Inclusione scolastica: quale formazione e con quali strumenti

   Invia l'articolo in formato PDF   
image_pdfimage_print

di Redazione

Un interessante confronto con tre esperti di disabilità, di governance e di relazioni sindacali sulle 25 ore di formazione, per tutti gli insegnanti, dedicate all’inclusione scolastica.
Raffaele Iosa, Franco De Anna e Massimo Nutini si dicono convinti che il diritto all’inclusione prevale sulle questioni sindacali e, quindi, sulla legittimità delle previsione secondo la quale la formazione è stata definita obbligatoria, come peraltro lo è quella sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla privacy.
Dai loro interventi, però, emergono anche spazi per una ricomposizione con le posizioni dei sindacati in quanto non si esclude che momenti di progettazione su casi concreti possano essere ricompresi nelle 25 ore e neppure che parte di tali ore possano essere postate all’anno successivo.
La preoccupazione principale dei tre esperti, però, non è connessa alle questioni sollevate dai sindacati, che vengono considerate addirittura svianti rispetto ai temi prioritari.

La questione principale è la riflessione su come realizzare una formazione così su larga scala che sia veramente efficace per promuovere una didattica inclusiva.
Per questo è necessaria una formazione che non si riduca agli aspetti normativi ma che entri nel cuore dei temi di carattere pedagogico e culturale; una formazione che coinvolga tutto il personale e che sia capace di trovare momenti anche con gli assistenti educatori degli enti locali e con i collaboratori scolastici.

Una formazione che non dovrebbe essere una tantum ma che dovrebbe ripetersi ogni anni. Una formazione per la quale sia lascito ampio spazio all’autonomia delle istituzioni scolastiche e che si possa intrecciare con casi specifici, con la progettazione, la realizzazione e la verifica di percorsi formativi, che preveda l’utilizzo di esperti presenti sul territorio, per affrontare casi concreti e per programmare risposte adeguate, a cominciare dagli esperti che potrebbero essere messi a disposizione, senza costi, dalle ASL e degli enti locali