Mi sento ancora una volta tirata per i capelli a dover intervenire i merito alla questione della laicità dell’Istituzione scolastica, che discende da quella dello Stato. Per chi dovesse nutrire ancora dei dubbi sulla laicità dello Stato, e di conseguenza della Scuola statale, ricordo la sentenza della Corte Costituzionale dell ’11 e 12 aprile 1989 che, interrogata proprio in materia scolastica, si pronuncia in modo incontrovertibile affermando: “I valori richiamati (art.2, 3, 19) concorrono con altri ( art.7, 8, 20 della Costituzione) a strutturare il principio supremo della laicità dello Stato, che è uno dei profili della forma dello Stato delineata nella Carta costituzionale della Repubblica”.
E’ il caso allora di tornare a spiegare ai giornalisti della carta stampata e delle varie TV locali e nazionali, ma soprattutto ai politici o politicanti ignoranti (nel senso che ignorano) che con la revisione del Concordato (1984) devono prendere atto e cercare di spiegare ai loro lettori o fruitori o elettori che, tra le conseguenze della revisione del Concordato ora nella scuola hanno diritto di cittadinanza la “cultura” religiosa ma non più gli atti di “ culto”.
Questi ultimi erano e sono : il segno della croce, le preghiere prima delle lezioni, le benedizioni a Natale o a Pasqua o comunque durante le cerimonie, le messe durante l’orario scolastico, la realizzazione del presepe, ecc.
La preghiera, è stato chiaramente spiegato, poteva essere analizzata, verso per verso, ma non recitata. Aggiungo che il presepe, che Papa Giovanni Paolo II ha definito “atto di fede “, diventa in questo modo un atto di culto, se gli viene affidato il vero significato “religioso e simbolico” e non viene realizzato semplicemente come si dipingono le finestre delle scuole con i fiocchi di neve oppure si innalza un abete con i pendagli .
Anche durante la lezione facoltativa di religione cattolica (quindi in presenza di alunni che hanno scelto tutti di frequentare questa attività) valgono le stesse regole!
Ah, dimenticavo, il Vescovo di Vittorio Veneto e quello di Treviso, di una trentina di anni fa, in occasione di una gazzarra successa per il presepe, raccomandarono entrambi ai genitori degli alunni di lasciare che la scuola facesse il lavoro per cui è deputata e di considerare le famiglie le vere responsabili dell’educazione alla “fede “ dei propri figli.
Io credo che nessuno abbia il potere di de-potenziare la LAICITA’ della scuola, né il Ministro con strumenti amministrativi (ricordo a suo tempo Misasi che con quella “nota “ strumentalmente usata da chi voleva forzare la situazione, faceva riferimento alla decisione del Consiglio di Circolo, assumendosi in quel modo un potere che non aveva, come ha ben dimostrato le sentenza del T.A.R. Emilia Romagna, la n. 250 del 17 giugno 1993) né i vari direttori Regionali, che magari si affannano a dimostrarsi più sudditi delle gerarchie ecclesiastiche che delle Leggi dello Stato e tanto meno una oscura onorevole di Fratelli d’Italia che ora, con una improponibile proposta sul presepe, dimostra incompetenza giuridica, campo in cui dovrebbe essere esperta!
Non c’entrano niente gli alunni di altre religioni e i bambini figli di immigrati. Spieghiamolo anche ai docenti che a volte accampano motivazioni di questo tipo.
A dire il vero non ci sarebbe da stupirsi se con l’aria che tira succedesse anche una sconfessione sia della laicità della Scuola sia della sua Autonomia.
Magari senza il benestare delle gerarchie che, (tranne in un caso del TAR Umbria, da cui è partita il 30/11/2005 la sentenza n° 677 in cui si permettevano le benedizioni pasquali “perché durano poco e non lasciano tracce” sic) sono però molto ben informate sui limiti che il Concordato ha posto (anche se qualche volta forzano contando nella remissività degli interlocutori).
La via che si segue in genere, ed anche ora, è quella della strumentalizzazione del senso comune della gente che può non sapere che la Costituzione ha trasformato uno stato confessionale in una Repubblica democratica laica (e la Scuola è una istituzione della Repubblica) che può non sapere che la revisione del Concordato tra Stato e Chiesa ha rivisto le norme che regolano la religione a scuola, che può non sapere quali sono i confini tra religioso e culturale, tra sacro e non sacro, tra tradizione e consuetudine, tra innovazione e cambiamento.