Linguaggio, dialogo e debate per far crescere una comunità di ricerca

Stefaneldi Annalisa Filipponi

 Il futuro non è mai stato così aperto e incerto e così condizionato dalle scelte individuali di ciascuno di noi.[1] Il contesto attuale prevede un forte richiamo alla responsabilità personale già nei bambini e nei ragazzi, in particolare richiede una loro inedita responsabilità sociale nelle relazioni, con un inevitabile superamento della prospettiva individualista ed autoreferenziale consueta nei decenni precedenti alla crisi economica prima, e a quella pandemica poi.

Le relazioni tra pari si sono frammentate e utilizzano sistemi comunicativi diversi, che si sviluppano attraverso nuovi linguaggi, in primis quello dell’immagine che scorre fluida e viene rapidamente sostituita da altre e diverse immagini. Le storie, che stabiliscono le relazioni e determinano la comunicazione peer to peer, raramente offrono il tempo alla rielaborazione delle forti emozioni che suscitano. Le dinamiche causa-effetto non stanno alla base di questa nuova narrazione e le visibili conseguenze nei nuovi legami amicali che si stringono- in particolare nella fase preadolescenziale ed adolescenziale- danno segnali preoccupanti. Le amicizie che si sviluppano nel mondo virtuale, possono essere vissute in modo intenso, ma appartengono a quel contesto e spesso non sono trasferibili ad un contesto altro. Soprattutto non sono automaticamente trasferibili dal contesto virtuale a quello reale.

Due persone che insieme vanno” come descriveva Omero un legame di amicizia, presuppone la condivisione di esperienze vissute nel mondo reale per crescere insieme ed imparare a tenersi per mano nei difficili sentieri del percorso di maturazione e crescita personale. Gli adolescenti di oggi stanno crescendo più soli, anche se supportati da molti like virtuali che spesso però mascherano un grande vuoto emotivo. I segni di disagio, conseguenti ad un contesto di crescita condizionato anche da isolamenti causati dall’emergenza sanitaria non ancora superata, sono molteplici e allarmanti.

Di conseguenza i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze vanno aiutati a ridefinire alcuni aspetti della loro identità individuale e sociale. Richiamerei qui una bellissima frase di Papa Francesco: “In una società che fatica a trovare punti di riferimento è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo” .

Una Proposta di didattica innovativa: il recupero del valore metacognitivo del linguaggio in contesto curricolare

“Dagli alberi cadono foglie gialle
Danzano con leggerezza
Sembrano foglie d’oro
Si posano per terra
Ed ecco non sono più nulla:
vengono calpestate come le mie opinioni.”
Laura, 9 anni

In un contesto classe tradizionale – sia esso in presenza o in virtuale – a scuola viene dato poco spazio alla comunicazione orale non finalizzata alla trasmissione di contenuti veicolati dagli insegnanti o dallo studio. A scuola non si dialoga tra pari in forma libera e viene dato poco reciproco ascolto alle riflessioni spontanee stimolate anche da contenuti o esperienze curricolari.

Non possiamo non tener conto del grande e inatteso cambiamento che ha travolto il sistema scolastico tradizionale dando una forte accelerazione ad una trasformazione digitale, da tutti ritenuta necessaria, ma che stentava a decollare nelle nostre scuole. Oggi la repentina trasformazione digitale ha modificato l’ambiente di apprendimento rendendo all’improvviso obsolete vecchie forme di controllo quali, ad esempio, il divieto dell’uso del cellulare in classe.[2] Si è resa così evidente l’urgenza di andare verso una nuova direzione in cui devono essere create innovative occasioni di apprendimento e di dialogo.

