- Il piano scuola 2020-2021 elaborato per garantire una ripresa delle attività didattiche all’insegna della normalità è corredato dall’accordo delle Regioni e dall ’impegno di risorse aggiuntive da utilizzare per l’assunzione di migliaia di nuovi docenti e di nuovo personale ATA . Il ritorno a scuola è in sé un fatto positivo e consentirà di riallacciare e rafforzare il legame con la società.Tutto dipenderà dalla passione e dall’entusiasmo con cui si lavorerà con gli alunni.L’esperienza fa dire che anche a moltiplicare le risorse che saranno disponibili,gli inizi del nuovo anno scolastico saranno complicati un po’ dappertutto.Non è nella disponibilità delle più efficienti amministrazioni predisporre e arredare i locali per il 15% della popolazione scolastica italiana,che non potrebbe rientrare a scuola, se si vogliono e si devono rispettare le norme di sicurezza prescritte dal CTS e fatte proprie dal Piano Scuola, nel giro di appena due mesi,uno dei quali dedicato alle ferie nella stragrande maggioranza delle aziende della nazione.Non è pensabile nemmeno,anche se auspicabile,che nello stesso lasso di tempo sia possibile dare corso a tutte le operazioni necessarie per garantire che a settembre entrino in servizio i dirigenti,gli insegnanti e il personale che mancano.Il buonsenso ,se ce n’è ancora,consiglierebbe pertanto di non alimentare richieste e proteste che si scontrerebbero con la durezza dei dati della realtà.Una scuola non si rivolta come un calzino in pochi giorni dell’anno;un anno questo in cui la scuola non è l’unico problema da affrontare.Per quanto riguarda la scuola,invece, farei un po’ più di attenzione a quanto viene detto e consigliato nel paragrafo che va sotto il titolo “Tra sussidiarietà e corresponsabilità educativa”.
- Credo che si debba aprire una discussione seria su quello che vi si propone ,perchè le ambiguità che si nascondono dietro i buoni propositi rischiano di impoverire e di ridimensionare il ruolo della scuola e le sue funzioni.Viene detto:”in una logica di MASSIMA ADESIONE al principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa” le scuole,soggetti pubblici,privati e terzo settore possono sottoscrivere,attraverso apposite conferenze di servizio,Patti educativi di comunità per “la più ampia realizzazione del servizio scolastico nelle condizioni del presente scenario”.Si sa come gli Enti locali debbano concorrere a realizzare il servizio scolastico ;un po’ meno come vi possano concorrere soggetti privati e del Terzo Settore;ciò che necessita capire è che cosa significhi e che cosa possa comportare la sussidiarietà nella realizzazione del servizio scolastico.Recita il comma 4 dell’art.118 della Costituzione che la istituisce:” Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. La sussidiarietà di cui si parla nel piano della scuola dovrebbe essere quella orizzontale, che in genere propone un criterio di ripartizione delle competenze tra soggetti pubblici,soggetti privati ed enti locali,ma che in una sua accezione letterale potrebbe operare come limite all’esercizio delle competenze da parte delle istituzioni scolastiche.Il sogno ricorrente di tutti quelli che vogliono disfare il sistema pubblico dell’istruzione: che vi possa dare adito,anche in un futuro lontano, un piano di rientro a scuola dopo la pandemia non puo’ non lasciare stupefatti e scandalizzati. “La sussidiarietà orizzontale si basa sul presupposto secondo cui alla cura dei bisogni collettivi e alle attività di interesse generale provvedono direttamente i privati cittadini (sia come singoli, sia come associati) e i pubblici poteri intervengono in funzione ‘sussidiaria’, di programmazione, di coordinamento ed eventualmente di gestione”.(Enciclopedia Treccani on line).
- E’ allora bisogna chiedersi se veramente sia necessario ricorrere alla sussidiarietà per rimettere in piedi il servizio scolastico e che senso abbia ancora l’autonomia scolastica alla quale è stata assegnata una tutela costituzionale,proprio per sottrarla a possibili intrusioni degli enti territoriali e dei privati.Sotto il velo della corresponsabilità educativa viene messa a rischio la specificità epistemologica e tecnica e dell’insegnamento,della trasmissione della conoscenza e dei saperi.La competenza dell’istruzione non è affidata agli enti locali e ai volontari del terzo settore,ma alle scuole.
- Tutti nella società hanno responsabilità educative nei confronti delle nuove generazioni ,ma solo le scuole sono tenute ad istruirle.Istruire,non informare, per garantire un apprendimento rigoroso e strutturato.Nell’esercizio della funzione conoscitiva non ha senso che la scuola ricorra alla sussidiarietà ,perché perderebbe il ruolo che gli è stato assegnato nella società.L’autonomia è soprattutto elaborazione e possesso del curriculum e suona perlomeno strano affermare che le conferenze di servizio abbiano come obiettivo ultimo quello di “fornire unitarietà di visione ad un progetto organizzativo ,pedagogico e DIDATTICO,legato anche alle specificità e alle opprtunità territoriali”.L’autonomia scolastica non si declina nell’autosufficienza e nella chiusura ;si esprime nella capacità propria di connettere esigenze emergenti nel territorio di pertinenza alle indicazioni generali che delineano il compito che deve essere svolto.Un lavoro ermeneutico che la scuola puo’ svolgere perché dispone del personale che sa farlo e spesso anche senza l’esaltato contributo dei privati,del Terzo settore e degli Enti Locali.C’è del discredito nei confronti della scuola e ci sono non pochi pericoli per la sua incolumità nel ricorrente appello alla sussidiarietà e alla collaborazione educativa con tutto ciò che si muove nella società.Ragione per cui prima di organizzare una conferenza di servizio le scuole ci pensino non sette volte,ma settanta volte sette.