Solo parlando il linguaggio della verità si possono affrontare e risolvere i problemi di una certa dimensione.
Quello della scuola lo è sotto diversi aspetti, anche per gli immediati risvolti sociali post-epidemici.
Sulla scuola si sta compiendo un grande inganno e la responsabilità non è solo di questo governo.
Per essere chiari, a scuola si potrà ritornare come prima alla sola condizione di una netta vittoria sul coronavirus o dichiarando mendacemente come vogliono fare certe regioni, certi comuni e certe associazioni che ormai non ci sono più pericoli per alunni e personale della scuola.
Se però si vuole restare ancorati alla realtà dei fatti e si deve tenere nel dovuto conto delle raccomandazioni del CTS, è evidente ad occhio nudo che a settembre difficilmente si potrà tornare alla normalità, perchè anche lavorando notte e giorno non tutti i locali e gli spazi necessari saranno pronti; non tutte le scuole potranno avere i banchi monoposti con o senza rotelle; non tutti gli insegnanti che mancano saranno nominati.
Ma è così difficile fare i conti con la realtà quando di mezzo c’è la scuola?
E se gli ingressi devono essere distanziati, è pronto un nuovo piano dei trasporti?
E se non tutti i locali necessari saranno disponibili non si dovrà per forza ricorrere ai doppi turni o alla didattica a distanza? Se non si vuole fare della scuola l’occasione di un interminabile conflitto sociale ognuno dei soggetti coinvolti nella gestione della scuola deve fare la propria parte: il Ministero, gli Ambiti territoriali, gli Enti Locali, i sindacati della scuola, i dirigenti scolastici, gli insegnanti e il personale non docente.
A nessuno è consentito moralmente di tirarsi indietro e di evocare le altrui e non le proprie responsabilità.