“Assimilazione”, la nuova parola d’ordine del Ministro per gli studenti immigrati. Per meritarsi l’Italianità.


Il nostro Aristarco Ammazzacaffè è riuscito ancora una volta a raccogliere alcune confidenze riservate da uno strettissimo collaboratore del Ministro.
E noi, come facciamo da tempo, non ci sottraiamo al delicato compito di divulgare qualche succulenta informazione.

 

 

Sulle questioni dei ragazzi immigrati che frequentano le nostre scuole, capita di sentire troppe voci stonate, e a tratti anche ingiuriose, nei confronti del Ministro, che non se le merita proprio.

Abbiamo voluto perciò chiarircene i termini raccogliendo precisazioni e considerazioni di un Collaboratore Speciale del Ministro. Che, nell’incontro a Viale Trastevere, ci ha tenuto a richiamare in premessa che, sugli studenti immigrati, il pensiero del Ministro, è stato proditoriamente frainteso: “Si vogliono oscurare, in tutta evidenza, gli evidenti risultati strategici del suo dicastero; che sono lì a portata di tutti: basta chiedere in giro e avere fede!”. Così.

1.“Un tweet che passerà alla storia”.

“In questo incontro – continua il nostro Collaboratore Dirigente – mi limiterò a commentare, per ragioni di tempo, solo i primi due punti che vi richiamo testualmente;  a partire dalla frase che li introduce
– L’accoglienza va certamente assicurata: 1. se nelle classi la maggioranza sarà di italiani; 2. se studieranno in modo potenziato l’italiano (Sic. Senza soggetto. Per licenza ministeriale. Comunque a volo lo si intuisce. È solo questione di ali. Nota del Redattore).

E dopo un sorso d’acqua, il messaggio tonificante:

“Sul primo punto, le precisazioni ulteriori del Ministro: – Mai più studenti stranieri sopra il livello massimo del 20% -. Esattamente così.  E, subito dopo, l’anticipazione delle mosse che ha in mente per raggiungere l’obiettivo. Tra le quali soprattutto l’intenzione di assumere (udite! Udite!) un principio scientifico come promettente garanzia di risultato: quello dei vasi comunicanti. Addirittura!

“Personalmente lo condivido moltissimo anch’io – chiarisce la sua posizione il Collaboratore Colto -; perché è questo principio scientifico che permette di individuare la mossa vincente: trasferire i ragazzi stranieri in esubero rispetto al 20% programmato, dagli Istituti, generalmente collocati nelle città grandi e medie, soprattutto al Nord, a quelli dei Comuni più o meno limitrofi e certamente più piccoli, dove i ragazzi stranieri o non ci sono o sono pochi, se non pochissimi. Comuni limitrofi, ha tenuto a precisare il Ministro; mai comunque molto lontani dalla città di residenza (30-40 km, i numeri che girano. Abbastanza ragionevoli).

La grande idea del Ministro – questa è una primizia – sembra si articolerà in tre mosse:

  1. Autorizzare, come ministero dell’Istruzione e del Merito, assieme al Tesoro, l’acquisto di pulmini o pulmoni da mettere a disposizione per i vari trasferimenti giornalieri dai comuni grandi e medi a quelli limitrofi con adeguata disponibilità. Verrebbero addirittura facilitati, altra grande e ben pensata idea, anche i trasferimenti di famiglie, che però lo vogliano e ne facciano richiesta, nei comuni dove si trovano le nuove scuole a cui sono stati destinati i figli diventati esuberi. (Straordinario! Ma come fa a pensarle tutte in una volta sola? Glielo ho anche chiesto. Ma lui non ha risposto. Ha solo sorriso. Una lezione!).
  2. Rendere il trasporto garantito e sicuro, e comunque gratuito e a spese dei Comuni. I quali, si pensa, potranno però richiedere, se vogliono, un contributo, ma solo di piccolissima entità; di fatto per far capire alle famiglie immigrate che di aiuto si tratta e che ne siano riconoscenti. Il ministro, secondo voci di corridoio mai smentite, intende al riguardo metterci la faccia, dichiarandosi personalmente garante. Grande!
  3. Per gli Istituti Professionali ed eventualmente anche Tecnici delle città grandi o medie, con studenti in esubero – situazioni molto diffuse e problematiche – si potrebbe provvedere, con due diverse modalità: la prima, ridistribuire tali studenti in eventuali istituti dello stesso tipo (o anche no; chi lo può dire…) nei piccoli centri viciniori ove si registrassero disponibilità; la seconda, ricollocarne i più bravi degli istituti professionali con esuberi, sempre delle città grandi o medie, nei licei classici e scientifici delle stesse, preferibilmente tra le più rinomate; e questo per un principio di egualitarismo.(Lui, all’uguaglianza ci tiene molto. A volte, anche moltissimo). E studiarne opportunamente l’effetto che fa. Soprattutto tra i genitori degli studenti liceali.

Se – questo l’orientamento accorto del Ministro – l’operazione non riuscisse, per le più varie ragioni, ci si può (secondo l’idea realistica circolata soprattutto al Ministero) sempre attaccare al tram, eccezionalmente. In caso di disordini, il Ministro si offrirebbe volontariamente per la pacificazione.

