Schedari autocorrettivi
SCHEDARI AUTOCORRETTIVI[1]
Nella classe Freinet non possono mancare, oltre a materiali per la consultazione e la ricerca, degli strumenti organizzati in schede progressive che gli alunni possono ripartirsi in base al piano di lavoro e alle difficoltà via via incontrate. Ovviamente, essendo l’obiettivo la conquista dell’autonomia e dell’autoorganizzazione da parte degli alunni, per non risolversi in ulteriori eserciziari somministrati dall’insegnante, gli schedari sono funzionali a una classe dove non sia adottato il libro di testo, di cui costituiscono l’alternativa praticabile.
Vi sono diversi tipi di schedari a seconda delle esigenze e pensati e utilizzati in coerenza con il lavoro che porta avanti la classe.
– schede per la revisione di percorsi con graduazione delle difficoltà
– schede con problemi di logica non solo numerici
– schede con domande a riposta aperta
– schede con domande a scelta multipla
– schede tematiche con informazioni e documenti per la ricerca storica, geografica,
antropologica
– schede con proposte stimolo
– schede con suggerimenti per fare esperienze ed esperimenti scientifici esemplificando le
attività con foto o disegni
– schede per l’esecuzione di giochi
– schede con narrazioni brevi ma dotate di un significato completo (non estratti)
– schede con consegne per costruzione di oggetti, strumenti, prodotti
– schede guida per classificazioni
Nel MCE sono stati prodotti negli anni 60 schedari e quaderni autocorrettivi di ortografia e di aritmetica. L’impianto di tali schedari è poi stato ritenuto superato. Lo schedario ortografico presentava gruppi di schede in base alle difficoltà ortografiche (doppie, accenti, apostrofi, a/ha, e/ è, li /gli, ….) rilevate dall’insegnante attraverso la somministrazione di dettati contenuti in un fascicolo dell’insegnante, che rilevava tipologia e frequenza degli errori.
La visione della lingua era quella di una sommatoria di frasi senza legami fra loro e che furono anche oggetto di critiche per il contenuto obsoleto che riproduceva visioni analoghe a quelle dei libri di lettura (la famiglia, il lavoro, i ruoli maschili e femminili, le stagioni,…).
Analogamente, lo schedario delle operazioni era formato da sequenze di esercizi nello stile della vecchia aritmetica, superato quindi con l’introduzione dell’insiemistica e poi di un impianto strutturale della matematica.
Sul piano dell’educazione linguistica oggi noi possiamo preparare batterie di schede fondate sulla ricerca linguistica più avanzata, così da sostenere un’idea di lingua come sistema interdipendente di parti dotate di significato e funzione, e come comunicazione: quindi proposte di trasformazione di frasi e testi, cloze test (inserendo nel testo termini scelti da gruppi di possibili varianti), proposte di riscritture variando alcune parti, sintesi ed espansione di testi, costruzione di reti delle conoscenze del testo, verifica della presenza o meno di informazioni in un testo,.., definizione di criteri, in base a cui parti di testi o frasi sono comunicative o meno, disambiguazione di testi e frasi, riordino di parti di testi mescolate,… Tutte attività che portano alla riflessione linguistica più che ad apprendere un modello di grammatica dato.
Analogamente, per la matematica e le scienze le schede possono suggerire un impianto prealgebrico e sistemico presentando le operazioni nella loro reversibilità e simmetria, facendo lavorare per risolvere/ completare enunciati, prospettando problemi che facciano porre interrogativi, con dati mancanti, con dati eccessivi, senza dati numerici,…
Per le scienze storiche umane e sociali le schede, come è il caso degli schedari di etnologia su diversi tipi di popolazioni, dovrebbero consentire
– di scoprire le interazioni fra vari aspetti dello sviluppo e della cultura umana
– di procedere per comparazioni e contrasti, somiglianze e differenze
– di ampliare la percezione della realtà fuoriuscendo da un’ottica etnocentrica, quindi
producendo interrogativi, spiazzamento, attraverso il cambiamento del punto di vista.
In questo ambito alle schede si devono accompagnare riviste, proiezioni, serie di fotografie, diari e libri di viaggio e di avventure,…
Come progettare uno schedario
Non tutto deve essere affidato all’editoria e consegnato agli alunni già predisposto. Questo era molto chiaro ai maestri MCE fin dagli anni 50.
‘In certe scuole per schedario si intende un gruppo di schede in cui si raccolgono notizie su qualche argomento, ma è cosa che esaurisce la funzione in se stessa. Io, unitamente ai colleghi del Movimento di cooperazione educativa, per schedario intendo tutto il materiale di cui posso disporre a scuola: ritagli di giornale, stralci di libri, illustrazioni, opuscoli monografici, libri, enciclopedie, vocabolari, museo didattico, ecc. [2]
‘Per coloro che hanno l’abitudine di conservare (ad uso personale e didattico) ritagli di giornali, opuscoli, francobolli, materiale di vario genere, uno schema di classificazione si dimostra indispensabile, soprattutto quando la quantità dei documenti raccolti sia tale da rendere pressoché impossibile la ricerca di ciò che interessa, senza una razionale sistemazione del materiale raccolto. i colleghi francesi dell’ICEM hanno risolto questo problema adottando lo schema elaborato da R. Lallemand, fondato sul principio della classificazione decimale.’ [3]
Chi lo costruisce
Le tipologie di schede e le relative funzioni sono varie e il team di una classe non può coprire ambiti così ampi e diversi. E’ un gruppo più ampio di docenti che può suddividersi i compiti e gli ambiti e fare un percorso di ricerca per poi testare con le classi i materiali. Che devono essere molteplici e vari per consentire di rispondere a molte curiosità, esplorazioni, domande. Oggi l’informatica può costituire un utile serbatoio di notizie e materiali, ma come ai tempi delle famigerate ‘ricerche’ su enciclopedie può ridursi a un copia e incolla che ben poco ha dell’autonomia e della costruzione sociale di conoscenze. Perché le schede devono/ possono circolare, essere tramite di confronti, di ricerca di soluzioni diverse. La stessa dotazione di schedari, se ricalca la struttura del libro di testo ( ad es. la grammatica normativa), non esime dal rischio di un uso poco proficuo.
