La notizia l’ho letta solo stamattina. Stavo infatti scrivendo per lui un articolo che mi aveva chiesto per il numero di luglio-agosto di Rivista della Istruzione.
È stato un colpo di quelli che fanno male. Come ho potuto avvertire anche nei messaggi delle amiche e amici con cui si è voluto condividere un pensiero per lui.
Mi piace ricordarlo attraverso una sua lettera del mese scorso – scritta nel pieno delle urgenze della sua malattia che lo affliggeva da tempo – nella quale si coglie immediatamente la concretezza dei suoi interessi professionali (che per lui erano anche esistenziali, ma mai ossessivi); l’attenzione ‘militante’ al mestiere dell’insegnante e alla necessità di valorizzarne il merito come valore che genera la qualità del fare scuola, ma anche l’occhio vigile al ‘contesto’ e alle condizioni che ne favoriscono l’impegno; un modo di guardare ai problemi cercando di vedere sempre l’oltre, come luogo dell’approdo alla soluzione che possa funzionare; la condivisione come cifra della scuola democratica.
(…) Io sono a casa e mi muovo tra alti e bassi e con effetti collaterali non desiderabili. Tant’è, andiamo avanti.
Ti scrivo per chiederti una collaborazione di scrittura per il numero monografico 4/2021 (luglio agosto 2021, ma viene preparato ad inizio maggio p.v.) dove vorrei smuovere le acque sulla questione controversa della “carriera docente” con contributi di diverso taglio culturale e orientamento, su varie dimensioni (professionali, contrattuali, giuridiche, organizzative).
Vedo che il dibattito oscilla tra i tentativi qualitativi di riconoscere e apprezzare il merito (ma con una storia di fallimenti: dal concorsone alla 107) e la strategia, però non ben strutturata del middle management o funzioni intermedie.
Forse ci vorrà un mix delle due linee di lavoro, viste anche le resistenze sindacali.
A te chiederei di entrare nel tema delle figure intermedie, che sono viste anche come possibile sviluppo di carriera se meglio profilate e strutturate. Il tema si lega bene anche allo sviluppo organizzativo e didattico dell’autonomia. Però ti chiederei: è sufficiente “premiare” chi dedica più tempo e impegno (anche nuove competenze) a presidiare fuori dalla classe alcuni snodi organizzativi della scuola. E il docente che si spende per una buona didattica, certo in una dimensione condivisa, ma con il focus sull’insegnamento-apprendimento dei propri allievi.
Per questo ho messo provvisoriamente nel menabò un titolo ironico: La via “breve” delle figure intermedie.
Che ne dici?
Si tratta delle classiche 12-14.000 battute. La scadenza è fine aprile, con possibilità di sfondare ai primi giorni di maggio.
Spero che tu accolga la proposta. (…)
Grazie Giancarlo