Valutare ai tempi della didattica a distanza
– dirigente scolastico dell’IC di Vado Ligure (SV)
Fa quel che può, quel che non può non fa, stigmatizzava laconicamente il celebre maestro Manzi, nel lontano 1981, sull’allora scheda di valutazione della scuola Elementare.
Sberleffo provocatorio, sicuro, eppur utile lezione anche per la scuola di oggi, invischiata nella palude di un’mergenza planetaria che sta minando certezze e consolidati paradigmi didattici e pedagogici.
Del resto, non è mai troppo tardi per prendere coscienza dell’opportunità di un robusto cambio di prospettiva e, all’epoca della didattica a distanza (DAD), la valutazione degli apprendimenti offre un fertile esempio su cui riflettere.
Ora, che cos’è la valutazione? Ma soprattutto: che cosa si valuta? Il voto è un numero e un numero è un indice sintetico, non narrativo; certifica qualcosa, ma di fatto racconta poco o nulla. La valutazione invece è un processo, un’argomentazione, la rilevazione di un prodotto, di un’azione.
In sintesi, è la determinazione di un giudizio di merito, del valore di qualcosa (Scriven, 1991). Per valutare, dunque, non basta misurare un sapere, occorre piuttosto attuare un processo di ricerca che dia un valore estrinseco a ciò che viene preso in considerazione, dimodoché la rilevazione possa avere una dimensione operativa ed efficace.
Da sempre, in tema di valutazione, si sono scontrati (a volte amalgamandosi, a volte entrando in conflitto) due paradigmi ben distinti: quello docimologico, inscindibilmente legato alla valutazione certificativa, parziale o sommativa, e quello regolativo, associato invece alla valutazione educativa e formativa.
La valutazione docimologica misura gli apprendimenti in base al raggiungimento di specifici obiettivi; la valutazione regolativa, invece, va oltre la misurazione della prestazione ed è funzionale alla formazione degli studenti perché innesca processi riflessivi e metacognitivi, attraverso i quali ognuno è in grado di ripercorrere le tappe del proprio apprendimento, capire gli eventuali errori commessi e prendere consapevolezza del percorso effettuato.
La valutazione formativa, pertanto, stimola la riflessione sui processi d’apprendimento in modo da poterli orinetare o modificare consapevolmente.
Sic stantibus rebus, alla dimensione metacognitiva a quella pro-attiva della valutazione il passo è breve: solo così i problemi che si incontrano nell’apprendimento possono essere sviscerati e decodificati, alla ricerca di soluzioni adeguate e condivise, per nulla sanzionatorie. Siamo dinanzi a una sorta di “cultura della valutazione”, orientata verso lo sviluppo dell’identità dei ragazzi mediante la pianificazione di azioni performanti e successive, che ha le sue radici nelle Indicazioni Nazionali di cui al DM 254/2012, così come rinvigorite dalle Linee Guida Miur del gennaio 2018 (Nota n.312) e – soprattutto – dalle Indicazioni Nazionali e “nuovi scenari” del marzo 2018.
L’odierna didattica a distanza (DAD), prima consigliata e poi resa obbligatoria dagli interventi normativi succedutisi sulla scorta della crisi epidemiologica in atto, fino al recentissimo D.L. 22/2020, presuppone – va da sé – una valutazione a distanza (VAD): in questo contesto del tutto peculiare la partita tra paradigma docimologico e paradigma regolativo assume un’importanza decisiva, quasi epocale: in ballo, infatti, c’è un cambio di prospettiva, dall’educare a imparare all’educare a pensare e a riflettere su quanto prodotto.
Di valutazione a distanza parla per la prima volta, in modo esplicito, la Nota ministeriale n.279/2020 che, di fatto, rimanda alla professionalità dei docenti, alla libertà d’insegnamento e alla cornice normativa all’interno della quale ogni PTOF imposta il protocollo valutazione, ovvero il DPR 122/2009 e il D.lgs 62/2017.
Tuttavia è con la successiva Nota n.388 del 17 marzo 2020 che si fa strada, in modo più robusto, la necessità di una valutazione regolativa, fondata sull’approfondimento e sulla valorizzazione, capace di dar lustro al processo formativo dei discenti, stimolandone la pratica dell’autovalutazione. Il passaggio è nodale perché dalla misurazione di una prestazione ideale, in chiave certificatoria, si passa alla necessità di attestare i progressi successivi compiuti dagli studenti, peraltro occasione di cooperazione tra docenti, alunni e famiglie, già architrave del patto educativo di corresponsabilità.
Ne consegue che, in ottica formativa, ogni errore debba essere considerato una leva di miglioramento e non un deterrente; i voti o i giudizi – elaborati anche mediente rubriche o dossier esplicativi – debbano riferirsi non a specifiche contingenze, bensì alla fotografia complessiva del processo di crescita e di maturazione dello studente, con un’attenzione particolare allo sviluppo di eventuali nuove competenze, in linea con il concetto di imparare a imparare, sostrato fondamentale di ogni cittadinanza attiva e consapevole.
Il paradigma regolativo applicato alla VAD presuppone anzitutto la rilevazione della partecipazione, della disciplina dimostrata e del rispetto delle consegne assegnate; presuppone altresì la capacità dimostrata dai ragazzi di interagire, comunicare, superare le difficoltà, risolvere i problemi e, non in ultimo, riflettere metacognitivamente sui prodotti realizzati.
Certo, la valutazione dei contenuti – soprattutto nella scuola Secondaria – non può essere totalmente disattesa, tuttavia dev’essere un mezzo piuttosto che un fine e va gestita mediante l’utilizzo di prove destrutturate o semistrutturate (capaci di stimolare i collegamenti, le riflessioni, il probelm solving, lo sviluppo di competenze intese come l’amalgama di contenuti e saperi già acquisiti) oppure i colloqui in modalità sincrona e in collegamento a distanza.
La scuola, pertanto, chiamata a una nuova e complessa sfida metodologica, gioca con la DAD (e la relativa VAD) una partita decisiva, proiettandosi verso un orizzonte didattico che potrebbe delineare gli scenari del futuro, a breve e a lungo termine.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
D. Parmigiani, L’aula scolastica, Franco Angeli, 2014
D. Parmigiani, L’aula scolastica 2, Franco Angeli, 2018
Nota ANP “Come attuare la valutazione a distanza?”