E veniamo al secondo punto dello storico tweet: il potenziamento dell’italiano per gli studenti immigrati. A questo tipo di impegno il Ministro è da sempre affezionato e ci tiene molto, soprattutto nei suoi discorsi. Ed è particolarmente importante perché la padronanza della nostra lingua è per lui il lasciapassare obbligato per chi aspira alla cittadinanza italiana.

Il ministro, sempre di persona, si farà anche qui garante dell’attivazione di mirati corsi di recupero e potenziamento. Ovviamente a Dio piacendo. Il Quale, sia detto con rispetto, non potrebbe neanche tanto tirarsi indietro; come si fa capire negli ambienti religiosi vicinissimi al Ministro. Che di questo gesto prodigioso sarebbe invece addirittura certo (Come è risaputo, il Nostro è religiosissimo e vivrebbe male – si dice e non si dice, trattandosi di questioni grosse – l’eventuale disattenzione di Chi di dovere). Comunque, misteri della fede. E non diciamo altro.”

2. “Accoglienza, sì. Ma senza tabu”. Il punto fermo del Ministro

Il Collaboratore Perspicace, a questo punto, diventa all’improvviso pensieroso. Forse per i contenuti che sta per presentare. E infatti:
“La domanda fondamentale che dobbiamo porci a questo punto è un’altra, di carattere più generale e di fondo: ‘Perché quei se insistiti in tutti e tre i punti del tweet’? Sottintendono forse dubbi e pericoli dietro la pur ferrea disponibilità del Ministro all’accoglienza o addirittura all’inclusione? Vuole forse, il Ministro, come pensano alcuni, scongiurare rischi e pericoli che impedirebbero all’accoglienza di funzionare? O, sottintendendo, con quei se, problemi e rischi di una accoglienza indiscriminata e senza regole, il Ministro ci voglia ricordare una cosa semplice ma fondamentale perché vera: e cioè che sempre e comunque di immigrati si tratta e che rischi e problemi con loro sono sempre possibili? Tipo: trovarsi, come Civiltà, sotto attacco. O addirittura in braghe di tela. Che sarebbe anche peggio! Perciò, sembra essere il pensiero del Ministro, va evitato che questi nostri ‘ospiti’ si montino la testa e pensino possibile – praticamente dall’oggi al domani, e  e addirittura senza pagare pegno – invertire ruoli, situazioni e condizioni sociali ed economiche nel nostro Paese. La possibile domanda maliziosa: ‘Non è forse questa – come i soliti antagonisti incalliti potrebbero pensare – una questione di privilegi che noi si vorrebbe continuare a mantenere? Risposta netta: assolutamente no. Il Ministro lo giura. E anche io. Il punto centrale è un altro; è che alcune distinzioni vanno mantenute, altrimenti si va in confusione e non si capisce più niente: chi comanda e chi obbedisce, chi sta sopra e chi sta sotto e via confondendo. E a lui – al Nostro Ministro, intendo – la confusione non piace. Figurarsi a noi.”

  1. Inclusione come assimilazione”. Il Collaboratore Collaborativo si schiera

E così, dopo una piccola pausa, che vuole significare riflessività, il nostro Collaboratore Strettissimo procede, sempre concentrato:
“Qui si colloca il tema dirimente della inclusione. Al riguardo, l’orientamento del Ministro non è affatto – sia ben chiaro – quello di cancellare l’inclusione dal nostro vocabolario scolastico. Mai. Ma piuttosto quello di riprecisarla, associandola concettualmente ad assimilazione.  L’imperativo lanciato dal Ministro nello storico tweet è appunto, ‘Che si assimilino!’ (ovviamente riferito agli immigrati).

Avrebbe potuto dire: Assimilatevi a noi. Diventate simili a noi. Facendo capire: ‘per il vostro bene’. La frase sarebbe stata però, per lui come lui, pesantemente volgare, prima ancora che autoritaria e irrispettosa. Ma il nostro Ministro è un vero signore! Basta osservarne la classica postura che lo caratterizza: ‘mezzo busto e sorriso standard’ e l’ariosa gesticolazione stile Craxi (se qualcuno se la ricorda)”.
“Comunque, messaggio netto e preciso: proprio per allontanare fraintendimenti e attese sbagliate tra gli immigrati; e facilitare così l’aggancio della sua strategia inclusiva al nostro sistema di valori. Nel quale, il posto centrale chi ce l’ha? I Consigli di classe come comunità di intenti e pratiche? Insegnanti più preparati e meglio valorizzati? Classi meno affollate? Fuori strada. È il  Merito. Merito, come conquista a cui gli studenti immigrati vanno motivati e orientati. Perché si portino all’altezza dell’Italianità. E appunto meritarla – l’Italianità -: attraverso l’assimilazione. Bingo!
Voi ci avreste mai pensato? Non è straordinario questo pensiero così coordinato e allacciato? Quasi diabolico! Secondo me, una bomba!”

Ma ex abrupto, il Collaboratore Benemerito, guarda il telefonino
“Ora però devo andar via; mi chiama il Ministro sullo smartphone…. Nuovo di zecca. Tre mila euro. Le piace? Ce l’ha uguale anche il Ministro”.
E mi tende la mano come per un saluto; ma, guardando oltre, si allontana con andatura quasi fluttuante come ad un palmo da terra.