Preadolescenti e Web (e genitori irresponsabili)
di Gianfranco Scialpi
Preadolescenti e Web, un sondaggio certifica la grande irresponsabilità dei genitori che disattendono il GDPR e il decreto attuativo 101/2018. Di fronte a questi genitori si può fare poco o nulla.
Preadolescenti e Web, un sondaggio certifica un’iniziazione precoce
Preadolescenti e Web, spesso il rapporto con la Rete si riduce alla frequentazione di Social Network (Facebok ma soprattutto Instagram) o servizi di messaggistica istantanea (WhatsApp).
Un sondaggio condotto da Osservare Oltre, associazione nazionale dei presidi e tutorweb su 7896 preadolescenti illustrato all’interno di una trasmissione (tra il minuto 3:34 e il 6:16) presenta questi valori: “l’84% possiede un profilo social, nessuno al momento dell’iscrizione ha indicato la sua vera età, neppure quel 22 per cento che lo ha fatto con un genitore presente, e il 91% non parla con mamma e papà di quelle che vede o che dice su internet. Di nuovo il 91% si arrabbierebbe molto sei genitori gli vietassero l’uso dei social”
L’irresponsabilità dei genitori
I dati sono sconcertanti e rimandano a un’assenza educativa dei genitori. Ad essi fa capo la responsabilità genitoriale, che nel caso specifico – e non solo – resta formale. Assenza che coniugata con la superficialità produce gli effetti che tutti noi conosciamo: isolamento, intermediazione dell’emozione e dell’affettività, progressiva riduzione del linguaggio, narcisismo, propensione a superare la pesantezza del corpo, stress e altro ancora che definiscono il nativo digitale (M. Prensky).
A questo occorre aggiungere anche la complicità genitoriale a bypassare direttamente o indirettamente la normativa e in particolare il GDPR (Regolamento Europeo per la protezione dei dati personali e il decreto attuattivo 101/18.
Il primo stabilisce all’art. 8 “… per quanto riguarda l’offerta diretta di servizi della società dell’informazione ai minori, il trattamento di dati personali del minore è lecito ove il minore abbia almeno 16 anni. Ove il minore abbia un’età inferiore ai 16 anni, tale trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale. Gli Stati membri possono stabilire per legge un’età inferiore a tali fini purché non inferiore ai 13 anni. “
Il decreto attuativo (101/18) che ha armonizzato il D.Lvo 196/03 con il GDPR, ha stabilito che “il minore che ha compiuto i quattordici anni può esprimere il consenso al trattamento dei propri dati personali in relazione all’offerta diretta di servizi della società dell’informazione. Con riguardo a tali servizi, il trattamento dei dati personali del minore di eta’ inferiore a quattordici anni, fondato sull’articolo 6, paragrafo 1, lettera a), del Regolamento, e’ lecito a condizione che sia prestato da chi esercita la responsabilita’ genitoriale.” (art. 2- quinquies).
Questa la normativa. Purtroppo può fare poco di fronte all’immaturità educativa dei genitori. Stesso discorso la scuola. Concludendo, in molti casi assistiamo a una capitolazione educativa da parte di chi è chiamato in primis a educare i ragazzi (art. 30 Costituzione)