di Laura Biancato, Amanda Ferrario, Antonio Fini, Alessandra Rucci – dirigenti scolastici Nella previsione che gli effetti dell’emergenza Covid-19 impongano un distanziamento sociale che si protrarrà per diversi mesi ancora, incombe sull’anno scolastico 2020 – 2021 l’ipotesi di una riapertura graduale e/o limitata, nel rispetto delle norme di prevenzione. Gli scenari che si aprono sono difficilmente compatibili con l’organizzazione consolidata delle normali attività scolastiche (gestione degli spazi, dei tempi quotidiani e settimanali, mobilità degli studenti…). Il diritto allo studio dovrà quindi essere garantito mettendo in piedi modalità alternative alle usuali attività didattiche in presenza e privilegiando un sistema “misto” (a distanza / in presenza), che garantisca il rispetto del distanziamento sociale e dell’uso dei dispositivi individuali di sicurezza. L’effetto non può che essere un ripensamento sostanziale dei paradigmi ai quali siamo abituati da decenni. 1 – La Didattica a Distanza nell’emergenza Covid-19. In questi mesi di isolamento, la Didattica A Distanza (DAD) si è rivelata una soluzione di emergenza all’improvvisa sospensione delle attività didattiche in presenza. Avviata con fatica o con rapidità, ben sostenuta da decisioni collegiali o improvvisata, sorretta da linee guida d’Istituto o frammentaria, la DAD non ha avuto nelle scuole italiane una qualità omogenea, forse impossibile da pretendere. Va precisato che la DAD è comunque una metodologia nuova per tutti, anche per quelle scuole che hanno attivato da anni forme innovative di didattica digitale. È inoltre una modalità mai pensata come standard per la fascia della scuola, essendo (peraltro parzialmente) diffusa soltanto a livello universitario e per la formazione degli adulti. La gestione emergenziale della DAD ha portato però anche a forme virtuose di reti di supporto, spontanee o indotte da organismi come Ministero e Indire, allo scambio di buone pratiche e al rapidissimo sviluppo di formazione via webinar di tutte le tipologie (formazione peraltro molto richiesta e fruita da grandi numeri). Sono state redatte e diffuse linee guida, frutto di esperienze pregresse ma anche di ricerca nelle prime settimane di sospensione delle attività didattiche. Ora, però, il passaggio da quello che si poteva prevedere come un periodo ragionevolmente breve a un futuro ancora incerto, richiede un salto di qualità nella progettazione, per immaginare e risolvere scenari complessi e difficili. Se le scuole non dovessero riaprire a pieno regime, questo porterà ad effetti sociali difficilmente sostenibili, se solo si pensa alle famiglie con bambini in fascia di scuola dell’infanzia e primaria. E per le istituzioni scolastiche, all’obbligo di prevedere una didattica mista, consolidando le metodologie a distanza e nel contempo riorganizzando completamente gli orari e l’accesso agli edifici scolastici, tempi e modalità delle lezioni in presenza, puntando comunque al massimo della qualità possibile, nella consapevolezza che si tratta di una questione molto diversa (non migliore, né peggiore, ma diversa) dall’ordinaria gestione della scuola. Per questo, è indispensabile che il centro di governo delle scuole, il Ministero dell’Istruzione, passi rapidamente da interventi di supporto tampone ad una programmazione complessiva di azioni durature ed organizzate che consentano lo sviluppo coerente e graduale dei curricoli, nei vari livelli di scolarità. Questo supporto rappresenterebbe una base omogenea, a garanzia del diritto allo studio, che ogni istituto potrebbe poi adattare al proprio contesto, nel rispetto dell’autonomia scolastica e della libertà di insegnamento. Non è pensabile continuare ad operare in una costante “emergenza”, e soprattutto nell’attuale condizione di disomogeneità. 2 – Non una sola “scuola”. Comunque la si intenda, una ripresa graduale non può basarsi solo su “numeri” da suddividere nel rispetto del distanziamento, o su “classi” da dividere a metà per permetterne l’accesso alle aule, ma deve promuovere un ragionamento più mirato sulle singole situazioni. A seconda del grado di scuola o dell’indirizzo, va articolata un’organizzazione specifica a livello di Istituto, che tenga conto di un nuovo paradigma di didattica “mista” e di diverse necessità rispetto all’ordinario. Quali sono le priorità? Ci sono attività che non si possono proprio svolgere a distanza? Quali attività, invece, anche a distanza, possono risultare efficaci quanto quelle in presenza? Ci sono anni di corso ai quali dobbiamo