Ripensare le pratiche didattiche, dalla “lezione” ai “compiti a casa”
Come ho già evidenziato altrove, questa tristissima congiuntura potrebbe rappresentare una buona occasione per ripensare i paradigmi, il senso, la filosofia del nostro sistema scolastico, profondamente malato, come dimostrano i dati relativi all’analfabetismo funzionale, alla mortalità scolastica, all’incapacità di compensare le diseguaglianze di partenze.
Sintomi gravissimi ma irresponsabilmente trascurati, a tutti i livelli, per il carattere autoreferenziale di un apparato immune agli interventi di innovazione sostanziale, e più incline a restyling meramente cosmetici (vedasi l’uso cattedratico delle LIM).
Ma lo sarà solo per quei docenti (e ve ne sono) che, tra mille difficoltà, di ogni sorta (carenze di risorse, organici, strumenti…), incomprensioni, ostilità (anche da parte dei colleghi o dei dirigenti più retrivi), già si impegnano con sensibilità e intelligenza, per qualificare gli “ambienti di apprendimento” nei quali operano coloro i quali riescono, anche in questa gravosa situazione, a stimolare e sostenere la crescita degli studenti.
Per costoro, la nota n.338 che reca “Indicazioni operative per le attività didattiche a distanza” rappresenta la conferma di una visione e di pratiche ordinarie che semmai trovano ulteriore legittimazione e che del tutto spontaneamente si sviluppano ben oltre i vincoli burocratici di natura corporativistica ai quali si vorrebbero sigillare.
Per tutti gli altri, si tratterà della penosa conferma di un malcostume pedagogico sempre più diffuso e nefasto, tant’è che lo si è dovuto stigmatizzare nella nota medesima: Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento.
Considerazione di semplice buonsenso pedagogico contraddette dalle intemperanze magistrali testimoniate da moltissimi genitori, già esacerbati da una condizione di straordinario disagio, che confermano la propensione ad appaltare lo svolgimento di parti sempre più cospicue del curricolo scolastico alle famiglie, ovviamente impreparate ad affrontare il “compito” improprio.
Un richiamo che dovrebbe suscitare vergogna e disdoro ma che, al contrario, in omaggio a una logica corporativistica, di miserrima tutela del “particulare”, viene esecrato e bandito come indebita ingerenza, lesa maestà didattica.
Si è costretti a richiamare norme di elementare igiene mentale: occorre evitare sovrapposizioni e curare che il numero dei compiti assegnati sia concordato tra i docenti, in modo da scongiurare un eccessivo carico cognitivo.
Un monito che dovrebbe indignare, per l’ovvietà deontologica della circostanza evocata, che risulterebbe superfluo, perciò irriguardoso, se rivolto a persone dotate (lo si ribadisce) anche di semplice buonsenso pedagogico, ma che invece denuncia la condotta abituale della stragrande maggioranza dei docenti di ogni ordine e grado (purtroppo abbiamo “secondarizzato” anche la scuola primaria).
È “normale” che i nostri studenti siano sovraccaricati di compiti (da cui il richiamo della Nota); si assegnano persino nelle classi a tempo pieno: tutti giorni, nei week end e per le vacanze Dopo 8 ore di forzata immobilità, bambini di 6-10 anni, che avrebbero tanto più bisogno di giocare, ricrearsi, riposare, coltivare interessi e passioni, sono costretti a un impegno estenuante e dissennato il cui solo effetto è quello di rendere odioso lo studio e repellente la scuola (un accanimento morboso che rasenta la crudeltà mentale).
È normale che i docenti operino nella reciproca ignoranza (da cui il richiamo della Nota): non si curano di verificare il carico complessivo dei lavoro assegnato, non si accordano preventivamente, ognuno procede come se i “propri” compiti fossero i soli da svolgere, ulteriore manifestazione di grave insensibilità umana prima che professionale.
Tutto ciò avviene, per l’appunto, in circostanze normali, figurarsi in epoca di prolungata sospensione delle attività scolastiche.
Ma stiano comodi e tranquilli, questi insegnanti, le loro pratiche, pur miserrime e deteriori, saranno strenuamente tutelate financo da quegli organi di rappresentanza che non provano alcun imbarazzo nel denunciare la Nota della quale si è detto offendendo la dignità non solo professionale dei docenti che nella stessa vedono riconosciuto il loro impegno quotidiano. A loro dobbiamo sostegno e riconoscenza.