E’ il momento di dire Basta alle armi! Promuoviamo cultura di pace
di Roberto Lovattini
(maestro Mce – Piacenza)
Penso alle tante persone che abbiamo visto più volte nelle immagini televisive e che sopravvivono in Ucraina al freddo senza luce, gas e con difficoltà a reperire cibo, con l’incubo di morire sotto le bombe o subire le violenze di un esercito invasore. Nessuna giustificazione per Putin: l’esercito russo se ne deve andare e queste scene non dovrebbero più accadere in nessuna parte del mondo.
Nemmeno nel Donbass.
Anche i civili del Donbass dal 2014 hanno a loro volta subito violenze e uccisioni da parte dei sostenitori dell’una e dell’altra parte. Esisteva l’ accordo di Minsk che sappiamo essere stato violato da ambo le parti e questo ha portato all’uccisione di tanti civili. Ricordate La Casa dei lavoratori a Odessa dove bruciarono vive 50 persone e fu impedito ai soccorritori di aiutare chi voleva salvarsi?
Come non ricordare che Zelenski voleva e vuole a tutti i costi entrare nella Nato, ben sapendo che questo per i russi costituisce un pericolo per la loro sicurezza. Ricordate cosa successe nel 1960 quando i russi volevano stabilire delle basi a Cuba? Si rischiò un conflitto armato.
Basta spingere l’acceleratore sulla guerra continuando ad inviare armi. Qui non è in gioco la difesa dell’Ucraina, ma la continuazione della guerra sino alla vittoria finale. Fino all’ultimo uomo, come dice Zelenski!
Qual è il modo migliore per proteggere la popolazione civile e garantire la Pace a tutti i soggetti coinvolti?
Ritengo che attualmente ci siano diversi scenari possibili con cui possa terminare la guerra.
Cessare il fuoco e intavolare una trattativa mettendo sul tavolo tutte le questioni. Sapendo che questo costringerebbe tutte le parti in causa a fare un passo indietro, ma aprendo prospettive migliori per tutti in futuro.
La Russia cede spinta da una rivolta interna, anche se al momento non se ne avvertono le possibilità. Le conseguenze sono difficilmente immaginabili e aprirebbero altri scenari non migliori per la popolazione.
Nel caso che la Russia fosse costretta al ritiro, Putin potrebbe utilizzare l’arma nucleare con conseguenze devastanti e mortali per il mondo intero.
La soluzione migliore è la prima. Nessuna guerra risolve i problemi per cui è stata combattuta, ma crea le condizioni per altre guerre. Produce odio e desiderio di vendetta che permangono per tempi lunghi e, nel caso attuale, potrebbe far terminare la vita sul pianeta.
Infatti la differenza rispetto al passato è che oggi premendo un bottone possiamo portare la morte in tutto il mondo e ridurre l’umanità in cenere.
E’ giusto aiutare l’Ucraina, come tutti i popoli che in questo momento soffrono, ma senza sacrificare, inutilmente, la vita di milioni di persone.
Per questo dobbiamo spingere, attraverso mobilitazioni partecipate, affinché i Governi Europei cambino indirizzo e si impegnino per una trattativa seria. Se vogliamo la Pace dobbiamo lavorare per la Pace. E dobbiamo farlo rimanendo uniti con tutti coloro che sono convinti della necessità assoluta di deporre le armi e di avviare trattative.
Dobbiamo chiarirci qual è l’obiettivo che vogliamo perseguire. Vogliamo cercare di fermare la guerra oppure rimanere ciascuno nel proprio ”territorio” e non mischiarci a chi, pur avendo alcune idee diverse dalle nostre, è contro la guerra? Cerchiamo delle soddisfazioni personali? O di gruppo (religioso, politico, ecc…)? Sociale ed economico (classe, nazione, ec..)? Oppure preferiamo trovare una soluzione di Pace che ci consenta di vivere ed eventualmente di dibattere poi su quanto ci differenzia? Sono assolutamente contrario all’invio di armi all’Ucraina e sono per il disarmo generalizzato, ma oggi il tema è di riuscire a fermare la guerra e quindi di tenere insieme che vuole giungere alla Pace attraverso negoziati veri, seri e condivisi.
Sono importanti azioni di disobbedienza di poche persone, ma anche le esperienze come quella di Gragnano in provincia di Piacenza, dove tutta la comunità locale è scesa in piazza per affermare che bisogna dire No alla guerra e dare la parola alla diplomazia. Comune, Parrocchia, scuola, negozianti e popolazione sono scesi in strada per manifestare queste idee. Certo da soli non fermeranno la guerra, ma se tanti Comuni dessero dimostrazione di una simile volontà le cose potrebbero cambiare almeno nelle decisioni del nostro Governo. E potrebbe cambiare anche l’atteggiamento del nostro Governo verso i migranti, se ci fossero più comunità come quella di Steccato di Cutro che mostra solidarietà e umanità verso i superstiti del recente naufragio.
Ma la promozione di una cultura di pace, alternativa all’individualismo sfrenato attuale è un tema che dovrebbe interessare a tanti. Tutti dobbiamo essere cercatori e promotori di Pace se vogliamo cambiare le cose. Chi si disinteressa della pace crea le condizioni perché le guerre continuino ad uccidere persone ma anche soffocare l’idea stessa di un futuro migliore. Sta a noi scegliere!