di Rodolfo Marchisio Premetto che sarà un articolo impopolare. Seguo il mondo della scuola dal 1955 in assoluto, dal 1969 come docente e poi – 1982- formatore. Seguo 3 quotidiani online e 3 riviste specializzate ogni giorno. Ogni giorno articoli sulla scuola con titoli allarmanti – per parole chiave spesso drammatiche “i docenti fragili non vogliono tornare in classe” con foto di doc accasciato- cui spesso non corrisponde un contenuto coerente, anzi talora l’opposto. Recentemente tra l’altro l’età dei docenti (ma le definizioni finora non parlavano di età = fragilità) e dei loro timori. Scopriamo adesso l’età dei docenti? Risponde a stretto giro comunque l’ISS sulle criticità sanitarie. Ieri i trasporti con una assurda conferenza EELL e Governo in cui tutto sembra funzionare salvo poi, accesi i microfoni dei giornalisti, lanciare appelli e minacce da parte degli EELL. Forse è rimandato il problema. Premetto che non approvo l’atteggiamento del MI (ma questo accade spesso) ma questo pericoloso gioco di nervi, questo ping pong pur comprensibile in relazione alla situazione, penso abbia aspetti su cui riflettere. Credo che la situazione della scuola e della sua riapertura sia molto molto complessa, ma risenta anche di aggravanti non sempre inevitabili.
- Un MI che ha parlato troppo, comunicando male, talora contraddicendosi e creando confusione. Soprattutto perdendo tempo. Compito (non facile) del MI era di costruire un quadro generale, anche a protezione delle situazioni più deboli e della scuola “a macchia di leopardo” e di fornire strumenti: ad es una piattaforma unica per tutti controllata dal “pubblico”, gratuita come in Francia, visti anche i 3 richiami del garante della privacy sulla scuola in mano a Google – da oggi anche università stile CEPU – ed ai Gafam. Ma anche linee guida entro cui le scuole potessero costruire, contestualizzando, in autonomia. Invece è stato un botta e risposta di problema <–> linee guida. Un puzzle da ricostruire. Vedi ora Call MI e Promemoria per DS e scuole su quanto va fatto.
- Una scuola cui sono stati tolti ca 10 miliardi in 3 riforme tra organici e fondi era già una scuola debole prima, che ha comunque tenuto botta (nel bene e nel male, ne abbiamo discusso per mesi) al picco della crisi. Lo sapevamo già. Resta da chiarire se i vari fondi, non pochi, ma arrivati a rate, in risposta ad un singolo problema, non all’interno di un quadro complessivo, saranno spesi bene o se saranno solo una pezza che tiene per un anno. Tanti soldi così non li vedremo più e quindi sarebbe utile progettare la scuola della crisi pensando anche alla scuola del futuro.
- La “narrazione” che ne fanno giornali, TV, riviste online, dibattiti (non si è mai parlato tanto di scuola), spesso contraddittoria, ma anche più utile a vendersi sparando titoli allarmanti o a mettersi in mostra come presunti esperti che a raccontare e capire quello che avviene. Troppo rumore è uguale a meno informazione, più confusione, più paura. Il compito di esperti e giornalisti responsabili sarebbe di mediare e selezionare le notizie.
- La aspettativa di alcuni (famiglie e docenti in primis) che tutto fosse a posto prima di cominciare, aspettativa rassicurante e comprensibile, ma non realistica considerando la complessità dei problemi, ma anche la precarietà della situazione: a che punto sarà la epidemia fra 15 gg e poi fra 1 mese e 3 mesi? Il covid, con cui dovremo convivere ancora mediamente a lungo ci deve insegnare che non c’è la normalità del prima a cui tornare e non c’è una situazione certa da cui partire. Per cui meglio essere pronti a novità, speriamo buone, a flessibilità ed aggiustamenti. Un puzzle da finire di comporre. Un laboratorio di cittadinanza agita per tutti.
- L’intervento di più attori (EELL e Associazioni) ha aiutato a decentrare compiti e districare la matassa. Ma la democrazia (e la sua “deformazione” mediatica/digitale: “dare la parola a tutti” specie attraverso la rete, è un bene o un problema si chiedeva U. Eco) impone poi che ognuno dica la sua e si facciano mediazioni che sono lo strumento della democrazia. Siamo da capo.
- Poi ci sono le elezioni e Ministri e Governatori devono distinguersi. Vedi proclami, conflitti. Campagne elettorali squallide sul Covid e sulla scuola, sondaggi fascioleghisti sulla ministra (ovvio donna) peggiore. Se ci andate, leggete i commenti violenti rozzi e da denunciare di chi vuole chiedere le dimissioni “a nome del popolo italiano”. Non a nome mio, ovvio.
- Alternativa la Cina, dove decide il governo o meglio il dittatore quando comincia la pandemia, quando finisce, quando e in quanto tempo si costruiscono ospedali e scuole; fino a rifarsi una faccia (siamo prossimi al Comitato Centrale l’unico che può mettere in dubbio il dittatore) inviando medici e mascherine agli altri come segnale di superato pericolo interno; facendo un sacco di vittime dirette o indirette. Si fa prima a decidere, ma a quale prezzo.