di Giancarlo Cavinato Nell’introdurre i ragazzi all’esplorazione ambientale, quindi alla conoscenza del sé in un contesto sociale, il metodo della ricerca si avvicina al tatȏnnement di Freinet, in cui la globalità del reale è intuita attraverso l’esperienza diretta di molteplici fenomeni sociali e naturali, attraverso l’osservazione e la manipolazione. Freinet introduce la ‘classe promenade’: attraverso il contatto con l’ambiente naturale ( il fiume, la cava, il bosco,..) ed artificiale ( la città, il quartiere, i trasporti, la fabbrica,..) i ragazzi osservano, documentano, colgono le trasformazioni ad opera dell’uomo. Le ricerche d’ambiente sono finalizzate alla comunicazione della realtà vissuta dai ragazzi: le ‘scoperte’ vengono descritte attraverso le lettere (tecnica di base della corrispondenza) . ‘I ragazzi di ambedue le classi trarranno spunto da questo scambio per scavare in profondità nel proprio ambiente e per entrare in contatto con un mondo diverso’ ( B. Ciari) Successivamente nel MCE la metodologia della ricerca in una società via via più complessa viene ampliata assumendo le proposte di Dewey (‘Logica, teoria dell’indagine’), di Bruner sul transfer di acquisizioni attraverso il modello ricorsivo di costruzione dei concetti a spirale aperta per successivi livelli di approfondimento e gli apporti delle scienze umane e sociali (cfr. il programma di studi sull’uomo di Bruner in cui si indicano le ‘forze di ominizzazione’ nelle diverse culture: gli strumenti materiali, le risorse ambientali, il linguaggio, l’immaginario). Molta attenzione viene posta sull’aspetto democratico della ricerca. De Bartolomeis in ‘La ricerca come antipedagogia’) ne rileva il carattere aperto, non riducibile a schemi e metodi preconfezionati. La ricerca coinvolge insegnante e allievi, a differenze del modello trasmissivo e unidirezionale di lezione. Perché fare ricerca:
- per la conoscenza della propria realtà
- la ricerca parte dal principio che il soggetto che conosce è inserito nella realtà che intende conoscere, sta con essa in rapporto dinamico, può diventare un soggetto attivo
- ogni esperienza ha una fase di contatto diretto con i fenomeni che è impregnato di emotività: c’è uno stretto rapporto fra emozione e conoscenza
- al rapporto emotivo poco a poco si sostituisce la riflessività: il pensiero consente la mediazione e la simbolizzazione e quindi la creazione di concetti, simboli, modelli interpretativi attraverso tre fasi: – riconosco anche agli altri i caratteri del mio o dei miei problemi ( generalizzo) – tendo ad elaborare modelli esplicativi delle cause dei miei problemi – tendo ad elaborare concetti atti comportamenti che mettono in discussione critica le cause individuando i problemi nel contesto della società, della storia
- la ricerca apre a un continuo confronto fra presente- passato-futuro con la costruzione di una visione unitaria della realtà
- i concetti, le variabili della dinamica sociale devono essere scoperti e costruiti dai ragazzi: non trasmessi. E’ fondamentale il lavorio che produce forme di categorizzazione degli aspetti della realtà.
- la conoscenza autentica produce interesse critico per le situazioni sociali ed economiche
- la ricerca non è pura descrizione della realtà ( non si limita a formare osservatori passivi ma individui critici)
- la ricerca è messa in crisi della ‘oggettività’ del dato.
- consente un passaggio dall’opinabilità del pensiero comune ( stereotipi,..) alla verificabilità delle affermazioni.
