Un film storico: L’école buissonière
L’école buissonnière
Un film di Jean Paul Le Chanois del 1949 documenta i primi passi del maestro Célestin Freinet in un paesino delle Alpi provenzali negli anni 20. Il film è un raro esempio del neorealismo francese, abbastanza simile a quello italiano.
Nel 1926 in un piccolo villaggio in Provenza arriva a sostituire l’anziano maestro in pensione M. Pascal, un giovane maestro che ha combattuto nella prima guerra mondiale. Come educatore l’esperienza della guerra con i milioni di morti gli ha lasciato un forte bisogno di lavorare per preparare un mondo diverso reiniziando con i bambini, che sono essi stessi un inizio. I suoi alunni però sono abituati a un metodo autoritario che subiscono passivamente. Pascal-Freinet però li sorprende cambiando radicalmente approccio e basandosi sulla motivazione e sull’ascolto. Ne utilizza così le scoperte, li conduce a compiere osservazioni nella natura, introduce un’organizzazione didattica fondata sulla ricerca, valorizzando così le capacità e gli interessi di ognuno. Riesce così a ottenere la frequenza di Albert, orfano di guerra, un ragazzo pluriripetente che spesso si assentava dalle lezioni, descrittogli dall’autorità comunale come ‘uno scansafatiche presentato tre volte alla licenza elementare, la vergogna del paese’.
Il maestro alla battaglia della Marna è rimasto ferito ad un polmone e non può sostenere a lungo lezioni nozionistiche, che Freinet definiva ‘la scuola della saliva’.
La metodologia che adotta ha quindi il duplice scopo di fare di un limite una risorsa e di garantire il successo formativo a tutti i suoi alunni.
Fin dal primo approccio ne stimola la curiosità: incontrando un gruppo di bambini che giocano sulla sponda di un torrente a costruire un piccolo mulino, dice loro che sfruttandolo si potrebbe produrre corrente elettrica, suscitando il loro stupore.
L’ambiente non è favorevole alle iniziative del maestro, a cui si chiede di ‘raddrizzare’ i bambini adottando punizioni severe come il maestro precedente: usando la bacchetta, chiudendo in uno sgabuzzino buio. Ci vuole ‘un uomo di polso’.
In consiglio comunale ad ogni richiesta di fondi per la scuola si risponde che ‘la scuola è una voragine in cui si perdono i soldi pubblici.’
Al vecchio maestro che gli parla di disciplina, di testi da imparare a memoria, di braccia conserte e piedi allineati, di venti righe da ricopiare ad ogni infrazione, Pascal risponde che non è con le punizioni che si conoscono i ragazzi, ognuno ha una sua personalità ed è compito dell’insegnante trovarla. Non certo con i colpi di bacchetta.
‘Non si può far bere il cavallo che non ha sete’. Frase che costituisce un passo famoso ne ‘I detti di Matteo’ sulla necessitò di creare motivazione attraverso una pedagogia del lavoro.
Il nuovo maestro non mette voti, non vuole che si reciti la lezione a memoria. Si interroga su come suscitare la sete di conoscenza.
Ogni momento della vita dei bambini è occasione per Pascal per riprendere, farli rielaborare, approfondire: il passaggio di una gara ciclistica è lo spunto per ricerche sulla bicicletta e sulla dinamo; una gara di lumache a cui gli alunni si dedicano prima dell’inizio delle lezioni dà l’avvio, attraverso la trascrizione, alla stesura di testi poetici collettivi e a una ricerca sulle lumache.
‘Ci saranno dei detective che faranno delle domande, dei giornalisti che scriveranno i risultati, dei disegnatori che faranno dei disegni, delle incisioni’.
Nasce l’idea di una biblioteca costituita da piccole monografie.
Nascono altre proposte, altri argomenti di ricerca: le conchiglie, i fossili, le tradizioni e le leggende popolari. C’è chi si offre di fare il narratore.
Ogni alunno si propone per una ricerca su argomenti della propria vita o che colpiscono la curiosità: la storia della calzatura, il lavoro del falegname, l’elettricità, la fotografia…
Per fare le inchieste la classe esce in passeggiata. L’ambiente offre mille occasioni di osservazione e di ricerca: la capienza di un bacino, l’estensione dei campi, lo stile della chiesa, lo sfruttamento dell’energia idrica…
Di qui il titolo del film: c’è chi in paese definisce sprezzantemente quelle uscite ‘marinare la scuola’.
Il paese si divide in due partiti, i sostenitori del maestro e dei suoi metodi e coloro che difendono privilegi secolari e accusano Pascal di manipolare i bambini instillando in loro idee rivoluzionarie.
