di Cinzia Mion
“Ancora dalla parte delle bambine” è un libro di Loredana Lipperini, con prefazione di Elena Gianini Belotti.
Il significato del titolo del libro della Lipperini palesa che purtroppo tutto è ancora drammaticamente vero!
La scoperta che la Lipperini mette in luce provocandoci un risveglio brusco consiste nel prendere atto che, lungi dal coltivare il progetto della propria autorealizzazione, molte bambine/ragazzine/adolescenti attuali hanno come modelli le famose fatine Winx, le altrettanto famose bambole(si fa per dire ) Bratz e i filmati Sex and the city!
Di conseguenza che cosa sognano di essere le “nuove”bambine?”
“Le loro bambole sono sexy e rispecchiano o (inducono) i loro sogni: diventare madri, ballerine, estetiste, mogli di calciatori…”recita il quarto di copertina.
Da un’intervista fatta ad un’aspirante miss Italia il libro citato riporta l’affermazione che il desiderio più vivo “è quello di sposare un miliardario…”
Che l’obiettivo sia il successo, il quale servirà a portare ad un ottimo matrimonio, fa capire che niente è cambiato! Soltanto il mezzo per riuscirvi appare uno solo: l’avvenenza fisica.
Anche la laurea servirà a costituire “la pedagogia del sapere femminile come ornamento”
Per poter affermare tutto questo l’autrice fa un’analisi minuziosa della rete Internet , i blog, soprattutto delle madri delle ragazzine, i forum, le chat, i siti, i videogiochi, i personaggi virtuali oltre che prendere in considerazione la letteratura per l’infanzia, i libri scolastici, i giornali, i fumetti, la pubblicità, la televisione. E si interroga intorno ad una domanda cruciale: – Come è possibile che ragazze che volevano diventare presidenti degli Stai Uniti abbiano partorito figlie che sognano di sculettare seminude a fianco di un rapper ?
Evoluzione o regressione?
In Italia certamente non siamo nel terzo mondo eppure siamo oggi in presenza di una regressione rispetto alle conquiste della donne che hanno caratterizzato le generazioni femminili comprese tra gli anni 50 e la fine del secolo scorso
Non è che non ci fossimo accorte del fenomeno delle veline ed affini, non è che non avessimo notato le schiere delle aspiranti miss ingrossarsi di anno in anno ma pensavamo che fosse un gioco ingenuo per una bella ragazza desiderare di avere un riconoscimento, sia pur effimero, della propria bellezza. Quello che ci era sfuggito era che il fenomeno stava diventando di massa e che dietro non c’era un vero e proprio progetto di autorealizzazione ma “un’opportunità” in più per fare un buon matrimonio…L.Lipperini infatti scopre nei blog delle madri, che accompagnano le figlie ai concorsi di bellezza, che non lo fanno per qualche momentaneo trofeo ma perché in quei posti bazzicano gli uomini con i soldi….E pensare che mia madre (classe 1896!) raccomandava a mia sorella e a me: come minimo un diploma perché l’autonomia economica per una donna è fondamentale!
Ci era sfuggito che già a sei anni molte bambine al posto di un giocattolo chiedono le scarpette alla moda con la zeppa alta, che qualche volta le incontro per strada vestite con abitini leziosi,(con cui è difficile giocare, arrampicarsi, andare sullo scivolo,ecc) capelli fonati che scuotono ad hoc, per mano di madri orgogliose non solo perché così detta la moda ma anche per una specie di iniziazione indotta al tirocinio di seduttività!
Non avremmo mai pensato di poter scoprire che ragazzine di dodici anni potevano finire nelle discoteche a fare le cubiste, avendo già provato tutto del sesso, facendosi di cocaina e pasticche come la cosa più naturale del mondo! (Marida Lombardo Pijola-Ho dodici anni, faccio la cubista, mi chiamano principessa. Feltrinelli)
L’industria dell’intrattenimento e quella della società dello spettacolo con il loro sottobosco e le contaminazioni subculturali che ne discendono si stanno diffondendo tra le preadolescenti senza incontrare nessun filtro critico.
Le giovani degli anni 70 e 80 si opponevano al sistema, oggi queste, senza nemmeno saperlo, lo confermano.
Come abbiamo fatto a non accorgercene?
Avevamo forse messo in atto quello che Galimberti chiama il meccanismo del diniego. Non volevamo prendere consapevolezza del fenomeno e preferivamo pensare che fosse un evento di nicchia, isolato, tipico dell’entourage di certi ambienti , della Rai o del cinema.
Purtroppo non è così e Loredana Lipperini ci ha aiutato ad aprire gli occhi.
Vogliamo restare indifferenti? O vogliamo riprendere a fare delle serie riflessioni all’interno della scuola, a partire dal nido, e dalla scuola dell’infanzia ed elementare per aiutare a ridare coraggio, lucidità, intelligenza, volontà alle nuove bambine? Per sostenerle nella maturazione di una identità di genere finalmente liberata, consapevole ed autentica, dimostrando la competenza, la responsabilità, lo smalto di cui saranno capaci le future donne che oggi sono ancora delle piccole bambine?
Perchè, anche se non avevamo voluto accorgerci della deriva fin qui descritta, per fortuna esistono oggi anche moltissime giovani donne, consapevoli del valore e della dignità femminile che sanno coniugare l’autorealizzazione e la relazione, con risultati sorprendenti ed addirittura affascinanti, di un fascino vero, non legato solo all’apparire, che possono fare da esempio per orientare le nuove generazioni femminili.
Urge però correre ai ripari e, per esempio, riattivare il Comitato Pari Opportunità presso il Ministero della Pubblica Istruzione con compiti formativi, a partire dalla scuola dell’infanzia, (come è esistito dall’anno 1989 all’anno 1999 al quale ho preso parte come componente dell’Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastici)
Ci riferiamo non al semplice Comitato paritetico, previsto oggi dal contratto di lavoro che, così come è impostato, difficilmente può interessarsi a diffondere nella scuola la cultura delle Pari Opportunità.
Intendiamo un Comitato che si faccia carico di orientare consapevolmente bambine e bambini, ragazze e ragazzi verso la maturazione della loro identità di genere, evitando il più possibile vecchi stereotipi o nuove storture o quei condizionamenti che hanno caratterizzato o ancora caratterizzano, come abbiamo visto, l’educazione.
Un Comitato PPOO composto da soggetti femminili e maschili, che abbiano approfondito sia la tematica del genere che quella della formazione.
Esiste il comma 16 della Legge 107/15 che dovrebbe “assicurare” questa formazione ma molti genitori “talebani”, temono che questa formazione possa “legittimare” l’orientamento omosessuale e parecchi Dirigenti che non vogliono “grane” lasciano perdere…
Alla prossima puntata proveremo ad approfondire la deriva dei nuovi bambini, vale a dire dell’identità maschile, che ancora di più abbisogna di essere presa in considerazione.
Bibliografia
Lipperini Loredana- Ancora dalla parte delle bambine –Feltrinelli, Mi, 2007
Pijola Marida Lombardo-Ho dodici anni, faccio la cubista, mi chiamano principessa.
Feltrinelli, MI, 2007