Ci si deve dunque interrogare sul perché della necessità di recuperare l’oralità nella dimensione scolastica.  Emergono- non solo nei discenti- sempre più evidenti incertezze nelle competenze trasversali quali: leggere, selezionare contenuti, individuare i collegamenti all’interno di un ragionamento e di un testo. Sono documentabili in ogni contesto comunicativo difficoltà nell’ascoltare, nel mettere in discussione i propri pensieri per crescere, nel trasformarsi, nel comunicare in modo autenticamente dialettico. Emergono, in contesto scolastico, incertezze crescenti nel sapersi esprimere – trovare occasioni e relazioni dialogiche – nel narrare un fatto, nel costruire un ragionamento collettivo, nel riferire un pensiero proprio o di un gruppo, senza ripetere solo un riassunto di contenuti trasmessi da altri. Dialogare, riferire i propri dubbi e i propri pensieri senza lo scopo di essere valutati è esperienza tanto rara, quanto potenzialmente preziosa. “Cosa ce ne facciamo dei ragazzi che prendono 10, 9, 8 a scuola quando non sono in grado di intervenire quando viene fatto del male ad un compagno? Quando hanno delle prestazioni eccezionali, ma non hanno strumenti per aiutare un loro amico e riconoscere un bisogno? così ha mirabilmente sintetizzato Piero Angela in una frase che è diventata virale.

Ritengo di fondamentale importanza recuperare la spontanea attitudine dei bambini e dei preadolescenti alla problematizzazione, a quei tanti preziosi perché dei più piccoli che sono tesi alla ricerca metacognitiva di un preciso significato lessicale e concettuale delle esperienze e del linguaggio stesso. E’ necessario occupare uno spazio didattico all’interno del quale sviluppare l’oralità attraverso la metodologia del Dialogo euristico peer to peer in Comunità di ricerca


Dalla Classe alla Comunità di ricerca

 Dentro questo quadro è fondamentale che ogni progetto abbia una sua chiara trasferibilità educativa e valoriale per la costruzione di un apprendimento significativo. La problematizzazione è una competenza profonda, che deve essere costruita con attenzione dal basso e non considerata come un requisito che uno studente acquisisce, quasi per caso, con la crescita. Il dialogo euristico peer to peer, che si sviluppa nel gruppo classe trasformato in una Comunità di ricerca, mette il pensiero al confronto con la complessità delle esperienze attraverso un metodo pedagogico e didattico (preciso) che punta alla formazione di un pensiero complesso e alla costruzione di un pensiero critico[3]. Nella classe intesa come Comunità di ricerca, i discenti riflettono sul pensiero, si allenano ad un reale ascolto attivo, esercitano alcuni processi complessi quali la dialettica argomentativa. Si sviluppa così un processo cognitivo in cui l’interazione tra l’ascolto attivo e la rielaborazione dinamica dei contenuti del proprio pensiero, permette l’acquisizione di abilità trasversali e il graduale sviluppo di un pensiero critico.

La trasversalità della metodologia

L’esperienza dell’attività correlata ad un Progetto didattico acquisisce una dimensione educativa/valoriale trasferibile in contesto altro (apprendimento significativo) se rielaborata attraverso il linguaggio in un gruppo classe trasformato in una Comunità di ricerca (capacità di ricercare, identificare, definire, valutare, organizzare, riutilizzare…) dove venga dato spazio al dialogo euristico peer to peer per la scoperta di nuovi significati e la rielaborazione, con il conseguente arricchimento, dei propri pensieri.

Nella scuola intesa come luogo di ascolto e di rispetto, l’insegnante ASCOLTA il pensiero di tutti i bambini/ragazzini non solo a scopo valutativo, ma perché ogni pensiero è degno di essere ascoltato e insegna qualcosa. Nella classe trasformata in Comunità di ricerca gli allievi ‘’si insegnano’’ tra loro e l’insegnante svolge il ruolo di coordinatore direzionale e non direttivo della discussione. Il Dialogo euristico[4] in Comunità di ricerca educa il pensiero al confronto con la complessità delle esperienze attraverso un metodo pedagogico e didattico (preciso) che punta: al recupero dell’intuizione spontanea (domande); allo sviluppo di competenze comunicative in forma dialogica e dialettica (domande/risposte/domande); alla formazione di un pensiero complesso con raccordi transdisciplinari; alla costruzione di un pensiero critico in una esperienza di ricerca fondata sul dialogo per favorire l’esperienza del pensiero attraverso l’uso del linguaggio.[5]