porre particolare attenzione? Come seguire meglio gli studenti più deboli? Uno “standard” generico del tipo “metà classe segue in presenza, l’altra metà segue la stessa lezione a distanza” sicuramente semplificherebbe le scelte organizzative, ma produrrebbe un effetto didattico illogico, visto che le modalità di approccio ad un gruppo in presenza sono completamente diverse da quelle, ad esempio, in videoconferenza. Dunque, il prezioso e limitato tempo in presenza va indirizzato a priorità riconosciute: le attività di laboratorio, i nuovi apprendimenti, gli studenti più fragili, la formazione dei nuovi gruppi classe… Qualsiasi ipotesi di soluzione imporrà prima di tutto di distinguere tra i livelli di scolarità e, all’interno di questi, addirittura gli anni di corso e le singole discipline. Non è pensabile un’unica ipotesi organizzativa e metodologica, perchè le età, le competenze, l’autonomia, gli obiettivi, le metodologie e anche i docenti sono profondamente diversi. La scuola dell’infanzia. Comprende una fascia di età nella quale la relazione educativa in presenza e la fisicità rappresentano elementi imprescindibili, che sostanziano e danno un senso alle attività didattiche. Va detto chiaramente che a questo livello è improprio parlare di didattica a distanza: nella fase di emergenza si è potuto dare continuità all’anno scolastico già iniziato mediante racconti, video e varie proposte di attività da svolgere a casa, con un apprezzabile sforzo dei docenti di mantenere vivo un rapporto con i bambini e, più limitatamente, dei bambini tra loro. Va costantemente tenuto conto che il “carico” del supporto ad ogni attività proposta grava sempre interamente sulle famiglie. Lo scenario di riapertura a settembre è difficile da immaginare e una eventuale mancata riapertura sarebbe ardua da sostenere a livello sociale, perché è ben chiaro l’impatto sull’organizzazione delle famiglie, specialmente nel caso in cui entrambi i genitori lavorino. Tuttavia, per bimbi di 3 o 4 anni sarà evidentemente arduo immaginare di poter garantire le distanze di sicurezza, l’igiene personale prevista dal perdurare dell’emergenza e l’uso delle mascherine. Una possibile proposta potrebbe essere quella di riavviare l’anno per i bambini di 5 anni, con un’organizzazione per piccoli gruppi, riducendo l’orario di frequenza e prevedendo turni spalmati sull’intera giornata, mattutini e pomeridiani. La proposta di un supporto a distanza, in accordo e con il supporto delle famiglie, potrà riguardare, per tutti, piccole sollecitazioni ad attività adatte all’età, via web o TV, come riportato nella tabella di sintesi. Rimane aperto il problema dei più piccoli, il cui “inserimento” sembra difficilmente praticabile, alle condizioni ipotizzate. La disponibilità continuativa di trasmissioni TV, con fascia oraria fissa ed eventuale replica giornaliera (1h è sufficiente), potrebbe rivelarsi un supporto decisivo per le famiglie. In ogni caso, la questione “infanzia” non è risolvibile pensando esclusivamente alla scuola: dovranno essere ideate e messe in atto politiche di sostegno alle famiglie, incluse sinergie a livello territoriale, coinvolgendo tutta la comunità locale, i servizi educativi per l’infanzia, i Comuni, le associazioni ecc. La scuola primaria. Nell’arco dei cinque anni di scuola primaria vanno evidenziate differenti esigenze e possibilità. Il primo anno rappresenta una fase delicata e fondamentale, nella quale il percorso degli apprendimenti e delle competenze di base (in particolare l’apprendimento della letto-scrittura) male si adattano ad una didattica a distanza. La presenza dei docenti, lo sviluppo delle abilità sociali all’interno del gruppo classe, la possibilità di orientarsi in un ambiente di comunità sono fattori indispensabili, e impongono di assegnare una precedenza nelle eventuali scelte organizzative. Negli ultimi due anni di corso, invece, è possibile che si integrino le attività in presenza con una maggiore incidenza delle attività a distanza, opportunamente pensate per questa fascia di età. Dovendo individuare delle priorità, la proposta è dunque quella di dare la precedenza assoluta per la presenza a scuola ai bambini di classe prima. L’impatto psicologico con le prevedibili restrizioni, per bambini di questa fascia di età, è difficile da immaginare. Non potersi toccare, stare distanti, di conseguenza non poter giocare o parlarsi normalmente, tra bambini ma anche tra alunni e docenti, renderà la normale vita a scuola un artificio a mala pena sostenibile. Anche per questi