Sono i lavoratori a sostenere Pascal: il barbiere, il calzolaio.
Pascal ha anche avviato la corrispondenza con una classe della Bretagna, all’altro capo della Francia. Lo scambio di conoscenze sui due ambienti offre la possibilità di lezioni di geografia e storia vive e incancellabili.
Quando arriva il primo pacco dai corrispondenti di Trégunc, in Bretagna, contenente una copia del giornalino ‘Il menhir’, le conchiglie (‘che fanno sentire il mare’), le gallette e le crepes bretoni, l’emozione è forte. Lo stesso postino viene coinvolto. Pascal pronuncia la frase che nella realtà è stata detta da Freinet: ‘Ragazzi miei, non siamo più soli!’.
La classe dei corrispondenti adotta evidentemente la stessa metodologia del maestro provenzale, il maestro ha trovato il contatto attraverso il circuito degli aderenti all’ICEM, il movimento Freinet francese e alla Ecole Moderne di Cannes. Nel film Pascal accenna a una coppia di insegnanti-evidentemente i Freinet- da cui ha attinto le idee che realizza a scuola e da cui riceve incoraggiamenti e consigli.
Scorrendo il giornalino i ragazzi identificano con orgoglio lo stesso procedimento seguito da loro: ‘erano libriccini come i nostri, scritti e stampati da tutta la classe, come facciamo noi.’
Il lavoro della classe si fa sempre più articolato grazie all’introduzione della macchina da scrivere, della tipografia, della macchina fotografica, delle tecnologie allora a disposizione.
La possibilità di stampare suggerisce di fare dei libri. Il lavoro dev’essere organizzato. Ognuno ha un compito preciso, dettare, cercare i caratteri, collocarli nel compositoio, controllare la correttezza, incidere su linoleum, inchiostrare, stampare, confezionare le copie, rilegare…
Il proprietario terriero conosciuto come l’innovatore per le migliorie che introduce nei suoi possedimenti, a cui si rivolge Pascal per un aiuto economico, respinge la richiesta: ‘Lei è un apostolo nel suo genere, un mercante di paradiso. Ma io non sono un filantropo, né un credulone. Perché dovrei dare dei soldi per insegnare ai figli dei miei contadini a diventare degli intellettuali? Io ho bisogno di contadini e operai. Un po’ di storia e geografia, le quattro operazioni, altrimenti vogliono diventare tutti dei signori.’
Ma la solidarietà popolare consente di superare l’impasse: il barbiere mette a disposizione pacchi di vecchie schede elettorali sul cui retro si può stampare.
Ora in classe molti testi attendono la stampa, e Pascal chiede agli alunni di scegliere i testi da stampare giornalmente, dal momento che non tutti possono essere stampati in una sola volta. La discussione è vivace, non tutti accettano di rinunciare. Si vota.
I ragazzi si affacciano alla vita democratica, fanno esperienza di cittadinanza.
Il primo libretto è pronto e viene venduto, così da potere con il ricavato acquistare carta e inchiostro. La cooperativa della classe è installata con le sue esigenze di rendicontazione, di bilancio, di impiego oculato del denaro.
La diffusione in paese del libretto non passa inosservata ai reazionari, sindaco in testa. Viene proposta la revoca della nomina o il trasferimento di Pascal che sottrae i bambini alle famiglie e-inaudito-‘ li fa votare’.
Pascal, forte dell’appoggio dei genitori contadini e artigiani, chiede di terminare l’anno promettendo che saranno tutti promossi all’esame di licenza compreso Albert, il ‘ribelle’.
Che, sentendosi sostenuto dalla fiducia che il maestro gli dimostra, si guadagna il diploma parlando dei diritti dell’uomo di cui Pascal ha fatto cenno durante dei momenti particolarmente conflittuali con lui.
Albert ora frequenta regolarmente, ma sente su di sé tutto il peso della responsabilità. Lo deve al maestro.
Nel corso dell’esame Albert risponde positivamente a tutte le domande tranne a quelle di storia. In particolare non conosce la data delle battaglie di Azincourt e di Waterloo. Ma il suo exploit finale sui Diritti dell’uomo, in quanto vissuto direttamente intensamente, fa cadere le resistenze degli esaminatori (cfr. il testo alla voce ‘Cittadinanza’ in questo alfabetiere della pedagogia Freinet).