Obiettivo di questa esperienza non è la soluzione di problemi, ma la loro definizione (domande, curiosità intellettive etc.) tramite lo sviluppo e la ricerca di definizioni precise (recupero lessicale) come base di argomentazioni correlate tra loro da connettivi logico argomentativi che si sostanziano nell’esperienza stessa. L’ apprendimento funzionale diventa così un processo metacognitivo: non basta il fare, è necessario riflettere e rielaborare attraverso il linguaggio in una dimensione dialogica peer to peer– L’esperienza è una fase importante dello sviluppo dell’apprendimento significativo in quanto permette l’acquisizione di informazioni attraverso l’interazione sensibile con la realtà circostante. Leggere, ascoltare, osservare, intervenire, sperimentare, cooperare etc. sono tutte esperienze che sostanziano le fondamenta dello sviluppo di un pensiero dinamico in ogni età della vita. La fase successiva, che sviluppa l’attività cognitiva comprendente la costruzione di concetti e asserti, è la rielaborazione dell’esperienza attraverso il linguaggio. Ricordare, comprendere, applicare, analizzare, valutare, ideare etc. diventano i tasselli attraverso i quali gradualmente si costruisce un pensiero critico e dinamico. E in questo passaggio tra il fare e il rielaborare, si colloca l’esperienza del dialogo euristico tra pari in una Comunità di ricerca.

Dalla Comunità di ricerca al Debate

Favorire lo sviluppo del Debate all’interno delle Istituzioni Scolastiche, quale fondamentale momento di reale innovazione didattica curricolare e progettuale, rappresenta un importante passaggio verso il recupero dell’oralità nel contesto scolastico.[6] Una spinta in tal senso viene certamente dall’introduzione dell’Educazione civica in forma obbligatoria nella scuola italiana che ha aperto un largo dibattito e molta attività formativa nella scuola italiana su argomenti sostanziali e non formali. Il primo articolo della legge è estremamente significativo proprio in riferimento al pensiero argomentativo e ai suoi esiti pratici: “L’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri. L’educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona”. Come si può notare gli obiettivi della legge sono di tipo sostanziale e non formale e costituiscono un banco di prova importante per lo sviluppo delle competenze argomentative funzionali all’acquisizione di un corretto senso civico.

L’esperienza del Debate permette di veicolare in modo attivo e condiviso conoscenze disciplinari e interdisciplinari con modalità didattica innovativa e promuove in modo responsabile, ordinato e ragionato abilità di ricerca e analisi di contenuti utili ad un Dibattito attorno ad un tema dato (Topic o Mozione) Il Debate promuove inoltre l’ascolto attivo e il piacere di esprimersi oralmente in modo corretto e, per gli allievi più adulti, autonomamente documentato, permette anche di raccordarsi con le competenze trasversali di cittadinanza e con le competenze chiave europee (Competenza alfabetica funzionale, Competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare; Competenza sociale e civica in materia di cittadinanza; Competenza imprenditoriale; Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.)[7]

Nel contesto scolastico contemporaneo – anche precedentemente all’acuirsi delle problematiche conseguenti all’emergenza pandemica non ancora superata – sono evidenti e documentati[8] forti elementi di criticità, quali ad esempio la poca autostima di troppi studenti che, assieme ad una carenza di motivazione in una parte di loro, causano dati allarmanti di dispersione scolastica. Tutto il tema delle povertà educative collegato alle povertà materiali e sociali è esploso facendo emergere preoccupanti prospettive per il futuro.