motivi, e considerando i numeri medi di alunni frequentanti le scuole primarie e la necessità di distanziamento, è ipotizzabile una riduzione della giornata di scuola ad un turno mattutino o pomeridiano, escludendo per il momento le mense e articolando le classi in più gruppi. Per la scuola primaria si potranno integrare le attività didattiche in presenza con forme di DAD opportunamente programmate, descritte nella tabella a seguire. Vanno tenuti presente alcuni principi e vincoli, particolarmente importanti in questo segmento scolare: la ridotta autonomia degli alunni, con conseguente “carico” sulle famiglie, la necessità di un feedback continuo e tempestivo per tutti ma, in particolare, per gli alunni con BES, il mantenimento di un buon livello di socializzazione e di collaborazione tra gli alunni. La scuola secondaria di primo grado L’esperienza maturata in questi mesi di DAD emergenziale ha mostrato che, nella maggior parte dei casi, l’uso integrato di piattaforme e registro elettronico e, soprattutto, un corretto bilanciamento di attività sincrone ed asincrone, consente un efficace mantenimento della relazione educativa anche nella modalità DAD, con alunni che si avviano ad una certa autonomia. Anche in questo caso, tuttavia, va prestata attenzione alla prima classe. Il passaggio dalla scuola primaria è infatti un momento particolarmente delicato, soprattutto dal punto di vista psicologico, in ragione anche delle note problematiche legate alla pre-adolescenza. La formazione del gruppo-classe, ad esempio, con alunni provenienti di solito da scuole primarie diverse (anche se generalmente appartenenti allo stesso istituto comprensivo) è una fase delicata che richiede necessariamente la presenza, almeno per alcuni mesi. L’esperienza dell’emergenza di quest’anno, manifestatasi a metà febbraio, consente di verificare che almeno il primo quadrimestre necessita senza dubbio di attività costante in presenza. Nelle classi seconde e terze è invece possibile limitare la presenza, proseguendo con attività di DAD. Alcuni momenti di presenza potrebbero essere opportuni per le classi terze, nella seconda parte dell’anno scolastico, anche se si spera che per quel periodo (primavera 2021) la situazione possa essersi stabilizzata. Anche in questo segmento, è necessario tenere presenti alcuni principi, già evidenziati per la scuola primaria: il livello di autonomia degli alunni, pure più elevato ma certo non completamente acquisito, il feedback continuo e tempestivo, l’attenzione molto elevata per gli alunni con BES, anche in considerazione dell’aumento della complessità cognitiva, il mantenimento delle condizioni di socializzazione e di collaborazione tra gli alunni. Anche per la scuola secondaria di primo grado si esclude il tempo prolungato e si ipotizza il ricorso a tempi scuola in presenza abbreviati. Per gli alunni dell’indirizzo musicale (in particolare per le classi prime) si può prevedere una prima fase con maggiore presenza a scuola (le lezioni sono comunque già individuali o al massimo in coppia e non presentano pertanto particolari problemi di distanziamento) ed una successiva con più ampio ricorso alla DAD. La scuola secondaria di secondo grado. L’esperienza della DAD nel secondo ciclo può continuare anche in previsione di una ripresa graduale. In questi mesi, è stata sicuramente agevolata, rispetto agli altri ordini e gradi di istruzione, dal grado di autonomia e di competenza digitale degli studenti. In generale, le scuole hanno fatto il possibile per organizzare una didattica a distanza sfruttando i registri elettronici e/o piattaforme cloud già in uso, oltre alle piattaforme di alcuni testi in versione mista (cartacea e digitale). A questo livello, la mancanza di un device individuale e/o di un’adeguata connessione crea l’interferenza più sostanziale per la prosecuzione del percorso di apprendimento. Il problema generale non è tanto l’accesso ai contenuti, ma una corretta riorganizzazione delle attività didattiche e un necessario ripensamento delle metodologie, che non devono e non possono semplicemente riprodurre pari pari le lezioni in presenza. Gli indirizzi e le opzioni di scuola secondaria di secondo grado sono, però, molto diversi tra loro e, nell’ipotesi di una ripresa graduale e mista, impongono decisioni non generalizzate, ma calibrate sulle reali necessità didattiche. Anche in questo segmento l’impatto delle classi prime con una condizione di riduzione della presenza a scuola richiede una individuazione di priorità, per i motivi già esposti. Nella