Il caso del bambino morto a Milano: centralità dell’infanzia, ma solo a parole
La centralità dell’infanzia: se ne parla spesso. Difficilmente però diventa una priorità, declinata in un’attenzione continua che porta a provvedimenti operativi. L’ultimo caso è rappresentato dalla tragedia dell’alunno precipitato. La centralità dell’infanzia, un tema per parolieri La centralità dell’infanzia, tema che riempie la bocca di politici e formatori.
Sul tema chi potrebbe non essere d’accordo?
Si parla di persone indifese e significativamente dipendenti dagli adulti. Rappresentano una dimensione spesso dimenticata o che si eclissa, quando si diventa adulti.
Questa realtà convive con le contraddizioni, le nevrosi, le paure trasmesse dalla famiglia o delle sue diverse declinazioni postmoderne. Chiedono attenzione e ascolto del loro mondo fatto di colori e stupore verso i piccoli eventi della quotidianità. Sono una domanda aperta alla vita con le sue contraddizioni (dolore e morte) che spesso sono censurate e rimosse.
Gli adulti che costituiscono la società civile dovrebbe prendersi cura dei suoi bambini, parlandone spesso, rimuovendo criticità e prospettando soluzioni.
Dopo le parole e le dichiarazioni il Nulla! E invece? L’infanzia è una realtà, una presenza che riesce solo a commuovere. L’interesse è circoscritto ai sentimenti e ai discorsi di facciata. Difficilmente il sentimento diventa razionalità pratica. Con i dovuti distinguo, siamo di fronte all’esempio dove esiste una frattura tra la teoria e la prassi. In altri termini, la parola non diventa carne.
L’ultimo esempio è la tragedia del bimbo precipitato dalle scale. Tanti i discorsi, la commozione per una vita stroncata. Alcune vanno oltre, il sentimentalismo, accennando alle possibili cause. E’ il caso del Ministro Fioramonti o dell’On. Sgambato (Pd).
Quest’ultima ha dichiarato: “Ci sarà un colpevole. C’è sempre un colpevole. La dirigente, la maestra, il vecchio bidello. Ma quando muore un bimbo nel posto che dovrebbe essere il più sicuro e il più accogliente, ecco, allora il colpevole, quello vero, è fuori dalla scuola. È di chi non ha considerato, in tanti anni, la scuola e la drammatica carenza negli organici, docenti e ATA, il problema principale del Paese.”
Bene l’analisi non seguita, però da nessuna decisione politica che migliori concretamente la situazione. Stesso atteggiamento i mass-media. Dopo la notizia della tragedia e della morte del bambino, si è tornati a parlare e a organizzare talk-show sulla politica, l’economia.
In altri termini il presente è tornato padrone del palcoscenico!
Parafrasando un lavoro di N. Postman siamo di fronte all’ultimo esempio della scomparsa dell’infanzia che rimanda all’eclissi del futuro. Non potrebbe essere diversamente per un Paese sempre più per vecchi che non ha nessuna voglia di guardare dalla finestra, accontentandosi di quello che offre la propria abitazione (presente).