Educazione sessuale: quando la curiosità del bambino si scontra con il “pudore” dell’adulto

di Giuliana Sarteur

L’educazione sessuale è una materia vasta i cui contenuti variano a mano a
mano che il bambino, crescendo, diventa adolescente e poi giovane adulto.
Può sembrare strano, ma le prime domande vengono poste a tre-quattro
anni e pertanto potremmo pensare a ragione che una corretta educazione sessuale spetti ai genitori.
Nella realtà assistiamo ad un certo imbarazzo nella capacità di trovare le parole giuste, eppure è fondamentale accompagnare i ragazzi nella crescita affettiva affinché il loro atteggiamento verso la sessualità ed i loro comportamenti sessuali li rendano sereni ed autonomi.
La materia è sicuramente delicata e non coinvolge solo i bambini che vogliono capire, ma anche gli impulsi dei genitori, i loro sentimenti e i loro pregiudizi.
Quando parliamo di sessualità intendiamo il piacere che i bambini manifestano sin dalla vita intrauterina; dopo la nascita il contatto diretto con il corpo degli adulti è un piacere tranquillizzante così come il contatto con il capezzolo nell’allattamento o lo sguardo di chi sta
allattando.


I bambini sanno distinguere ciò che crea sofferenza e ciò che la calma: il contatto fisico allenta la sofferenza ed è soprattutto fondamentale nelle prime fasi della vita…potremmo chiamarla sensualità!
La percezione di differenza tra maschile e femminile avviene tra il secondo e terzo anno di vita, confrontandosi con il corpo degli adulti con cui viene a contatto e si sviluppa una curiosità del tutto spontanea verso le differenze anatomiche e le loro funzioni.
Tale curiosità va accolta, è sana, è esplorativa come tutto ciò che il bambino svilupperà verso il mondo.
Le domande quindi sono dettate dal bisogno di conoscenza, ma è possibile che si scontrino con il pudore degli adulti; è questo il momento in cui l’adulto potrebbe comprendere che ha bisogno di aiuto, è il momento importante di accoglienza delle esigenze conoscitive del bambino.
Chi può rispondere a questa esigenza di aiuto?… la propria esperienza interiorizzata, il medico o l’esperto in comunicazione sessuale, ma l’aiuto professionale non deve essere limitato alla presenza di un problema.
L’educazione sessuale non è semplicemente un passaggio di  informazioni e non deve essere limitato alla genitalità, ma consiste piuttosto nella possibilità di acquisizione di abilità e competenze al fine di favorire la maturazione di un proprio e personale modello, un proprio
atteggiamento nei confronti della sessualità che è un processo che durerà tutta la vita e pertanto sarà importante crescere in modo positivo e sano.
Le parole utilizzate sono importanti e devono sempre essere utilizzate in una visione positiva ed adeguata all’età, con un atteggiamento di accoglienza. In questo modo il bambino non avrà mai timore a chiedere e confrontarsi. Il disagio e l’imbarazzo dell’adulto sono le manifestazioni del
proprio vissuto e del proprio percorso di conoscenza.
Se riuscissimo da subito, con parole adeguate all’età, esprimere il nostro desiderio di garantire la felicità e la serenità dei nostri ragazzi sarebbe un percorso utile anche alla consapevolezza degli adulti.
E’ importante che tutte le persone che verranno a contatto con il percorso educativo del bambino abbiano lo stesso atteggiamento sereno ed accogliente non giudicante, pur avendo inevitabilmente posizioni individuali e personali.