Il caso Pioltello, ultima ora: cosa si dice davvero nel “palazzo”
I fatti, in primo luogo, come per ogni cronaca che si rispetti.
Il Collegio Docenti e il Consiglio dell’Istituto Comprensivo di Pioltello (Mi) – intitolata ad un ragazzo straniero, per giunta musulmano, Iqbad Masih – decidono, in perfetta complicità, lo stop alle lezioni il 10 aprile p.v.. E ciò per permettere alla comunità musulmana (quindi non solo non cattolica, ma neanche cristiana), di partecipare alla loro festività religiosa, il Ramadan. Senza minimamente pensare al rischio ben forte di cadere addirittura nell’apostasia.
Il ministro Valditara prontamente informato da Radio Maria e dai catto-leghisti lombardi, giustamente interviene con queste parole ascoltate e registrate personalmente: “Questa chiusura no, non s’ha da fare né il 10 aprile, né mai. Le delibere del Collegio docenti e del Consiglio di Istituto – scandisce, pacatamente alterato, che lo sentono anche a Piazzale Trilussa – sono irregolari, almeno per tutta questa legislatura. E questo perché – e qui diventa lapidario – una scuola seria non chiude, ma apre; anche a Natale, Pasqua ed Epifania, che tutte le feste si porta via; comprese quelle comandate ed estive (sulla frase in rima però ho qualche dubbio, che con onestà doverosamente dichiaro. Noi, di una certa parte, siamo fatti così. Quelli dell’altra, se ne facciano una ragione).
“E questa scuola – tra l’altro intestata a uno che io neanche conosco (un vero insulto alle nostre passate glorie nazionali, conosciute in tutto il mondo: vere e proprie eccellenze del Made in Italy che tutti ci invidiano); questa scuola – dicevo – vuole chiudere per la festa del Ramadan, pur essendo la peggiore in Lombardia. Ben sappiamo, senza fare sociologismi di bassa lega, come funzionano questi Istituti con tutti questi immigrati, soprattutto musulmani.
Fossero almeno un po’ cristiani, se non proprio cattolici!”
Così l’equilibrata dichiarazione del Ministro.
Ma, tornando ai fatti più recenti, fino a quelli dell’ultima ora, va registrato purtroppo che, in quasi tutto il Paese, associazioni, intere scuole, centri culturali, maestri e studenti e dirigenti, eccetera eccetera, si sono schierati senza ritegno con una scuola incriminata, difendendo l’indifendibile delibera adottata.
Chiederete in base a quale principio. Risposta univoca: in base a un presunto diritto all’accoglienza e al rispetto per le altrui identità. Cioè all’acqua fresca. E tirando in ballo, tra l’altro – l’ho sentito con queste mie stesse orecchie – anche l’autonomia scolastica e addirittura la Costituzione. Costituzione che in tanti, e tutti di una certa parte, se non la tirano in ballo anche quando si parla di zucchine e catalogne, non si sentono à la page.
Questa è l’umanità che sta facendo guerra al nostro Ministro: per dei musulmani che vogliono chiudere la scuola per il loro Ramadan!
Finanche la Curia ambrosiana – e questi sono fatti documentati – ha voluto dire la sua, anche se nessuno gliela ha chiesto; addirittura con parole di rispetto e di condivisione per la scelta della scuola fuori legge. Capite a cosa si arriva? E il Papa? Interviene o no? No, non interviene. Anche questa è cronaca vera e dolorosa. (Ma forse forse, a pensarci, se non interviene è anche meglio; sapendo già in partenza cosa potrebbe dire. E questo, un Papa…).
Interviene Mattarella e Valditara sbotta con i suoi fedelissimi: “Non c’è più religione”.
A tale pantomima si è accodato anche – ed è la vera notizia del giorno – anche il Presidente della Repubblica; al quale dobbiamo rispetto per l’età avanzata, ma che non può comunque permettersi di schierarsi con la delibera eversiva di questa scuola; e addirittura inviare un abbraccio – sì, un abbraccio! – a quelli che tale delibera hanno scritto e votato all’unanimità; e dichiarare addirittura, apertis verbis: “Apprezzo il vostro lavoro”. Inaudito! Anche questo abbiamo letto nella giornata di ieri.
No, Presidente. Queste son cose che non si dicono e non si fanno. Un Presidente della Repubblica italiana – mi permetta questa pacata considerazione comunque personale – non può, ricorrendo alla più penosa retorica sessantottina, parteggiare per chi – come la Vicepreside della scuola al centro della polemica – osa affermare, senza vergognarsi, che all’Istituto Iqmad … (non riesco a pronunciarne il nome neanche sforzandomi. Vorrà pure dire qualcosa!) “non ci sono né italiani, né immigrati, ma solo bambini e ragazzi da istruire ed educare”. Un’autentica menzogna! Ma anche questo ho sentito e lo posso fedelmente testimoniare.
Meno male che, a far da muro contro questa cecità generalizzata, ci sono personaggi come il Governatore della Lombardia: mica un pisquano qualsiasi, come qualcuno potrebbe pensare. Parlo di Attilio Fontana che, a proposito della decisione della scuola, parla coraggiosamente di “una decisione fuori luogo”; o anche personalità come Riccardo De Corato, nientemeno deputato di Fratelli d’Italia e amico personale di Matteo Salvini (e non so se mi spiego). Il quale De Corato annuncia, senza essere imbeccato da nessuno, un’interrogazione al Ministro “per capire quali azioni intenda intraprendere a fronte di una scelta così inaccettabile” (della scuola incriminata). Testuale, perché non si dica.
Questo sì che è parlare franco, schietto e come Dio comanda.
Ma il Ministro, assediato com’è, che può dire – povero! – di fronte a tanto sfaldamento educativo, etico e religioso? Se non chiedere a persone amiche e fidate di esternare loro al suo posto, ma sempre con obiettività, a cui lui tiene molto, anche di domenica?
Questa cronaca, corretta e doverosa, vuole essere proprio una modesta ma sentita risposta al suo tacito appello.