Rapporti con allievi particolarmente conflittuali e distruttivi hanno segnato la vita di tante classi, ma il modo in cui il maestro Pascal conquista la fiducia del ragazzo trattandolo come un suo pari, attribuendogli degli incarichi, facendogli avere un ruolo attivo nella classe vince diffidenze e resistenze. A fronte delle molte, troppe segnalazioni di alunni ‘ADHD’ disporre di strategie pedagogiche alternative ai sedativi è urgente. E’ urgente riconsegnare la pedagogia agli insegnanti.
Pascal, sospeso dall’insegnamento su pressione delle autorità del paese, grazie all’appoggio di 50 genitori e all’esito favorevole agli esami dell’intera classe, viene riammesso. Genitori che hanno scoperto un nuovo modo di rendere la scuola attraente e attiva, una scuola del lavoro effettuato con gioia, una scuola che coglie dalla realtà circostante tutto ciò che può consentire di acquisire delle conoscenze in tutti gli ambiti, dalle scienze alla storia alla geografia all’arte, affrontando tutti gli ambiti della conoscenza umana. Una scuola moderna che supera i confini dell’aula e della scuola per avventurarsi nel mondo.
Non è in realtà andata così per Freinet a Bar-sur.Loup dove, minacciato da squadre fasciste, è costretto a fuggire per dedicarsi a costruire una propria scuola a Vence.
Freinet non fu completamente soddisfatto della realizzazione, alcune scene non lo convincevano, nonostante la consulenza e la revisione della sceneggiatura da parte di Elise ci furono tagli e inserimenti, ma considerò comunque che lo scopo era quello di far conoscere e diffondere la scuola moderna in Francia e nel mondo, quindi si trattava di un bene pìù grande a favore dei bambini e delle classi più umili e così rinunciò a rivendicazioni.
Il film, accanto ad altri che successivamente presentano le tecniche Freinet, merita di esser visto ancora oggi così come ‘Il dottor Korczak’ di A. Vajda (1990), ‘ La lengua de las mariposas’ di J. L. Cuerda (1999), ‘Anna dei miracoli’ di A. Penn del 1962, ‘Non uno di meno’ di Zhang Yimou del 1999, ‘Essere e avere’ di N. Philibert (2002), ‘L’attimo fuggente’ di P. Weir (1989), ‘La scuola’ di D. Luchetti (1985) ed altri che hanno consegnato all’opinione pubblica un’immagine dell’importanza dell’educazione e della scuola non banale e stereotipata come purtroppo altri più ‘facili’ hanno fatto.
L’école buissonnière è reperibile presso l’archivio di Rai 3 in edizione francese con sottotitoli in italiano. L’intero copione del film venne tradotto da un gruppo di insegnanti Freinet di diversi paesi durante la XXX Ridef (rencontre internationale des éducateurs Freinet) a Reggio Emilia nel 2014. La traduzione dell’intera sceneggiatura in italiano a cura di B. Bramini, M. Geninatti, C. Marengo, N. Vretenar (MCE) può essere richiesta a Leonardo Leonetti leonardo.leonetti@tin.it. Per richiedere il numero speciale della rivista dell’associazione dedicata al film in occorrenza del cinquantenario della morte di Freinet (Bulletin des Amis de Freinet et de son mouvement n. 100/2017) scrivere all’associazione ‘Amis de Freinet’ https://asso-amis-de-freinet.org
NOTA
Célestin Freinet, a partire dagli anni ’20, da giovane maestro nella scuola primaria pubblica francese, cerca di dar vita a una scuola non elitaria, non selettiva, non autoritaria: una scuola per tutti/e, laica, tesa al riscatto socioculturale del popolo.
Introduce in classe la tipografia e la stampa, avvia la corrispondenza e la cooperativa scolastica per stimolare l’autonomia, l’espressione e la circolazione del pensiero dei bambini e delle bambine, anche di quelli/e delle classi più umili.
Consolida i rapporti con una cerchia sempre più ampia di insegnanti con cui si confronta e con cui fonda la cooperativa C.E.L. (Cooperative de l’Einseignement Laic ) che inizia a produrre materiali per modernizzare la scuola del popolo.
Dà vita alla Bibliothèque de travail (collana di monografie tematiche per insegnanti) e fonda una Rivista, ‘L’éducateur prolétarien’.
La sua pedagogia si diffonde anche fuori dalla Francia, ma suscita la reazione delle autorità che decretano per Freinet il trasferimento d’ufficio.
Il maestro si dimette, allora, dall’insegnamento statale e nel 1935 inaugura, con la moglie Elise, una scuola cooperativa a Vence, sostenuta anche dalla solidarietà di diverse organizzazioni operaie.