ormai accertata natura dei percorsi per competenze, anche di tipo trasversale, va riconosciuto che alcune attività di carattere strettamente laboratoriale difficilmente si possono adattare ad una didattica senza la presenza fisica nei laboratori. Per dar modo agli studenti di frequentare in sicurezza, non vi è altra strada che suddividere le classi in gruppi, riducendo in proporzione il tempo scuola e creando turni mattutini e pomeridiani, ampliando di fatto gli orari di apertura delle sedi. Ogni istituto dovrà individuare, tra le attività prioritarie da salvaguardare, quelle che non sono pensabili a distanza (per primi i laboratori professionalizzanti e/o sperimentali) e garantire un supporto didattico puntuale e attento agli studenti con difficoltà (disabili, DSA, BES…). L’educazione degli adulti In questo settore rientrano le attività dei CPIA, dei corsi serali e delle sezioni di scuola in carcere. Si tratta di attività che in parte già prevedevano moduli a distanza, che andrebbero pertanto potenziati ulteriormente. Per l’insegnamento dell’Italiano L2, si possono prevedere momenti in presenza, seguiti da attività di DAD, sempre tenendo presenti le particolarità (anche a livello locale) dell’utenza. La scuola in carcere può beneficiare dell’istituzione di un canale TV dedicato, con contenuti in parte prelevati da quelli destinati alle classi regolari e in parte progettati ad hoc. 3 – Sintesi delle criticità e delle esperienze virtuose. Nell’ipotesi di avviare per l’inizio del 2020 – 2021 un sistema misto (in presenza/a distanza), è opportuno mettere in evidenza gli errori e le esperienze virtuose osservati in questi mesi di DAD dovuti alla sospensione delle attività scolastiche, per definire proposte che superino iniziative “di emergenza” e privilegino una progettazione organizzata e coerente. Criticità pressoché uniformi nei vari livelli di scuola, e che per questo non vengono riportate in tabella, sono:
- la difficoltà di molti istituti ad avviare le attività ma anche, una volta “partiti”, a mantenere una coerenza organizzativa della DAD;
- in ogni modo, una mancanza di qualità uniforme sul territorio nazionale (anche tra scuole dello stesso territorio);
- la mancanza di un dispositivo individuale per ogni studente della secondaria (tablet o notebook);
- la mancanza o insufficienza di connessione;
- il basso livello medio di competenze digitali e didattiche, in riferimento alla DAD, di una parte dei docenti e, per quanto riguarda il digitale, anche dei genitori.
Livello | Criticità emerse | Esperienze virtuose | Considerazioni per l ’a.s. 2020-2021 |
Infanzia | La scuola dell’infanzia è un segmento nel quale parlare di vera e propria DAD non ha molto senso. L’età dei bambini rende improbabile una gestione a distanza delle attività didattiche. | Video incontri mediati dalle famiglie, per confermare la “vicinanza” degli insegnanti, proporre piccole attività e “incontrare” gli altri bambini.Trasmissioni TV.Mini siti di plesso, costantemente aggiornati con attività da fruire in asincrono. | Prevedere condivisione ed accordi con le famiglie.L’uso necessariamente limitato del web e degli schermi digitali deve indurre all’impiego di altri supporti, quali, ad esempio la TV.Privilegiare la frequenza per gruppi, almeno per i bambini di 5 anni. Le scuole possono valutare l’estensione delle piattaforme cloud, considerando sempre attentamente il carico attribuito all famiglie: sarebbero ovviamente i genitori a dover gestire gli account personali degli alunni. I contenuti proposti dovrebbero comunque essere fruibili anche semplicemente attraverso smartphone. È consigliabile, ove ancora non in uso, l’estensione a tutti del registro elettronico, come strumento massivo ed efficiente di comunicazione. |
Primaria | Il web può essere utilizzato solo con la presenza di un adulto. Piattaforme di tipo scolastico possono essere utilizzate in parziale autonomia solo dalle classi terminali (4^ e 5^).In questi mesi l’intervento didattico è stato prevalentemente mirato a consolidare competenze e apprendimenti già affrontati in presenza, con forti limitazioni a nuovi argomenti o competenze. | Videolezioni sincrone con il supporto dei genitori, con proposte di vere e proprie attività didattiche e per “incontrare” i compagni.Trasmissioni TV.Mini siti di plesso, costantemente aggiornati con attività da fruire in asincrono. Uso delle piattaforme cloud. | Per la scuola primaria va sviluppato un set organizzato, coerente e continuativo (non frammentato o episodico) di contenuti curricolari