- In giro ci sono tante idee di scuola, ognuna delle quali ha il proprio seguito di fedeli.
C’è quella che hanno gli insegnanti, che grosso modo ricalca l’esperienza che hanno fatto anche da studenti, ma debitamente integrata con le correzioni che la diversità dei tempi reclama.
Un’idea che finisce in genere per esaltare la scuola che “forma” e ”dà cultura”; una scuola che trova compimento nell’Università e che procura un’occupazione stabile e decorosa. - C’è quella di cui sono convinte tantissime famiglie; a loro interessa una scuola breve, senza tante pretese culturali, disciplinata al punto giusto anche per sovvenire alle loro difficoltà educative, tutta proiettata sulle opportunità di lavoro. Sono le famiglie che non si possono permettere lunghi percorsi di studio per i propri figli e che a volte vedono di malocchio il prolungamento dell’obbligo scolastico fino a 15 anni. Ma il mondo è vario e ricco di sorprese, perchè ci sono anche quelli che vogliono una scuola lunga, distintiva, distanziante e censitaria nella popolazione che la deve frequentare e nel curriculum; è gente che non ha problemi per l’avvenire dei propri pargoli e dalla posizione sociale inattaccabile da qualsiasi crisi economica.
- Alla scuola che crea e alimenta distanze sociali si oppone quella ugualitaria, che dovrebbe dare a tutti una chance proporzionata ai meriti individuali, che soccorre gli alunni in difficoltà, creatrice di buoni costumi e di attiva cittadinanza; ricca di passioni umane, sociali e civiche; è la scuola degli insegnanti e dei dirigenti generosi che non si arrendono mai.
- Per la fortuna di tutti anche i grandi opinionisti si interessano di scuola.
Gente che sa da dove veniamo e dove dobbiamo andare, che ne ha per tutti i problemi e che vede quello che il resto dell’umano genere non vede.
I loro discorsi sulla scuola si nutrono di rigore ,di realismo e di serietà; fanno la differenza con la Koinè pedagogico-didattica che imperversa nelle scuole e che sta creando moltitudini di idioti.
I loro colloqui fanno curriculum anche per un Capo di Governo e per un Ministro della Pubblica Istruzione.
Piangono sulla miseria degli stipendi degli insegnanti, ma in genere non li ritengono preparati per quello che dovrebbero fare, anche per colpa delle immissioni in ruolo ope-legis.
Detestano quanto sa di accompagnamento e di sostegno e in genere prediligono una scuola che nella selezione, nella disciplina e nell’elevatezza del curriculum deve trovare le proprie fondamenta per risorgere dalla palude in cui sta imputridendo.
Non guasterebbe a parere di uno dei più noti una pedana sotto la cattedra e l’obbligo per gli alunni di alzarsi in piedi quando l’insegnante entra in classe. Se fossimo in Francia potremmo definirli fautori di un’école repubblicaine et antipédagogique. Se fossimo in Francia… - C’è anche l’idea di scuola (e non poteva mancare) che producono e diffondono i centri studi delle consorterie aziendali; una scuola tutto fare, tutto agire; una scuola che si fa più nei locali delle fabbriche che nelle aule; una scuola che abilita ad operare, ma un po’ incurante del sapere pensare.
Tutta immersa nel presente e sicura del futuro che ci sarà.
In poche parole, una scuola spiccia, solerte, efficiente, efficace.
La scuola dei tempi moderni, molto ammanicata nelle stanze ministeriali. - Ci saranno sicuramente altre idee di scuola, ma non è insensato distinguerle tutte in quelle che ne fanno una magistra vitae e in quelle che ne fanno una ancilla societatis.
Per quanto le prime per i tempi che corrono siano soggette a prenderle di sana ragione e a incorrere in quotidiane e severe sconfitte, sono proprio queste idee ad appassionarmi ancora ai problemi della scuola, forse per la collaudata imperizia personale nel cogliere e comprendere le opportunità che il mondo offre.