Giancarlo Cerini se n’è andato, in punta dei piedi

Una foto recente di Giancarlo Cerini, per gentile concessione di Raffaele Iosa

di Cinzia Mion

Ciao Giancarlo, un groppo in gola mi toglie il respiro e mi impedisce di parlare ma ti sto pensando senza tregua da quando ho saputo che te ne sei andato.
Anzi ti sto pensando intensamente e con apprensione da quando ti sei ammalato. Da quando ho saputo che eri ricoverato nello stesso reparto dov’era a suo tempo Beatrice…
Un pensiero costante che ogni tanto si coaugulava in messaggini senza risposta. Qualche volta Loretta , cui mi rivolgevo quando l’ansia era insopportabile, mi dava notizie, quasi mai rassicuranti. Ad un certo punto la ripresa, sia pur cauta, la ricomparsa in pubblico…le tue foto con il viso scavato, la barba bianca inusuale, l’aspetto da asceta. Avevi un sorriso dolce come se ti scusassi di averci preoccupato.

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Ciao Giancarlo, amico e fratello di una vita per i bambini

Giancarlo Cerini a Ivrea il 3 marzo 2017 nel corso di un convegno sul sistema 0-6 organizzato dalla nostra Associazione

di Raffaele Iosa 

Caro Giancarlo
E così ieri, dopo un periodo di lotta coraggiosa al male ci hai lasciato per sempre attoniti e sconcertati. Se esiste l’al di la ti vedo passeggiare con il tuo caracollare a larghi passi a parlare con la tua ritrovata Beatrice.
A raccontarle dei tuo nipoti suoi figli dei quali io e te parlavamo spesso.
Nelle ultime nostre telefonate dall’ospedale sentivo e ammiravo la tua inesauribile voglia di vivere, scrivere, non fermarsi mai a pensare e dire della scuola. Quando finiva la telefonata piangevo. L’ultima foto che mi hai mandato, magro come un chiodo e la barba da frate cappuccino la terrò per sempre.
Eppure fino all’ultimo hai scritto, scritto e parlato. Indimenticabile la tua gioia di un webinar con Bianchi sullo 0-6 cui hai dedicato amore e passione nei tuoi ultimi giorni, ma anche arrabbiato perché pareva interessare pochi. Ho avuto la fortuna di averti collega e fraterno amico per 30 anni.
Quanti ricordi, quante scintille fraterne tra noi sul fare della scuola, quanti improbabili panini abbuffati al volo in tante stazioni o grill d’Italia. Di te ammiravo invidioso la cura dei pensieri di tutti, con quegli appunti che prendevi con scrittura minuta, con frecce e numeri, per dare un senso al discorrere caotico di un pensare pedagogico sempre più incerto di quest’ultimi anni. Il tuo continuo scrivere, girare, parlare aveva il senso della frenesia generosa di un maestro innamorato della pedagogia, o meglio dei bambini. Il tuo senso civile di un lavoro nobile e arduo era totale. Ma non dimenticherò mai quanto ci spataccavamo dal ridere a raccontarci quando eravamo ragazzini figli del popolo, tu e Floriano a fare il garzone di un barbiere, io di un fruttivendolo.
La vita ci ha incrociato e la ringrazio di avermi donato la nostra fratellanza.
Grazie di essere stato così.
Semplicemente.
Con un affetto oltre la vita è la morte.
Per sempre nel mio cuore.

In questo video l’intervista che gli facemmo il 3 marzo 2017
(il video girato all’epoca era pessimo, e così in fase di montaggio venne sostituito con una “galleria” di sue immagini)

A scuola senza rete di protezione. Il difficile mestiere di insegnare

di Raimondo Giunta

“Gli insegnanti sono rimandati solo al loro carisma personale. Lavorano senza rete di protezione e senza chiaro mandato istituzionale. La società non sta più dietro di loro a cominciare dalla loro amministrazione. E’ questo che scatena la crisi dell’autorità nella scuola: gli insegnanti sono là a nome di una collettività che non riconosce il ruolo che esercitano” (Marcel Guachet).

Nemmeno nei lunghi e non ancora terminati mesi della pandemia, pur essendosi constatato quanto siano importanti per gli equilibri sociali della nazione la presenza e il lavoro degli insegnanti, si è riusciti a saldare la frattura tra loro e la società e motivi per arrivarci ce ne sarebbero, a cominciare dall’impegno che ci hanno messo per tenere in piedi uno straccio di continuità del rapporto educativo. Impegno e lavoro che non possono essere scalfiti da episodi come quello della studentessa bendata in una verifica orale a distanza.
Quello che gli insegnanti hanno fatto e stanno facendo nei tanti giorni difficili della pandemia dovrebbe restare nella memoria degli alunni e in quella delle loro famiglie.
La considerazione pubblica degli insegnanti e della scuola se in giro ci fosse un po’ di serietà, dovrebbe tenere conto solo di tutto questo.
Tutti dovrebbero ricordare quanta passione, quanta intelligenza e quanta fatica ci sono volute per tenere in piedi un’istituzione fondamentale per l’intera comunità.

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Didattica a distanza e interrogazioni bendate

di Cosimo Quero

Ci é dato assistere a delle stranezze … ed altre … pedagogiche, come la docente che interroga l’alunna a distanza, dopo averla invitata a bendarsi !

Se con l’interrogazione ci limitiamo a controllare| misurare la MEMORIZZAZIONE spesso acritica, ci starebbero anche … misure di natura poliziesca.

