Galli Della Loggia, come un Salvini qualsiasi
Ernesto Galli della Loggia sa come va il mondo e come va raddrizzato e ne ha per tutti quelli che non sanno quello che fanno e il danno che fanno.
A cominciare dal Papa, al quale in più di un intervento ha spiegato dove e come sbaglia, per finire ai sindacati scuola e soprattutto alla Cgil-Scuola, che si permette di avere come segretario “un tizio che palesemente in vita sua non si è seduto dietro una cattedra neppure per un’ora”.
Ha praticamente tolto le parole a Salvini, secondo cui la CGIL comanda in Italia.
E se comanda in Italia, chiaramente comanda al Ministero della Pubblica Istruzione.
Mai attacco ai sindacati è stato così violento e volgare.
Provo a mettere le cose in ordine e lo farò da uomo di scuola, che è stato dietro una cattedra per 17 anni e per 21 anni in una presidenza.
1) La scuola è una comunità educativa e da ciò consegue che un sindacato che si rispetti, confederale direi, deve rappresentare unitariamente il mondo che vi lavora: docenti e personale Ata. Al sottoscritto andava bene anche i presidi, ma il mio parere non contava niente
2) Se la scuola è una comunità educativa non metto gli insegnanti di ruolo contro gli insegnanti precari; gli insegnanti contro il personale di segreteria; il personale di segreteria contro i collaboratori scolastici.
Un contratto unitario non uniforma il trattamento dei diversi settori professionali;cerca di distinguerli senza metterli l’un contro l’altro armati. A scuola il buon senso funziona ancora.
3) Non è vero che il mondo della scuola sia rappresentato solo dai sindacati e da sindacati che pensano solo a mettere in ruolo i precari; in Italia lavorano associazioni professionali d’alto profilo che contribuiscono a rendere migliore la scuola.
Ne cito alcune e mi scuso per quelle che dimentico: CIDI, MCE, UCIIM, AIMC etc.
Nessuna persona che pretende di parlare di scuola, può ignorarne la presenza e le attività.
4) In ruolo si dovrebbe arrivare per regolare concorso, ma è anche vero che non si può dubitare per principio della competenza di chi da precario ha lavorato per anni a scuola, senza che se ne facesse scandalo, purchè l’anno scolastico potesse partire con l’organico a pieno regime.
5) A scuola si può entrare in diverso modo, ma tutti devono lavorare con lo stesso impegno.
Se mancanza c’è, questa non riguarda i concorsi, ma la valutazione del servizio, che svolta in modo collegiale e su base contrattuale potrebbe distinguere chi fa il proprio dovere e chi non lo fa;6)A chi ha avuto la responsabilità di dirigere la scuola è successo spesso di constatare come a scuola fossero proprio i precari a dare il meglio di sè per offrire agli alunni un insegnamento di qualità;7)Un ricordo personale;ogni volta che per una supplenza si presentava un giovane alle prime armi,cercavo sempre di metterlo a proprio agio;lo consegnavo nelle mani degli insegnanti più generosi ed esperti della materia.Lo trattavo come avrei voluto che trattassero i miei figli.Per questo non comprendo ,anzi detesto ogni forma di avversione contro i precari.
8) Gli articoli come quelli che scrive E. Galli della Loggia non aiutano la scuola e su di essa riversano secchiate di pericoloso discredito.