di Raimondo Giunta
- Non si va molto lontano dalla realtà se si dice che fuori dalla scuola non ci si pone molti problemi su come debba essere esercitata la valutazione a scuola, né ci si domanda se addirittura si possa praticarla in modo diverso nei vari gradi dell’istruzione.
Fuori dalla scuola è convinzione largamente accettata che in fatto di valutazione oltre quella che distingue e seleziona non possa esserci nulla di serio e che quella numerica non abbia rivali in termini di chiarezza e di precisione.
Anzi si pensa che sarebbe tanto di guadagnato se gli alunni fin da piccoli venissero abituati ad essere giudicati ed educati a dare il meglio di sé e ad eccellere. A misurarsi e a competere con gli altri, perché la vita è una lotta continua e a questo bisogna prepararli, in modo che quando sarà il momento di incominciare a prendersi qualche responsabilità possano essere pronti e armati di tutto punto.
- Nell’opinione pubblica si pretende serietà e questa viene accompagnata dalla richiesta di rigore nelle valutazioni; non a caso si accolgono favorevolmente tutte le campagne contro le promozioni facili, dalla primaria alla secondaria superiore.
Di mezzo c’è ancora il valore legale del titolo di studio e si pensa che solo la severità in sede di valutazione possa salvaguardarlo, per potere ancora riconoscerne gli effetti per gli impieghi pubblici e sociali ai quali si può accedere. Ne deriva una forte ed evidente insensibilità verso certe forme di esclusione sociale che possono scaturire dal modo in cui viene esercitata la valutazione.
Non possono essere tutti dottori…I risultati scolastici, racchiusi in un titolo di studio, che meritano di essere apprezzati sono solo quelli per i quali si può dichiarare la loro adeguatezza agli standard delle professioni, delle attività e dei mestieri che si possono esercitare e ai quali si può accedere. Per questo genere di valutazione l’unico interesse che può esserci, di parte o pubblico, è che venga fatta in modo trasparente e con regole concordate e fatte conoscere.
- L’altro genere di valutazione, quella formativa, è una questione per ora tutta interna alla scuola e raramente fuoriesce dai confini scolastici. Una pratica intra-moenia che ha valore esclusivamente educativo e in genere in questo modo funziona solo in quelle scuole che si obbligano a fare crescere bene ogni alunno e a non lasciare indietro nessuno.
Una pratica alla quale nessuno fuori dalla scuola darà un valore, anche se potrà consegnare alla società una persona ben-educata e non priva di competenze.
Facciomocene una ragione. I sistemi di valutazione non hanno una propria ed autonoma esistenza, né tantomeno hanno la forza di determinare da soli il corso degli eventi a scuola. Sono funzionali al rapporto che il sistema di istruzione deve/vuole allacciare con la società e con il mondo del lavoro. Sono funzionali ai risultati che in un dato momento la società, attraverso gli organi che la governano, chiedono alla scuola; risultati in termini di conoscenze, di competenze e anche di attitudini. C’è del cinismo in’ questo un vincolo da rispettare e che può strozzare, indebolire, vanificare non poche buone prassi pedagogiche. D’altra parte non credo che si possa sottovalutare il fatto che la valutazione formativa entri nella legislazione scolastica nel ’77 con la legge n. 517, in quegli anni settanta che hanno visto la nascita dello Statuto dei diritti dei lavoratori, della legge del divorzio, degli organi collegiali nella scuola, della delega dei poteri alle regioni e agli enti locali e della legge dell’aborto.
In quegli anni, se non viene l’itterizia, successivi al ’68.
Una profonda trasformazione della società, cioè, precede e accompagna una preziosa innovazione pedagogica e culturale. Da sola la valutazione formativa non ce l’avrebbe fatta e da sola rischia di essere fragile e incompresa.
- La scuola è una costruzione sociale che deve periodicamente chiedersi le ragioni del suo esserci. Niente di quello che fa può essere dato per definitivo e per scontato.
Perché continui ad esserci dipende da quello che necessariamente è tenuta a fare per tutti e di cui tutti o molti siano convinti.
Il destino della valutazione formativa nella scuola primaria e la sua eventuale estensione nella secondaria dipendono innanzitutto dal modo in cui sarà praticata a partire da domani e poi dalla crescita della sua condivisione presso l’opinione pubblica. Vaste programme…