Se però il controllo/interrogazione vuole testare le capacità, l’intelligenza dei saperi, la comprensione, l’applicazione, il collegamento, et similia, l’esame critico dei saperi, allora non serve l’atteggiamento docente inquisitorio e … abbastanza ilare.

La DAD comporta modifiche  comportamentali anche sul versante docente.
I Consigli di classe, i Collegi dei docenti, con la guida del Dirigente scolastico, mi chiedo, non concordano gli atteggiamenti pedagogici comuni, da tenere per un minimo di collegamento valutativo, per prevenire le discrasie e le divergenze di valutazione ?
Personalmente ho sperimentato modalità valutative molto più “produttive”, coinvolgenti, motivanti.

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Riapertura delle scuole, la buona decisione dell’AltoAdige

Stefaneldi Gianfranco Scialpi

Riapertura delle scuole. Come nei mesi precedenti, illudendosi che lo scenario sia cambiato.
In Alto Adige si decide un’altra strada. Inizialmente è stata contestata. Rappresenta una variante allo scudo Azzolina, che aumenta la sicurezza.

 

Riapertura delle scuole, dall’Alto Adige arriva una buona notizia

Riapertura delle scuole. E’ lo slogan di questo annus horribilis. Spesso però è proposto con soluzioni che non possono essere attuate nel corso di quest’anno scolastico. Penso ad esempio all’abolizione delle classi pollaio o all’adeguamento e/o costruzione di nuovi edifici.
Rispetto a qualche mese fa lo scenario è cambiato per via della variante inglese. Per far fronte
all’evoluzione del virus che colpisce anche i più piccoli, qualche settimana fa si è proposto un
screening preventivo e settimanale per tutti gli alunni e studenti.
Il premier Draghi non ha accolto la proposta, lasciando però aperta la possibilità di effettuare i test a campione. Sta di fatto che la proposta anche nella sua versione minimale non risulta contenuta nell’ultimo decreto.
Dall’Alto Adige arriva una buona notizia. Si legge: “A partire da mercoledì 7 aprile, infatti,
nelle scuole elementari e medie è prevista la ripartenza delle lezioni in presenza. Queste, però,
saranno garantite per coloro che parteciperanno al progetto sperimentale di
screening dell’Azienda sanitaria. Coloro che non parteciperanno allo screening potranno
continuare a seguire le attività didattiche e scolastiche in modalità a distanza. Il progetto dei test a
scuola in via sperimentale aveva preso il via ad inizio di marzo con gli autotest antigenici nasali in
11 scuole elementari di lingua tedesca e in 3 di lingua ladina. scettica è stata la posizione espressa
dalla Scuola italiana”.
Il fine è quello di intercettare soprattutto gli asintomatici.

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L’idea di Brunetta sui concorsi, ovvero come affossare del tutto la scuola pubblica

di Cinzia Mion

Si sta discettando in giro della cosiddetta proposta Brunetta intorno ai concorsi pubblici.
Pare che questo “pateracchio”, definito proposta, abbia la funzione di “sbloccare” i concorsi già a bando, e non completati, insediando competenti commissioni esterne…
Beh se è vero quello che riporta la stampa “Dio ce ne scampi e liberi”.
Io faccio riferimento qui ai concorsi della scuola.

Per quel che è dato sapere sembra che il progetto di avviare una sanatoria più o meno camuffata (qualcuno nega che lo sia ma non c’è da fidarsi) stia per essere portato a termine.
Si sa che non si può sputare su un buon numero di voti “leghisti” o su un altrettanto buon numero di tessere….Oddio, mi è scappato….Ma si sa “che a pensar male…” diceva qualcuno che se ne intendeva!
E’ il medesimo sistema di quello inaugurato (quanti anni fa?) dal Ministro Malfatti come sanatoria per i precari. Ed insieme a questo vulnus, destinato purtroppo a ripetersi, a quel tempo è stato anche varato un patto “implicito”, scellerato: “ti chiedo poco e ti do poco”!
Da quel momento la professione dell’insegnante è diventata poco appetibile per il genere maschile con conseguente progressiva femminilizzazione del ruolo docente e relativa mancanza di positivi modelli identitari maschili per bambini e adolescenti..
Oggi la sanatoria cui facevo riferimento possiamo benissimo chiamarla CONDONO.
Vi richiama alla mente qualcosa? Soltanto molto più grave e discutibile perché consumato alle spese della Scuola.

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Patti territoriali per la formazione: la cassetta degli attrezzi

Stefaneldi Raffaele Iosa e Massimo Nutini

 Indicazioni metodologiche, operative e amministrative sull’ampliamento dell’offerta formativa, sulla progettazione, la coprogettazione e la gestione, per la prossima estate educativa.

1. La progettazione della scuola per il ristoro educativo

1.1. Progettare in libertà

Lo sanno bene gli insegnanti saggi: un progetto educativo segue sempre un’idea e un fine. C’è la scuola, il mondo attorno, uno spazio, un tempo… e dentro ci sono loro: le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi.
Un progetto educativo mette in gioco tutto e tutti, non si rivolge a un pezzetto. Ecco perché i modelli predeterminati, i moduli prestabiliti o i progetti acquistati chiavi in mano ci stanno sempre stretti.
La schematizzazione non si adatta all’educazione. La grande intelligenza abbraccia, la piccola discrimina (Chuang-tzu in Zhuang-zi). Ecco perché l’insegnamento ha il dovere deontologico di essere libero (al pari dell’arte e della scienza).
Per la prossima estate e per il rientro a scuola a settembre progettiamo dunque in libertà e rifiutiamoci di progettare su carta millimetrata. 

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