In un percorso didattico curricolare, stretto tra condizionamenti derivanti da consuetudini programmatiche e didattiche non ancora superate e contesti classe sempre più complessi – ora fortemente condizionati anche da eventi esterni alla scuola – emerge inoltre la mancanza di occasioni per valorizzare gli studenti e le studentesse con talenti di livello eccellente che potrebbero emergere e trainare il contesto classe attraverso metodologie didattiche innovative e trasversali. Come scrivevo poco sopra l’Educazione civica apre uno spiraglio di possibilità anche perché ha acquisito la dignità di disciplina da valutare in forma trasversale.[9]

Il Debate inserito in forme graduali e diverse nel percorso didattico curricolare disciplinare o trasversale di ogni ordine di scuola, rappresenta un’importante opportunità per promuovere, attraverso il suo modello applicativo, la strutturazione di un pensiero dinamico derivante dallo sviluppo di capacità logiche ed argomentative arricchite da spontanee connessioni trasversali e interdisciplinari.[10] La ricerca documentale su cui si fonda la costruzione delle linee argomentative PRO e CONTRO di una Mozione data, promuove la comprensione storica e critica del proprio tempo attraverso la proposta di tematiche attinenti alla contemporaneità. Ne consegue la sedimentazione di atteggiamenti sociali positivi utili allo sviluppo dell’identità personale quali: curiosità, tensione positiva verso l’apprendimento, ascolto attivo, capacità di organizzare e comunicare un pensiero autonomo. La Mozione e la sua ricerca sono dunque un momento fondamentale e fondante per permettere uno sviluppo ordinato, chiaro e competente del dibattito. E’ fondamentale che la Mozione non entri in campi troppo delicati e divisivi, ma attraversi, con una definizione chiara e perfettamente comprensibile, il campo di ricerca, prima ancora di quello delle argomentazioni.

L’ attitudine alla problematizzazione e al pensiero complesso, derivanti da un’esperienza didattica motivante e strutturata quale c’è il Debate, offre un importante contributo all’innovazione metodologica disciplinare, interdisciplinare e trasversale, grazie al potenziamento delle capacità di comunicazione orali e scritte e all’apertura verso idee nuove tramite l’allenamento all’ascolto attivo e alla rielaborazione contenutistica. Risulta fondamentale per il recupero del co-protagonismo cognitivo, il potenziamento della motivazione del singolo tramite la collaborazione del lavoro in team e il nuovo approccio verso i nuclei fondanti disciplinari che diventano occasioni di arricchimento per lo studente e per il docente.  L’attenzione verso fonti documentali articolate, complesse e verificabili (non solo trasmissive) promuove infine la formazione di quella cittadinanza attiva e responsabile (esperenziale ed extraesperenziale) che fonda le basi di un processo di sviluppo del senso civico che diviene vero civismo spendibile in contesto altro

Un ponte tra la conversazione libera attorno ad un argomento e la gara di Debate , senza essere giudicati e dichiarati vincitori o perdenti

Prima di giungere al Debate-gara (che si sviluppa attorno a precisi indicatori, dai quali deriva una dichiarazione netta di vittoria o sconfitta degli oratori) ritengo che gli i discenti debbano allenarsi ad esprimersi oralmente, a dialogare in contesto non competitivo, per essere protagonisti dello sviluppo processuale di un pensiero dinamico pronto ad accogliere anche le sollecitazioni che giungono dai pensieri dei compagni.

Attraverso percorsi didattici appositamente predisposti, il/la docente potrà così condurre gradualmente il gruppo classe verso il Dibattito, dapprima inteso come libero confronto di idee, poi come dialogo semi-strutturato/strutturato con ruoli definiti, fino al Debate inteso come gara con regole precise da rispettare.

Questo passaggio-ponte tra il contesto scuola trasmissivo e il Debate – inteso solo come gara competitiva – è a mio avviso necessario per sviluppare negli studenti il piacere di esprimersi tramite il linguaggio orale e di dialogare in modo sereno, senza essere giudicati e dichiarati vincitori o perdenti.

