Il capitale sociale al tempo del Coronavirus

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di Cinzia Mion

La Scuola sta vivendo in questo frangente, caratterizzato dagli esiti della pandemia non ancora risolta, un momento molto difficile e problematico. Mai come ora infatti ci siamo resi conto di quanto sia importante questa istituzione non solo per la crescita culturale e civica delle nuove generazioni ma anche per il loro benessere psicologico. Le aspettative nei suoi confronti sono perciò altissime ma la sua riapertura sta mettendo a dura prova le forze del Paese che si muovono nella sua orbita.

La Scuola, caratterizzata da vent’anni di Autonomia, avrebbe dovuto, nel tempo , depotenziare i legami gerarchici e verticali che la facevano dipendere direttamente in tutto e per tutto dal Ministero, ed avrebbe dovuto richiedere invece l’attivazione di una “responsabilità circolare” riferita al territorio di riferimento. L’enfasi oggi allora dovrebbe essere posta sulla comunità di appartenenza, all’interno della quale invitare a coltivare appunto la corresponsabilità educativa tra tutti gli attori che gravitano intorno alla comunità.


Assistiamo invece ad una Scuola autonoma che oggi è in una estrema difficoltà e non riesce a rappresentarsi ancora, per il prossimo anno scolastico, un modo accettabile di ripartire. La difficoltà si concentra soprattutto dal punto di vista della sicurezza sanitaria. Rimane sullo sfondo la necessità di aprirsi ai suoi naturali abitanti che sono i ragazzi, sfrattati un brutto giorno senza preavviso. Il prossimo futuro appare ancora infatti confuso, sfocato e per qualche verso improponibile, alla luce di ventilate soluzioni centrali o regionali, a volte in contrasto fra loro ed invocate a gran voce come salvifiche. Dicevamo che gli abitanti naturali sono i bambini e i ragazzi dimenticati, spariti, evaporati, chiusi in casa ma che a settembre dovrebbero ri-materializzarsi nelle aule…. Con quali dispositivi?
E’ tutto un pullulare di indicazioni, piani e “ripartenze”regionali e ministeriali. La Scuola è chiamata ad attrezzarsi per tempo e i Dirigenti Scolastici, che si ritrovano ad essere ridotti oggi a “geometri”, che misurano, calcolano e poi rimisurano, sono in fibrillazione…
Da sola però la scuola non ce la fa.
Ci viene allora in aiuto James Coleman con il suo concetto di Capitale sociale.
Il “capitale sociale” è per Coleman l’insieme delle risorse contenute nelle relazioni fiduciarie, all’interno di una comunità territoriale, che risultano essere appunto una “ricchezza”, utile per lo sviluppo cognitivo e sociale dei soggetti in evoluzione.
Le relazioni fiduciarie tra le forze del territorio favoriscono infatti i partecipanti alle relazioni stesse, alimentando la capacità di riconoscersi, di intendersi, di scambiarsi informazioni, di aiutarsi reciprocamente, di COOPERARE ai fini comuni, di creare PATTI PEDAGOGICI ma anche di veri e propri PATTI TERRITORIALI.
Il tutto oggi per affrontare l’emergenza dettata dalla pandemia. Il problema sarà di mantenere la bussola del “primato pedagogico” per tutte le soluzioni che saranno prese e ciò potrebbe risultare difficile o problematico se, come sta succedendo, il livello di ansia sarà spostato tutto sugli aspetti organizzativi.
La diffusione del capitale sociale esercita effetti positivi sul tenore della vita sociale e promuove “l’inclusività”, attraverso la creazione di “legami” (bonding) e “’integrazione” attraverso la creazione di “ponti”(bridging). Deve esserci qualcuno però che si attiva per COORDINARE queste forze del territorio , per mantenere la rotta e la VISION..
In questo modo si può intervenire correttamente sul rischio dello sfaldamento o sbandamento di chi brancola e fa fatica ad organizzare a livello centrale soluzioni che sappiano coniugare (come si addice ad operazioni che abitano il paradigma della complessità) sia i bisogni a lungo trascurati e dimenticati di bambini e adolescenti – definiti dalla pedagogia e psicologia dell’apprendimento – sia la sicurezza sanitaria. Sembra che questa ultima preoccupazione stia assorbendo in modo ossessivo tutte le energie degli attori coinvolti svelando, implicitamente, la soggiacente preoccupazione di AUTOTUTELA piuttosto che il desiderio di riattivare il cuore pulsante di una Istituzione troppo a lungo mortificata e imbavagliata. Non intendo dire che questa preoccupazione non sia sacrosanta ma che non deve diventare totalmente assorbente e paralizzante sull’altro versante.
Ritornando a Coleman è compito dei Dirigenti scolastici allora assumere il mandato di COORDINARE il gruppo per mantenere il primato PEDAGOGICO, intessere le reti collaborative tra la Scuola (attraverso tutto il suo personale) e tutte le forze del territorio, in primis le Famiglie, poi gli Enti Locali, (Comuni e Province), l’Azienda sanitaria, le aziende responsabili dei trasporti locali, le parrocchie, le forze del terzo settore, (le Associazioni culturali, ricreative, sportive, artistiche, le Cooperative, le Organizzazioni di volontariato,ecc.) .
In questo modo si agevola l’intesa e la co-responsabilità delle Istituzioni e della forze sane del territorio, attraverso la fiducia reciproca, la condivisione delle aspettative e i valori, il rispetto delle norme e si ridà autorevolezza e credibilità a tutte le Istituzioni e le Associazioni che in un certo modo si occupano dell’educazione e dello sviluppo delle giovani generazioni. Oggi, a fronte del gravoso ed impellente problema di ripartire con le attività didattiche in presenza a settembre, devono avvenire INCONTRI RAVVICINATI frequenti, all’interno dei quali suddividere i compiti diversificati a seconda delle competenze riconosciute. Intendo dire che non sono i Dirigenti o i loro collaboratori che dovranno fare i geometri.
Esiste un Ufficio tecnico del Comune o della Provincia, utile a reperire gli spazi necessari (scuole dismesse, spazi non utilizzati e lasciati deperire che devono essere subito individuati e riattivati, attraverso pareti abbattute o alzate, creazione di eventuali pareti mobili con effetto di spazi modulari a seconda delle esigenze, reperimento nelle parrocchie di aule usate per il catechismo ed utilizzabili provvisoriamente per attività scolastiche, ecc)
Prima dell’esplodere del coronavirus stavamo assistendo ad un impoverimento del capitale sociale, ad una contrazione della vita associativa, ad una diminuzione dell’impegno civico dei cittadini per un pericoloso radicarsi di forme individualistiche.
Da più parti si sta auspicando oggi che, dopo la pandemia che ha scosso i corpi e le coscienze, si possa provare a ritrovare la bussola con l’aiuto di tutti e la regia delle Istituzioni scolastiche, deputate all’orientamento e alla co-costruzione, SISTEMATICA E INTENZIONALE, della crescita culturale e della maturazione educativa di tutte le nuove generazioni del Paese