FASI DELLA RICERCA
EMERGENZA DEI PROBLEMI: si parte da domande e problemi che suscitano interesse DEFINIZIONE DI UN’IPOTESI DI RICERCA: tentativo di capire come risolvere il problema DEFINIZIONE DEL CAMPO: ambito spaziale e temporale della ricerca Il CAMPO non è un dato. La definizione di campo è un’operazione che si fa in modo funzionale al problema e all’ipotesi. Nella definizione di campo l’operazione fondamentale è la scelta di certi nessi relazionali da indagare tralasciandone altri concentrandosi su punti focali. Il campo può essere il Veneto, ma è definito correttamente quando si precisa che si intende occuparsi di un aspetto, non di tutto: ad esempio della sua economia per cui ci si andrà chiarendo che ci si occupa della distribuzione della forza lavoro nelle differenti attività produttive; o dell’emigrazione ( quando? oggi, un secolo fa?) Si ottengono risultati positivi quando a un certo punto ci si rende conto di dover cercare una spiegazione più generale prendendo in considerazione nessi più ampi. SCELTA DEL CAMPIONE quanti e quali individui o istituzioni controllare. Il dato è il punto di riferimento di un’indagine. Di per sé non dice nulla, acquista significato per confronto e sulla base di parametri scelti ( es. costo del trasporto in confronto con altre città o paesi). Si possono avere impossibilità a rilevare i dati da tutta l’estensione del campo di indagine. Ci si serve delle tecniche del campione per rilevare dati da una parte dell’universo di indagine’ che per induzione si possono considerare probabilmente validi per tutto il campo. ( rappresentatività del campione). Un campione è tanto più rappresentativo quanto più rappresenta le varietà interne all’universo ( es. per calcolare la quantità media di calorie consumate da abitanti di un paese di 1000 persone con un campione di 100 unità, devo riprodurre proporzionalmente il livello di vita- classi di reddito e di occupazione, età. In una ricerca si è comparato il consumo medio di carne o di pesce delle famiglie in un mese) LE FONTI più vicine- più lontane dall’esperienza dei ragazzi: la biblioteca di classe, gli audiovisivi, il digitale. GLI STRUMENTI I ragazzi dovranno poter controllare con sicurezza metodologie e strumenti e metterli alla prova in contesti più complessi ( indagine statistica, visualizzazione grafica, concetti di ordine, relazione, interazione, causalità,..) Strumenti fondamentali ( ipotesi, mezzi di indagine, rappresentazione grafica, costruzione modello di spiegazione) devono essere conquistati autonomamente: intervista, questionario, dati statistici, documenti,…. Il questionario é strumento complesso alla cui costruzione si giunge per momenti successivi ( colloquio informale, domande senza un ordine, classificazione domande nel testo scritto, formulazione sempre più chiara,..) Nella formulazione delle domande bisogna possedere un’idea chiara di ciò che si intende sapere e dell’uso che se ne vuol fare. Ci possono essere domande con risposte guidate ( sì-no) o a risposte più libere ( più vicine alla tecnica dell’intervista). Nel primo caso é facile quantificare risposte e stabilire relazioni fra i dati. Nel secondo caso l’ utilizzo é più complesso. Possono costituire strumento di controllo del significato delle prime ( es.: in un’inchiesta sul passaggio da campagna a città può essere utile confrontare i dati quantitativi sul numero di anni del passaggio di residenza con domande tipo ‘che abitudini avete cambiato?’) La precisa rilevazione dei dati è condizione indispensabile: rilevazione diretta ( es. registrazione di quante auto passano per una via in una certa ora; questionari; interviste;…) o indirettamente ( giornali, fonti statistiche,…) Con le fonti indirette si hanno risposte univoche quantificabili, , con le dirette si privilegia il contatto interpersonale. RACCOLTA DI INFORMAZIONI ED ELABORAZIONE DEI DATI IN TABELLE con scelta dei criteri di classificazione. E’ la fase centrale. MESSA IN RELAZIONE DEGLI ELEMENTI La relazione è un confronto fra due fenomeni: a una variazione del primo corrisponde una variazione del secondo TESI ( DEDUZIONE) risultante dalla relazione fra variabili se si individuano i rapporti causa-effetto. RAPPRESENTAZIONE DEI RISULTATI E COMUNICAZIONE La relazione, punto di arrivo – strumento di controllo degli apprendimenti- non deve avvenire solo alla fine ma già nel corso ricerca ci vogliono momenti di scambio delle informazioni e di discussione sull’andamento del lavoro. Bisogna abituare a inserire sempre annotazioni sulla metodologia di lavoro ( motivazione delle scelte, strumenti impiegati, distribuzione dei compiti all’interno del gruppo di lavoro, valutazione del funzionamento del gruppo,..) suggerire tecniche per vivacizzare la comunicazione: cartelloni, PP, disegni, rotazione degli espositori, animazione,… tecniche di drammatizzazione, role playing e simulazioni, burattini, cantastorie, montaggi multimediali, reportage fotografici, video, cartelloni, schede di ricerca, giornalino e corrispondenza, mostra. Al termine si verifica l’ EMERGENZA DEI CONCETTI. E DELLE STRUTTURE E FORMULAZIONE DI MODELLI ESPLICATIVI. fonti C. Freinet ‘La scuola del fare’, Junior, Bergamo, 2002 C. Freinet ‘Le mie tecniche’ La Nuova Italia, Firenze, 1990 G. Giardiello B. Chiesa ‘I campi di indagine scuola elementare’, ‘Gli strumenti per la ricerca’, I contenuti della ricerca’, La Linea, Padova, 1976 S. Mosca ‘Psicopedagogia per il curricolo’, La Linea, Padova, 1975 J. Bruner ‘Verso una teoria dell’istruzione’, Armando, Roma, 1976 F. De Bartolomeis, ‘La ricerca come antipedagogia’, Feltrinelli, Milano, 1970 Gilli ‘Come si fa ricerca’, Oscar Mondadori, Milano, 1971 M.Busoni P. Falteri ‘Antropologia e cultura’ Emme, Milano, 1980]]>