[1]I due riferimenti principali che voglio indicare sono

Learning to become with the world: education for future survival (Imparare a cambiare con il mondo: educazione per una sopravvivenza futura), UNESCO, 2020. Scaricabile da https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000374032?1=null&queryId=N-EXPLORE-5e0571f5-9523-4e9a-8e25-a40a2cdd9e38. UNESCO per l’educazione, la scienza e la cultura

Learning to be: the world of education today and tomorrow (Imparare ad essere: il mondo dell’educazione di oggi e domani), UNESCO 1972. Scaricabile in https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000223222.

[2] Il concetto di BYOD (Bring You Our Device – Usa lo strumento di tua proprietà) è ormai entrato nel linguaggio comune, sia per essere inglobato nella curricolarità ordinaria, sia per esserne respinto. Non è cosa da poco che uno strumento linguistico così complicato sia entrato nel linguaggio comune.

[3] Una base solida per il Debate: apprendere in “Comunità di ricerca”, www.gessetticolorati.it, www.edscuola.it del 10 dicembre 2019. Il problema era stato affrontato in una ricerca universitaria di largo respiro. Educazione al pensiero complesso attraverso la Kinderphilosophie in una comunità di ricerca, Progetto BRI, in www.uniud/cird.it. 2001, ora in Ricerche nella pratica didattica per la formazione degli Insegnanti. Le quindici ricerche del progetto Borsa di Ricerca per insegnanti a Udine, a cura di Marisa Michelini, Forum, Editrice Universitaria Udinese, Udine 2003.

[4] Il dialogo euristico. Orientamenti operativi per una pedagogia dell’ascolto nella scuola, a cura di Laura Parigi e Franco Lorenzoni, Ricerche Indire, Carocci editore, Roma 2019.

[5] Ritengo fondamentale il rimando a Lev Semënovič Vygotskij e al suo socio costruttivismo. Benché il suo nome sia legato ad un altro momento storico, la teoria dell’apprendimento favorito dallo sviluppo prossimo mi sembra ancora attualissima. Molte anche le traduzioni italiane dei suoi scritti tra cui citerei Immaginazione e creatività nell’età infantile, Roma, Editori Riuniti, 2010, Il processo cognitivo, Torino, Boringhieri, 1980, La Teoria delle emozioni, Roma, L’Albatros 2015.

[6] Legge n° 92 del 20 agosto 2019: Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica. Questa legge ha reso obbligatoria l’educazione civica per almeno 33 ore annue per classe. L’Educazione civica ha una valutazione paritaria rispetto alle altre materie del curricolo.

[7] Un testo di riferimento è certamente Il Debate. Una metodologia per potenziare le competenze chiave, di Letizia Ciganotto, Elena Mosa, Silvia Panzavolta, Ricerche Indire, Carocci, Roma 2021

[8] I dati INVALSI in Italia e le ricerche internazionali annuali che appaiono nella pubblicazione dell’OCSE Education at a Glance sono molto significativi di una tendenza in atto molto preoccupante per una parte significativa della popolazione giovanile europea.

[9] La trasversalità dell’Educazione civica dal punto di vista didattico e da quello valutativo ha messo in evidenti difficoltà quei segmenti di scuola che hanno fatto del disciplinarismo spinto una ragione esistenziale.

[10] Il Debate si sta molto sviluppando in Italia con la duplice scansione di attività didattica spinta verso l’innovazione e l’argomentazione e attività di tipo “sportivo”. Si veda Una nuova Accademia di Debate in Friuli (a cura di Gian Paolo Terravecchia), La Ricerca, Loescher, 27 dicembre 2019 in cui, sollecitata da Gian Paolo Terravecchia, analizzo la questione del presidio culturale e territoriale del Debate. Rimando al sito : https://www.accademiadeadebatefvg.it/ in cui sono contenuti molti materiali didattici e culturali sul Debate sviluppato in funzione didattico-formativa, anche in funzione di possibili competizioni.