E’ pertanto importante la stessa partecipazione degli alunni alla ricerca di materiali documentari e alla scelta di testi da trasformare in schede.
Una piccola redazione composta da alunni e insegnanti può fare la cernita dei materiali via via che sono stati raccolti.
Con quali funzioni
Gli schedari devono essere a disposizione degli alunni su un tavolo o uno o più scaffali perché li possano consultare e scegliere le parti che ritengono necessario rinforzare, rivedere, approfondire.
Fra le funzioni vi è anche quella di supporto alla ricerca e di orientamento nei materiali.
‘Rispettate le debite proporzioni, lo schedario nella scuola deve avere la stessa funzione che ha uno schedario in una grande biblioteca. Mediante lo schedario si può trovare il libro che si cerca al posto in cui è ordinato. Mentre nello schedario di una biblioteca tutte le schede sono di richiamo, di rimando a qualche cosa che è nei libri, nello schedario scolastico molte cose sono direttamente sulle schede, si trovano inserite in esse per facilitare il lavoro e per meglio rispondere alle esigenze dei ragazzi. Come lo studioso ha bisogno di materiale su cui esercitare la sua attività di studio e di ricerca, così il fanciullo ha bisogno dei dati per la sua attività di ricerca. Non sempre il bambino può trarre dalle indagini dirette nel suo ambiente quanto gli interessa: se ha un buon schedario a sua disposizione il suo studio è favorito.’ [4]
Quale uso prevedere
‘Lo schedario è indispensabile per il lavoro scolastico individualizzato ed è migliore di qualsiasi enciclopedia per vari motivi: prima di tutto perché il bambino partecipa alla sua preparazione, e perché può essere facilmente maneggiato: le schede, essendo costituite da fogli staccati, possono essere usate da molti scolari contemporaneamente o da diversi gruppi.[5]
Il vantaggio di avere a disposizione schedari organizzati per gruppi di schede secondo gradi di difficoltà o per temi e categorie è evidente rispetto a serie di esercizi posti alla fine di un capitolo che costituisce l’oggetto di una lezione e che non rispondono a specifici bisogni di rinforzo o arricchimento ma che piuttosto sono somministrati secondo un dato ordine deciso dall’insegnante e vengono compilati automaticamente senza particolare riscontro di significatività.
L’uso di schedari- cartacei o telematici- si potenzia attraverso la disponibilità nella classe e nella scuola di opuscoli di una biblioteca di lavoro.
Autocontrollo e controllo dell’insegnante
‘L’introduzione delle tecniche Freinet (testo libero, stampa, corrispondenza) ha come conseguenza una rottura negli schemi di lavoro tradizionali, che vengono a perdere la base su cui poggiano, costituita dall’autorità e dall’iniziativa esclusive dell’insegnante. Tale rottura si fa più evidente con l’introduzione di uno strumento di lavoro, gli schedari autocorrettivi di esercitazione, che in misura ancor più notevole fanno appello alla libera iniziativa dell’alunno e pongono l’esigenza di far posto, nella giornata, a momenti di “lavoro libero” individuale e di gruppo, durante i quali sia possibile ad ogni alunno esercitarsi con gli schedari, stendere i propri testi liberi, stampare, scrivere lettere ai corrispondenti, disegnare, pitturare, fare ricerche ecc. Appare evidente come la vita della classe ruoti fondamentalmente intorno a tre momenti: attività collettive, individuali, di gruppo. Questo trasferimento agli alunni di una facoltà fino allora gelosamente riservata agli insegnanti (poter organizzare il lavoro) non potrebbe effettuarsi senza la presenza di adeguati strumenti, che garantiscano dall’improvvisazione e dall’anarchia. [6]
Nel caso di schedari di rinforzo ed esercitazione se da un lato va stimolata l’autoprogettualità dei ragazzi attraverso il piano di lavoro, d’altra parte le forme di controllo periodico sono necessarie. Questo può avvenire in forma di bilancio settimanale o quindicinale in cui si testa il procedere di ognuno e il rispetto dei compiti che i ragazzi si sono assegnati oppure con un colloquio periodico dell’insegnante, individuale o per gruppi.
E’ necessario un dialogo pedagogico con gli alunni per consigliare, aiutare a rivedere, a rielaborare.
NOTE
[1] M. Barré ‘L’aventure documentaire’, Casterman, Paris, 1982
Senofonte Nicolli ( a cura di) ‘Narrare la scuola–insegnanti riflessivi e documentazione didattica’, Asterios, Trieste, 2018
Lévy P., Authier M. ,’Gli alberi delle conoscenze. Educazione e gestione dinamica delle conoscenze’, Feltrinelli, Milano, 2000
[2] Agostina Borgo, ‘Come è nato uno schedario’, in Cooperazione educativa n. 12, 1959, La Nuova Italia, Firenze, pp. 18 sgg.
[3] Cooperazione educativa n. 3-1960, La Nuova Italia, Firenze, p. 27
[4] A. Borgo, art. cit.
[5] A. Borgo, art. cit.
[6] A. Pettini, ‘L’organizzazione delle attività’, Cooperazione Educativa, n. 11-1960, La Nuova Italia, Firenze, p. 5 sgg.