Dopo i mesi della quarantena si è cominciato a sperare, anche contro le evidenze dei fatti, che a settembre tutto sarebbe tornato come prima.
Una speranza ed una necessità, perchè bisogna tornare tutti al lavoro; si dice sempre più spesso che si muore anche di crisi economica, e se tutti si torna al lavoro le scuole per forza devono riaprire i battenti e lavorare a pieno ritmo.
Nessuna società moderna si può permettere di tenere le scuole chiuse. Questo è un dato di fatto insuperabile e non c’è idea di scuola e di educazione che lo possa ignorare.
Il problema allora è questo: ci sono le condizioni per riprendere in sicurezza le attività didattiche?
Ho più volte detto sulla base della mia esperienza amministrativa e di preside che a settembre non sarebbe stato facile ricominciare e che ci si sarebbe trovati per forza di cose in molteplici situazioni di precarietà per la mancanza di nuove aule, per l’assenza dei piani locali dei trasporti, per l’indisponibilità immediata degli arredi che servono e perchè no, anche per la difficoltà di avere in servizio il personale scolastico necessario.
Ho detto e lo ripeto che anche lavorando notte e giorno sarebbe stato difficile riuscirci, perchè la soluzione del problema è in capo a istituzioni che hanno tempi e mezzi diversi per arrivarci.
Faccio un esempio.
Le graduatorie dei supplenti ancora non sono state pubblicate e quando lo saranno dovranno essere concessi a chi ha fatto domanda i giorni utili per avanzare reclamo, se non ha avuto riconosciuto il punteggio che gli spettava.
E’ probabile, quindi, che a ai primi settembre non possano essere fatte le nomine per sostituire gli insegnanti andati in pensione e per coprire i posti resi necessari per garantire le misure di sicurezza a scuola.
Ma a settembre non dovrebbero avere inizio le attività di recupero dedicate agli studenti che sono passati ope legis all’anno successivo?
Non essendosi adoperato il linguaggio della prudenza ,non avendo fatto conoscere le difficoltà vere che bisognava affrontare si sono alimentate speranze ingiustificate sulla riapertura delle scuole e si sono create proprio per questo le condizioni per un gioco perverso di reciproco discarico di responsabilità, quando ciò che si sperava e si è promesso sarà molto diverso da quanto nella realtà ci sarà scuola per scuola.
Si è ancora in tempo per rimediare e per rimettere nel giusto verso le cose.
Dipende dalla buona volontà di tutti i soggetti che hanno competenze sulla soluzione dei problemi della scuola e dal loro impegno a trovare i rimedi possibili caso per caso nel dovuto spirito di servizio e come generoso contributo al mantenimento degli equilibri sociali delle comunità di cui fanno parte. Credo che una condizione imprescindibile per avere questo risultato sia quella di accogliere la richiesta di discaricare i dirigenti dalle responsabilità penali per fatti relativi a casi di epidemia riscontrati nelle scuole.
Anzi e lo dico a voce alta e convinta che sarebbe l’occasione giusta per farla finita con l’idiozia di considerare il dirigente scolastico datore di lavoro.