di Rodolfo Marchisio
Tra le varie “giornate” ricorrenti e celebranti c’è quella fondamentale della sicurezza in rete, 6 febbraio. Però quest’anno va integrata, perché non è solo più la giornata della sicurezza necessaria in merito a dipendenza (in un paese in cui 1/3 dei bambini tra i 5 e gli 8 anni ha un profilo social ed uno smartphone con seri danni e nella indifferenza dei “grandi” e 2 adolescenti su 3 usano IA e chat Gpt senza saper come funzionano) e privacy, controllo dati, odio e violenza nel web, violazione di diritti. Temi fondamentali con radici simili.
Ci sono importanti novità; da come difendersi dalla Scuola 4.0 a come difendersi dalla moda e dalla operazione di marketing della IA generale non controllata. Cominciamo da questa, troppo di moda per essere vera. L’IA è un mondo di attività, proposte diverse che andrebbero conosciute ed analizzate separatamente. Con alcune attenzioni comuni. Questa rubrica sta dando conto di questo e fornendo dati, riflessioni, stimoli.
IA ACT. Cos’è.
Sta per essere messo a punto l’atto di regolamentazione sulla IA approvato dalla UE. Gli USA come al solito vanno per i fatti loro, pur avendo le maggiori imprese che si occupano con alterne vicende di IA, secondo le logiche del libero mercato e della libertà di espressione. Interesse individuale contro la responsabilità sociale richiesta ad es. dalla nostra Costituzione. L’UE, dopo avere cercato con scarsi risultati di far pagare le tasse a costoro, ha provato e sta mettendo a punto, si spera per giugno, una serie di regole nello sviluppo della IA. 1- La strada delle regole- Usi proibiti perché pericolosi e lesivi.
- Tecnologie subliminali per manipolare i comportamenti di una persona; quelli che abusano di persone vulnerabili e fragili; la categorizzazione biometrica che fa riferimento a dati personali sensibili, come il credo religioso, l’orientamento politico o sessuale; la pesca a strascico (scraping) da internet di volti, come fece anni fa la contestata startup Clearview AI; il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro o a scuola; i sistemi di punteggio o social scoring. Il testo vieta anche la polizia predittiva, ossia usare informazioni come tratti della personalità, nazionalità, situazione familiare o economica, per stabilire la probabilità che una persona compia un reato. Tenendo conto che l’IA si nutre di tutto quanto c’è in rete, a partire dai nostri pregiudizi. Le donne, i meridionali, i migranti sono tutti…
- Riconoscimento facciale. Come noto sta funzionando male soprattutto per i non bianchi, maschi, caucasici. Crea problemi di identificazione (dai viaggi, alla identificazione di presunti colpevoli). Riguarda l’impiego di sistemi di riconoscimento facciale e biometrico in tempo reale. Applicazione proibita, perché può portare “a risultati marcati da pregiudizi e provocare effetti discriminatori“. Salvo in tre “situazioni”, nelle quali il riconoscimento facciale “è necessario per raggiungere un pubblico interesse, la cui importanza supera i rischi”. E i tre casi sono: la ricerca di vittime di reati e di persone scomparse; minacce certe alla vita o alla sicurezza fisica delle persone o di attacco terroristico; localizzazione e identificazione dei presunti autori di una lista di 16 reati. Terrorismo, traffico di armi e Wired
- Ad alto rischio (c’è anche la scuola ed i suoi sistemi di valutazione). Sono considerati ad alto rischio sistemi di identificazione e categorizzazione biometrica o per il riconoscimento delle emozioni; applicativi di sicurezza di infrastrutture critiche; software educativi o di formazione, per valutare i risultati di studio, per assegnare corsi o per controllare gli studenti durante gli esami. E poi vi sono gli algoritmi usati sul lavoro, per valutare curriculum o distribuire compiti e impieghi; quelli adoperati dalla pubblica amministrazione o da enti privati per distribuire sussidi, per classificare richieste di emergenza, per smascherare frodi finanziarie o per stabilire il grado di rischio quando si sottoscrive un’assicurazione. Infine algoritmi usati dalle forze dell’ordine, dal potere giudiziario e dalle autorità di frontiera per valutare rischi, scoprire flussi di immigrazione illegale o stabilire pericoli sanitari.
- Di uso generale Il testo regola anche i sistemi di AI per uso generale, in grado di svolgere compiti diversi (come creare un testo o un’immagine) e allenati attraverso un’enorme mole di dati non categorizzati, come GPT-4, alla base del potente chatbot ChatGPT, già sanzionato dal nostro garante della privacy, o LaMDA, dietro Google Bard. Gli sviluppatori devono assicurarsi che i contenuti siano marcati in un sistema leggibile da una macchina e siano riconoscibili come generati da un’AI. Un utente deve sapere se sta interagendo con una chatbot. E i contenuti deepfake devono essere etichettati come tali. Precauzioni che, tuttavia, non è detto siano sufficienti a impedire la diffusione di fake news, che la IA può, e di molto, potenziare e raffinare, violando i diritti alla informazione, alla espressione, al voto libero e informato. Ma anche il diritto alla formazione dell’opinione pubblica, non a caso sempre più orientata a credere a cose non provate. (Nichols).
- La strada della conoscenza e della consapevolezza