Istruzione, Istruzione Università e Ricerca, Istruzione e Merito) si rifiuta di mettere i dati a regime e di pubblicarli ufficialmente facendo solo trapelare dati parziali dentro indicazioni generali sempre molto controverse (combattere la dispersione ed essere più rigorosi nel bocciare, fornire educazione e formazione e punire il più possibile, insegnare il cognitivo e progettare il metacognitivo) e lasciando, quindi, ad Eduscopio il monopolio dell’informazione sull’orientamento post diploma della Scuola superiore.
La ricerca di Eduscopio è condotta in modo rigoroso, ma parte da un punto di vista settoriale e dunque analizza solo una parte del sistema scolastico.
Negli anni molte scuole hanno utilizzato i dati Eduscopio in modalità dicotomica: alcune – visti gli esiti positivi – per farsi pubblicità (”noi siamo il miglior liceo della città, regione, paese…”); altre – soprattutto quelle con esiti problematici – per rigettarne gli esiti criticando la ricerca a priori sostenendo che si tratta di una indagine parziale, che non tiene conto dei “veri” scopi dell’educazione, ecc…
Al contrario noi crediamo che le scuole facciano molto male se non analizzano i risultati di Eduscopio con grande attenzione e se non fanno tesoro dei dati che Eduscopio fornisce pubblicamente. Quindi in sé la ricerca di Eduscopio è interessante e importante.
Un’analisi di ciò che Eduscopio dichiara apre la luce sulla struttura della ricerca; infatti, così scrive Eduscopio sul suo sito: “In questo canale di Eduscopio.it trovi informazioni comparabili sugli esiti universitari degli studenti che hanno frequentato le scuole del tuo territorio! L’idea è semplice: per capire se una scuola dà buone basi, andremo a vedere cosa è successo a chi si è diplomato in quella scuola e poi si è iscritto all’università”.
L’idea non è, invece, affatto semplice, perché isola il problema dell’orientamento dentro un segmento estremamente settoriale: il diplomato che si iscrive all’università. L’assenza totale di dati su questo diplomato che si iscrive quando, come e dove esce dall’università con in mano una laurea breve, una laurea specialistica o niente non c’è da nessuna parte perché è un dato molto più totalizzante di quello cercato da Eduscopio. Eduscopio cerca subito il colpevole (la Scuola superiore che prepara poco e male i suoi studenti per l’università), ma si guarda bene dal cercare anche gli altri colpevoli (ad esempio le università che chiedono molti soldi agli studenti, ma poi ne perdono tantissimi per strada senza che su questo nessuno abbia molto da dire).
Ad esempio, come scrive il Sole 24 Ore del 23 maggio 2023 “nel 2011-2012 il tasso di abbandono degli studi universitari era del 6,3%, 10 anni dopo, ovvero nel 2021-2022, è diventato del 7,3% il più alto degli ultimi anni, con una percentuale del 7,4% tra gli universitari del sesso maschile e il 7,2% delle donne”.
Anche le università hanno le loro ricerche, ma sono altro rispetto a quella di Eduscopio, che va nel cuore della vita delle Scuole superiori.
Pur con tutte le riserve di cui sopra e detto con chiarezza che Eduscopio si ferma su un dato non stabile e cioè il successo universitario di uno studente partendo dal suo avvio degli studi universitari, va ribadito che la ricerca è interessante e i dati indicati veritieri. Però poi cosa fa Eduscopio per attirare l’attenzione su se stesso? Costruisce un sistema di misurazione e produce una classifica pubblica: “Sulla base della media dei voti conseguiti agli esami universitari dai diplomati di ogni scuola. Sulla base della percentuale esami superati dai diplomati di ogni scuola. All’università è importante non solo superare gli esami nei tempi previsti, ma anche farlo bene, cioè con buoni voti. Il nostro Indice FGA mette insieme le due cose, dando lo stesso peso alla media dei voti e alla percentuale di esami superati (50-50).”