dalla prima alla quinta da rendere disponibili (ed eventualmente adattabili) in due modalità integrate:- una piattaforma fruibile in asincrono- un canale TV nazionale dedicato, con lezioni consequenziali e organizzate per orari standard Tutto questo dovrebbe venir supportato e amplificato dai singoli istituti con piattaforme cloud, per permettere le videolezioni sincrone personalizzate e “corsi” su classi virtuali, proposti dai docenti della scuola. L’uso di uno strumento inclusivo come la TV, rende non indispensabile un device individuale se non, forse, nell’ultimo anno di corso. I testi cartacei (utile guida al percorso) dovrebbero necessariamente avere la versione digitale. Individuazione puntuale delle attività da svolgere necessariamente in presenza, in particolare per i bambini più piccoli. Conseguente organizzazione della presenza a scuola per gruppi, con contestuale modifica dell’assegnazione dei docenti alle classi. Le scuole possono valutare l’estensione delle piattaforme cloud anche per gli alunni più piccoli, considerando sempre attentamente il carico attribuito all famiglie: sarebbero ovviamente i genitori a dover gestire gli account personali degli alunni. È indispensabile, ove ancora non in uso, l’estensione a tutti del registro elettronico, come strumento di comunicazione immediata e massiva, oltre che individuale. |
Secondaria di primo grado | In questi mesi l’intervento didattico è stato prevalentemente mirato a consolidare competenze e apprendimenti già affrontati in presenza, con forti limitazioni a nuovi argomenti o competenze. | Uso dell’area didattica dei registri elettronici per le attività asincrone. Uso di piattaforme cloud per la gestione delle classi virtuali e delle lezioni sincrone. | Va previsto che ogni studente sia dotato di device individuale (tablet o notebook).Ogni istituto deve dotarsi diuna piattaforma cloud, per permettere le videolezioni sincrone personalizzate e “corsi” su classi virtuali organizzate dalla scuola. È indispensabile la versione digitale dei testi in uso, da ottenere a prezzi ridotti, per dare modo alle famiglie di acquistare un dispositivo personale (tablet o notebook) ad ogni alunno. Individuazione puntuale delle attività da svolgere necessariamente in presenza, in particolare per i ragazzi di classe prima. Conseguente organizzazione della presenza a scuola per gruppi, con contestuale modifica dell’assegnazione dei docenti alle classi. Si dà per scontato che per tutti sia già in uso il registro elettronico. |
Secondaria di secondo grado | In questi mesi l’intervento didattico è stato prevalentemente mirato a consolidare competenze e apprendimenti già affrontati in presenza, con forti limitazioni a nuovi argomenti o competenze. | Uso dell’area didattica dei registri elettronici per le attività asincrone. Uso di piattaforme cloud per la gestione delle classi virtuali e delle lezioni sincrone.Canali YouTube dedicati.Altre piattaforme per le videolezioni. Attività laboratoriali virtuali. | Va previsto che ogni studente sia dotato di device individuale (tablet o notebook).Ogni istituto deve dotarsi diuna piattaforma cloud, per permettere le videolezioni sincrone personalizzate e “corsi” su classi virtuali organizzate dalla scuola. È indispensabile la versione digitale dei testi in uso, da ottenere a prezzi ridotti, per dare modo alle famiglie di acquistare un dispositivo personale (tablet o notebook) ad ogni alunno. Individuazione puntuale delle attività da svolgere necessariamente in presenza, in particolare per i bambini più piccoli. Conseguente organizzazione della presenza a scuola per gruppi, con contestuale modifica dell’assegnazione dei docenti alle classi. Si dà per scontato che per tutti sia già in uso il registro elettronico. |
- un primo gruppo, con il ruolo di content manager (CM) dovrebbe dedicarsi all’individuazione e allo sviluppo di una piattaforma di contenuti da rendere disponibili a tutte le scuole, anche con la consulenza di esperti, sulla base di modelli predefiniti di pronto uso. L’obiettivo è di “coprire” almeno i nuclei fondanti di ogni disciplina, per ogni classe, per tutti gli ordini di scuola.
- il secondo gruppo di lavoro dovrebbe svolgere il ruolo di instructional designer (ID). Lavorando a stretto contatto con il gruppo CM, basandosi il più possibile sui contenuti sviluppati e facendo riferimento ad alcuni formati standard, la task force ID dovrebbe produrre una serie di UdAD, una sorta di lesson plan utilizzabili da tutti i docenti, naturalmente adattabili ai singoli contesti.