Cioè Eduscopio si inventa un metodo di conteggio e attraverso quel metodo di conteggio (l’indice FGA) produce con un semplice clic digitale una classifica correlata ad una zona d’Italia, mettendo insieme scuole con dodici sezioni dello stesso indirizzo e scuole con una sezione, istituti cittadini e istituti periferici, istituti che bocciano moltissimo e istituti che hanno alti tassi di promozioni. Insomma, si inventa un “Campionato delle scuole superiori” e sbatte quella classifica in prima pagina.
Il metodo usato da Eduscopio per divulgare i risultati e attirare l’attenzione corrisponde a quello di un qualsiasi giornale sportivo che elabora una classifica basata su risultati veritieri, ma stilata in base a indicatori non accettati dal soggetto che possiede il campionato, ma da una scelta arbitraria. Eduscopio di fatto dice: la vittoria in casa vale 3 punti, quella fuori casa vale 5 punti, il pareggio vale un punto, se si vince con tre o più gol di scarto si prendono altri due punti. Poi prende la classifica e la pubblica dicendo che il campionato di calcio è andato così. Tutto questo non produrrebbe niente, perché la FIGC pubblica la classifica ufficiale e quindi quella farlocca nata su risultati veri, ma su indicatori inventati, non varrebbe nulla, al massimo un attimo di curiosità. Ma in campo scolastico non c’è una classifica ufficiale del MIM, ma solo quella di Eduscopio. E dunque si fa classifica su qualcosa che non deve avere una classifica.
Inoltre, quella pubblicata da Eduscopio, è una classifica vecchia di qualche anno, perché quella di oggi arriverà tra un po’: quindi come ci si può orientare al futuro scavando un passato che non ha presente?
Eduscopio analizza altri dati interessanti, separando i voti dai crediti e analizzando il dato dei diplomati in regola, ma questi dati non “fanno classifica” e quindi praticamente nessuno li legge. Il mondo della scuola è pieno di persone che ritengono che la comunicazione possa essere solo agiografica e perciò molti si impossessano dei dati positivi e li enfatizzano, nascondendo quelli negativi o contestualizzandoli fino a farne sparire la rilevanza. Però il dato per cui una scuola con un altissimo indice di Eduscopio è indagata per l’alterazione dei voti da parte di Dirigente e alcuni docenti e un’altra scuola con il più alto indice nazionale di Eduscopio nel suo settore che ha dovuto punire alcuni suoi studenti che hanno pubblicato la lista delle studentesse che sono andate a letto con loro, dovrebbe invitare ad essere parchi con le classifiche e con i dati lanciati nel web senza alcuna contestualizzazione o analisi sistematica.
Che fare allora? Buttare via Eduscopio? Far scattare nei confronti della rilevazione una damnatio memoriae? Inventarsi classifiche in cui si è primi? Sono metodi un po’ estremi che sarebbe sbagliato applicare anche nei confronti di chi ha trasformato dati parziali in dati assoluti. La soluzione è semplice, ma certamente non piace a quelli di Eduscopio: pubblicare i dati così come sono, dentro la stessa cornice, ma impedendo di fare attraverso l’ingegneria della piattaforma la classifica. E soprattutto non pubblicando le classifiche. Questo perché gli indicatori di Eduscopio sono quattro: uno, quello che fa classifica, è arbitrario perché definito tramite modalità non neutre pensate da Eduscopio; gli altri tre sono oggettivi (media dei voti, media dei crediti, media del percorso scolastico senza bocciature): quindi ogni lettore può cercare dentro la scuola i dati che gli sembrano più interessanti, Magari perdendo un po’ di tempo ad analizzarli. Ma vuoi mettere la classifica, con Eduscopio che ti dice nel tempo di un clic chi è più bravo e chi lo è meno!
P.S. – Gli estensori di questo articolo sono pensionati e quindi non sono toccati dai dati di Eduscopio. Nel passato hanno diretto Istituti superiori, che hanno “vinto, perso o pareggiato”. Entrambi, pur apprezzando la ricerca di Eduscopio, sono “inorriditi” dal suo utilizzo mediatico.